Addio plastica nei supermercati: a partire dal 1° gennaio 2018, tutte le buste, anche i sacchi leggeri e ultraleggeri utilizzati per esempio in gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria, dovranno essere biodegradabili e compostabili con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40%. Ma dovranno essere distribuiti esclusivamente a pagamento (con voce distinta sullo scontrino fiscale), quindi con costi totalmente a carico dei consumatori
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Addio plastica nei supermercati: a partire dal 1° gennaio 2018, tutte le buste, anche i sacchi leggeri e ultraleggeri utilizzati nei reparti ortofrutta, gastronomia, macelleria, pescheria e panetteria, dovranno essere biodegradabili e compostabili con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile del 40%. Ma dovranno essere distribuiti esclusivamente a pagamento (con voce distinta sullo scontrino fiscale), quindi con costi totalmente a carico dei consumatori.
La legge è stata approvata definitivamente alla Camera lo scorso 3 agosto come conversione del decreto legge Mezzogiorno ed è l’attuazione della normativa europea (UE) 2015/720 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2015.
Stop dunque a tutta la plastica: i rivenditori dovranno adeguarsi entro il 31 dicembre di quest’anno perché dal 1° gennaio scatteranno anche pesanti sanzioni per chi cercherà di eludere la legge, che potrebbero arrivare fino a 100 mila euro.
Perché è a pagamento?
Plauso da Assobioplastiche, come ci conferma il Presidente Marco Versari. “Finalmente si conclude il percorso lungo di recepimento della Direttiva europea, che è stata dibattuta in Italia per un anno e mezzo. Siamo contenti”.
Peccato che la legge preveda la vendita obbligatoriamente a pagamento. E i consumatori? Come vedranno la normativa il cui fine è il rispetto per l’ambiente? “La direttiva del 2015 prevede la drastica diminuzione dell’usa e getta – continua Versari – Ci si è posto il problema dell’uso e dell’abuso di questi manufatti e quindi si intervenuto dando loro un prezzo, proprio perché inizia ad esserci comprensione del loro valore. Lo trovo un ragionamento ineccepibile“.
Un valore a carico dei consumatori
Di parere diverso, però, la grande distribuzione. “Noi siamo fortemente contrari a far pagare questi sacchetti che per noi hanno fini igienici – tuona Renata Pascarelli Direttore Qualità COOP Italia – sia per un aspetto etico nei confronti dei consumatori sia perché per noi è molto complicato far pagare loro i sacchetti. Non abbiamo ancora trovato una soluzione. La nostra contrarietà è molto forte“.
“Abbiamo provato a fare delle controproposte alla legge – precisa la Pascarelli – ma essendo ormai approvata la legge, su questo punto temiamo non ci siano margini di intervento“. La normativa rischia così, seriamente, di essere malvista dai consumatori, ai quali il messaggio ambientale dovrebbe arrivare in modo chiaro e “gradito”.
Una norma nel rispetto dell’ambiente
Meno accesi i toni di Conad, che sottolinea gli aspetti ambientali del provvedimento. “La nostra posizione è quella del rispetto delle norme – ci dice Alberto Moretti, direttore marketing canali distributivi CONAD – La norma rientra in un percorso volto a sostenere l’ambiente. La grande distribuzione dovrà avere però la capacità di farsi trovare pronta all’appuntamento del 1° gennaio. Non dimentichiamo che parliamo di un prodotto (le buste, N.d.R.) che richiede materia prima e processi industriali diversi da quelli richiesti per i prodotti attuali, per cui in pochi mesi non è scontato che tutti si facciano trovare pronti”.
“Il nostro auspicio è che sia una norma per tutti, che tutti siano tenuti a rispettare. É una norma in direzione dell’ambiente, perché queste buste devono essere biodegradabili, e portare ad un atteggiamento molto più green”.
Nessun incentivo e nessuna alternativa
Purtroppo però, come spesso accade, la legge manca la “promozione dell’accettabilità“. Sia verso chi ne subisce gli effetti (in questo caso i consumatori), ma anche verso chi la deve rendere operativa (qui, i distributori). “Peccato che in queste norme il legislatore spesso dimentica di pensare a processi di incentivazione – sottolinea Moretti – verso coloro che devono attuarle. Un’incentivazione avrebbe facilitato e accelerato un passaggio abbastanza rigido”.
Quindi i rivenditori dovranno adeguarsi subito senza incentivi e i consumatori dovranno “pagare per l’ambiente”. E non avranno alcuna alternativa, perché non potranno portare a casa le buste e riusarle, come conferma la grande distribuzione.
“Le buste potrebbero essere contaminate involontariamente i prodotti, ed è una responsabilità che ora non possiamo permetterci” precisa la Pascarelli, a cui fa eco Moretti: “Le buste saranno obbligatoriamente monouso perché sono dedicate al trasporto di prodotti alimentari, che non possono correre il rischio di contaminazioni“.
Per l’ambiente ma a pagamento
Legge pro-ambiente ma che potrebbe essere malvista dai consumatori. Alle casse si aveva l’alternativa di usare propri sacchetti o di riusare buste usate in precedenza, cosa che comunque ha incentivato il riuso e quindi la riduzione dei consumi di plastica.
Alcune catene di supermercati, in realtà, già usavano i sacchetti biodegradabili anche ultraleggeri. “Abbiamo sempre dato gratis i sacchetti dell’ortofrutta, anche perché sono importanti per il loro riutilizzo nella raccolta differenziata – ci scrive Roberto Zanoni, direttore generale di EcorNaturaSi – NaturaSì è da sempre virtuosa e impegnata su questo fronte (fin dal 2006 sacchetti in bio cartene – dall’amido delle patate – e poi in mater bi biodegrabili e compostabili, all’insegna della sostenibilità). Abbiamo a cuore l’ambiente. Non abbiamo mai chiesto un contributo ai consumatori per questi sacchetti usati nell’area ortofrutta”.
Per altre informazioni sui sacchetti biodegradabili leggi anche:
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- SACCHETTI BIODEGRADABILI: APPROVATE NUOVE NORME E SANZIONI
Ma ora no, si dovrà pagare e basta. É vero, sono prodotti che hanno un valore, come ha sottolineato Assobioplastiche, valore che cresce molto se si pensa il potenziale effetto benefico verso l’ambiente. Ma che rischia di svanire se il costo di tutto questo è a carico di chi fa parte dell’ambiente e dovrebbe crescere nel suo rispetto.
Roberta De Carolis