Dodici mesi dopo l'omicidio della figlia, e dopo altri 97 femminicidi consumati in Italia nel 2024, Gino Cecchettin condivide il dolore che non si placa ma anche l’impegno che ha preso con la sua famiglia per educare al rispetto
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L’11 novembre 2023 è una data che Gino, papà di Giulia Cecchettin, non dimenticherà mai. Un anno fa, la violenza che ha colpito la sua famiglia ha reciso una giovane vita.
Dodici mesi fa, Giulia, studentessa 22enne di ingegneria biomedica, è stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Un anno dopo, il dolore di Gino e della sua famiglia non è scomparso, ma ha spinto il papà Gino a trasformare il tragico destino di Giulia in un messaggio di speranza e cambiamento. In un post sui social, ha scritto: “Un anno senza te, un anno senza i tuoi sorrisi, un anno senza il tuo ‘Papino’”.
Le parole di un padre che non si rassegna alla perdita e che, nonostante il vuoto incolmabile lasciato da Giulia, ha scelto di andare avanti. La Fondazione Giulia Cecchettin, creata in suo nome, è il primo passo per fare qualcosa di concreto in memoria di sua figlia.
Il ricordo di Gino ed Elena Cecchettin: un messaggio che non muore
A un anno dalla morte di Giulia, la sorella Elena ha condiviso una foto di lei e Giulia da bambine, accompagnata da un messaggio molto personale: “Tranqui, sono sempre qui per te”, con l’emoticon di un cuore. Questo messaggio, ripreso anche in una delle storie di WhatsApp tra le due, è diventato un simbolo del legame indissolubile che nemmeno la morte può spezzare.
Giulia non è stata dimenticata, anzi, il suo nome è diventato simbolo di una battaglia contro la violenza di genere. A lei sono stati dedicati un cortometraggio, centinaia di lauree e più di trenta panchine rosse, distribuite da Nord a Sud.
Nel paese veneto dove Giulia viveva con la sua famiglia, Vigonovo, l’affetto della comunità non è mai venuto meno: fiori, peluche, lettere di vicinanza hanno invaso la sua casa, con oltre 3.000 messaggi recapitati alla villetta di via Leonardo da Vinci, dove vivono papà Gino e i fratelli Elena e Davide.
Anche le università si sono mobilitate: l’Università di Padova ha organizzato un incontro per ricordare Giulia, in attesa della sentenza prevista per il 3 dicembre, mentre l’Unione degli Universitari della Sapienza di Roma ha promosso un “minuto di rumore” per denunciare una cultura che ha troppo a lungo giustificato il controllo e la sottomissione delle donne.
La Fondazione Giulia Cecchettin
Gino Cecchettin ha annunciato che il 18 novembre presenterà ufficialmente la Fondazione Giulia Cecchettin a Montecitorio, dove saranno svelati i primi progetti. L’obiettivo è promuovere l’educazione all’affettività nelle scuole, un passo fondamentale per insegnare ai giovani il valore del rispetto e della parità nelle relazioni. “Amare è molto meglio che odiare” è il messaggio che Gino vuole portare nelle aule, per aiutare le nuove generazioni a costruire relazioni basate sull’uguaglianza.
Il primo progetto che la fondazione sta sviluppando è proprio questo: un programma didattico che insegni la bellezza dell’amore sano e che sensibilizzi i ragazzi sul fatto che il rifiuto e il “no” vanno rispettati. I membri del comitato tecnico della fondazione, tra cui professori universitari, psicologi e pedagogisti, stanno elaborando un piano che potrebbe includere anche un’ora settimanale di educazione all’affettività nelle scuole italiane. Un’idea che Gino considera fondamentale per fermare il ciclo di violenza che spesso si nasconde dietro relazioni malate e dinamiche di possesso.
La violenza continua: 97 donne uccise dopo Giulia
Nonostante gli sforzi di Gino e di tante altre persone impegnate nella lotta contro la violenza, il fenomeno del femminicidio non si ferma. Dopo l’omicidio di Giulia, altre 97 donne sono state uccise in Italia in meno di 12 mesi. Il fenomeno continua a crescere, e la violenza domestica resta uno dei principali fattori di rischio. Le chiamate al numero 1522, il numero nazionale anti-violenza, sono aumentate del 70% nel primo semestre del 2024, ma il numero di femminicidi rimane inaccettabilmente alto.
Il dolore di Gino Cecchettin è ancora vivo, ma la sua battaglia non è solo per Giulia. È per tutte quelle donne che continuano a subire violenze, e per tutte le vittime di femminicidio che la società non deve dimenticare. La fondazione che porta il nome di sua figlia è il suo modo di rispondere alla tragedia, per far sì che la cultura del rispetto e dell’amore sano prevalga su quella della violenza.
Educare al rispetto: il sogno di un padre
Nel dolore della perdita, Gino Cecchettin continua a insegnare ciò che Giulia amava: vivere con il cuore, essere gentili, aiutare gli altri. Ed è proprio su questa linea che la fondazione vuole continuare, con l’obiettivo di fare educazione e sensibilizzazione sul tema della violenza di genere. Ma l’impegno di Gino non si limita alla sua fondazione: è pronto a collaborare con altre realtà e associazioni, perché “l’unione fa la forza”, e solo unendo le forze si potrà fermare la violenza contro le donne.
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