Addio Louise Glück, la poetessa statunitense che nel 2020 aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura è deceduta il 13 ottobre all'età di 80 anni. In suo ricordo abbiamo scelto di condividere alcuni versi meravigliosi e autentici
Indice
Si è spenta all’età di 80 anni nella sua casa a Cambridge, in Massachusetts, il 13 ottobre la poetessa statunitense Loiuse Glück che nel 2020 è stata insignita del premio Nobel per la letteratura. Nata a New York nel 1943 da una famiglia ebrea immigrata in America, con i suoi versi ha dato voce a una crescita personale pura, intensa, con tutte le sue sfaccettature.
Autrice di 12 libri di poesie, tra le sue opere più famose pubblicate anche in Italia L’iris selvatico, con il quale ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia nel 1993, come Averno. Docente presso la prestigiosa Yale University, Loiuse Glück era considerata una delle penne più autentiche e ricche dei giorni d’oggi.
Per ricordarla, abbiamo deciso di condividere 3 sue poesie.
Nostos
C’era un melo nel cortile –
saranno forse
quarant’anni fa – dietro,
solo prati. Ciuffi
di croco nell’erba umida.
Stavo a quella finestra:
fine aprile. Fiori di primavera
nel cortile del vicino.
Quante volte, davvero, l’albero
è fiorito nel giorno del mio compleanno,
il giorno esatto, non
prima, non dopo? L’immutabile al posto
di ciò che si muove, di ciò che evolve.
L’immagine al posto
della terra inarrestabile. Che cosa
so di questo luogo,
il ruolo dell’albero per decenni
preso da un bonsai, voci
che vengono dai campi da tennis –
Terreni. L’odore dell’erba alta, tagliata di fresco.
Quello che uno si aspetta da un poeta lirico.
Guardiamo il mondo una volta, da piccoli.
Il resto è memoria.
Raccolto
E poi viene il gelo; del raccolto è inutile parlare.
Comincia la neve; finisce la finzione della vita.
La terra adesso è bianca; i campi splendono al sorgere della luna.
Io siedo alla finestra accanto al letto, guardo la neve cadere.
La terra è come uno specchio:
calma su calma, distacco su distacco.
Ciò che vive, vive sottoterra.
Ciò che muore, muore senza lotta.
Mattutino
Padre irraggiungibile, quando all’inizio fummo
esiliati dal cielo, creasti
una replica, un luogo in un certo senso
diverso dal cielo, essendo
pensato per dare una lezione: altrimenti
uguale… la bellezza da entrambe le parti, bellezza
senza alternativa… Solo che
non sapevamo quale fosse la lezione. Lasciati soli,
ci esaurimmo a vicenda. Seguirono
anni di oscurità; facemmo a turno
a lavorare il giardino, le prime lacrime
ci riempivano gli occhi quando la terra
si appannò di petali, qui
rosso scuro, là color carne…
Non pensavamo mai a te
che stavamo imparando a venerare.
Sapevamo solo che non era natura umana amare
solo ciò che restituisce amore.
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