Il 6 gennaio è prevista una tempesta geomagnetica che potrebbe generare aurore boreali anche alle basse latitudini
L’anno inizia coi fuochi artificiali, e non stiamo parlando di quelli che hanno sterminato interi stormi di uccelli, in varie città italiane. Il 2 gennaio 2021, due filamenti scuri sono apparsi nell’emisfero meridionale del sole. Si tratta di due espulsioni di massa coronale (CME), che iul 6 gennaio potrebbero provocare una serie di tempeste geomagnetiche sulla Terra.
A registrarle è stato il Solar Dynamics Observatory della NASA, che ha condiviso anche il video in cui sono ben visibili. Secondo i meteorologi del NOAA è possibile che il 6 gennaio questa doppia esplosione sulla superficie del sole possa colpire il campo magnetico terrestre. Non spaventiamoci: l’impatto potrebbe innescare le prime significative aurore artiche del nuovo anno.
Cos’è un’espulsione di massa coronale (CME) e perché non deve spaventarci
Si tratta di grandi espulsioni di plasma e campo magnetico dalla corona solare. Tali eventi possono emettere miliardi di tonnellate di materiale coronale e trasportare un campo magnetico incorporato (congelato nel flusso) più forte della forza del campo magnetico interplanetario (FMI). Le CME viaggiano verso l’esterno dal Sole a velocità che vanno da meno di 250 chilometri al secondo (km/s) fino a quasi 3000 km/s. Le CME dirette verso la Terra e più veloci possono raggiungere il nostro pianeta in appena 15-18 ore mentre quelle più lente, come le due osservate in questi giorni dalla Nasa, possono richiedere diversi giorni per arrivare.
Le CME più esplosive generalmente iniziano quando le strutture del campo magnetico contenute nella corona inferiore del Sole diventano troppo sollecitate e si riallineano in una configurazione meno tesa, un processo chiamato riconnessione magnetica. Ciò può provocare il rilascio improvviso di energia elettromagnetica sotto forma di un brillamento solar che tipicamente accompagna l’accelerazione esplosiva del plasma lontano dal Sole – il CME.
Si tratta di eventi comuni e frequenti, soprattutto quando il sole raggiunga la massima attività durante il suo ciclo, che dura circa 11 anni. Nella peggiore delle ipotesi, le tempeste geomagnetiche possono interferire coi satelliti creando problemi alle telecomunicazioni. Di contro, esse sono all’origine delle aurore boreali.
Il 6 gennaio, quindi, chi si trova nelle regioni più a Nord del pianeta (non solo nell’Artico) potrebbe vedere il cielo tingersi di verde, azzurro e viola. Incrociamo le dita!
Fonti di riferimento: SWPC/NOAA, NOAA
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