31 marzo 1980: muore Jesse Owens, l’atleta nero che sfidò l’ideologia nazista con i suoi 4 ori alle Olimpiadi del 1936

Il 31 marzo del 1980 moriva Jesse Owens, l'atleta nero che riuscì a scalfire l'ideologia nazista basata sulla superiorità della razza ariana

Esattamente 42 anni fa moriva Jesse Owens, uno delle più grandi icone dello sport. La leggenda vuole che Hitler si rifiutò addirittura di stringergli la mano, ma l’astio da parte del Führer fu smentito dallo stesso Owen nella sua biografia.

Un dato, però, è certo: il velocista afroamericano è entrato nella storia per aver vinto ben 4 medaglie d’oro ai Giochi olimpici di Berlino 1936, riuscendo a scalfire la propaganda nazista basata anche sulla superiorità atletica della razza ariana. Jesse Owen, infatti, riuscì a battere per lo più atleti tedeschi, smontando l’ideologia razzista.

jesse owens

@Foto Reuters

Originario dell’Alabama e settimo di dieci figli, a nove anni si trasferì con la famiglia a Cleveland, nell’Ohio. Jesse Owens conobbe da vicino la povertà e dopo aver svolto diversi umili lavori, nel 1933 si distinse ai campionati nazionali studenteschi. Grazie al suo talento e alla sua determinazione, venne  ammesso all’Università dell’Ohio e da qual momento si dedicò totalmente al mondo dell’atletica. Nel 1935 Jesse Owens iniziò a collezionare i primi record di salti in lungo, ma furono i Giochi olimpici dell’anno successivo che lo consacrarono al successo mondiale.

Proprio alla manifestazione sportiva è legata una vicenda controversa che coinvolse l’atleta e Adolf Hitler. Si racconta che, al momento della vittoria di Owens contro l’atleta tedesco Luz Long, il Führer si alzo e andò via per evitare di stringere la mano al vincitore afroamericano. Tuttavia, qualche anno dopo lo stesso Jesse Owens smentì questa storia raccontando la verità nella sua autobiografia dal titolo “The Jesse Owens Story”:

“Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d’onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un’ostilità che non ci fu affatto”.

Jesse Owens, ribattezzato da molti giornalisti con il soprannome di “lampo d’ebano”, morì in Arizona il 31 marzo del 1980, a causa di un tumore ai polmoni. All’atleta leggendario è stata dedicata anche una strada che passa davanti allo Stadio Olimpico di Berlino.

Noi vogliamo ricordarlo con una delle sua frasi che è d’ispirazione per tutti: Il miracolo non è essere giunti al traguardo ma avere avuto il coraggio di partire!

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Fonte: New York Times/CNN

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