Greenpeace sfida Facebook: basta con i server che uccidono il clima

Greenpeace ha deciso di affrontare un colosso della rete come Facebook per chiedere di predisporre e rendere pubblico un piano per abbandonare l’utilizzo di energia elettrica prodotta dal carbone.

Sfida a suon di click, tag, share e post! Greenpeace ha deciso di affrontare un colosso della rete come Facebook, e lo ha fatto partendo da una video intervista che si sta diffondendo proprio sul social network incriminato. Si chiama “Facebook: Unfriend coal” e chiede al leader delle “friendship online” di predisporre e rendere pubblico un piano per abbandonare l’utilizzo di energia elettrica prodotta dal carbone.

Data di scadenza per la consegna del piano programmatico? Il 22 aprile, giorno in cui si celebra la Giornata per la Terra.

Già sostenuta da oltre 600 mila utenti, l’iniziativa degli ambientalisti vede due protagonisti a confronto: Kumi Naidoo, Direttore esecutivo di Greenpeace International e Randi Zuckerberg, Direttore Marketing di Facebook. I due si sono incontrati in occasione del World Economic Forum di Davos e hanno affrontato diverse questioni.

Le principali, riassumibili in quattro richieste, sono:

 

  • aumentare l’utilizzo di energia rinnovabile per il funzionamento dei server;
  • sviluppare un piano per ridurre l’impronta climatica e diventare “carbon free” entro il 2021;
  • informare gli utenti di Facebook sul modo in cui vengono alimentati i propri server;
  • promuovere l’utilizzo di energia rinnovabile a livello locale, nazionale e internazionale.

Il problema principale individuato da Greenpeace riguarda l’uso di tecnologie troppo vecchie e dannose per l’ambiente. Nel 2010, infatti, Facebook ha scelto di realizzare i suoi due nuovi data center in Oregon e North Carolina, stipulando contratti di fornitura di energia elettrica con aziende che generano la maggior parte della loro elettricità dal carbone. Greenpeace chiede di rivedere questa scelta a favore di energia pulita da fonti rinnovabili.

«Negli ultimi anni Facebook è diventato un nome familiare per decine di milioni di persone ma, purtroppo, utilizza energia prodotta da 19 centrali a carbone, tecnologia del diciannovesimo secolo, per alimentare strumenti e fornire servizi del ventunesimo secolo – ha commentato Casey Harrell, attivista di Greenpeace – i numerosi fan del social network, sparsi in tutto il mondo, chiedono alla società che amano di guidare la rivoluzione energetica verde. Mark Zuckerberg sarà all’altezza della sfida?».

Con la crescita del settore informatico, crescono anche i consumi e quindi le emissioni. A detta dell’associazione, il rapido aumento delle aziende IT sta portando ad una crescita consistente della domanda di energia elettrica. Ora, per esempio, la quantità di elettricità consumata da Internet, posizionerebbe la rete al quinto posto tra i Paesi con il più alto consumo.

Sulla scia di esempi virtuosi come quello di Pepsico, e Procter and Gamble, continua la battaglia di Greenpeace in nome della sostenibilità. «Facebook – continua Harrell – ha cambiato il nostro modo di intendere e vivere la rete. L’azienda ha oggi l’opportunità di dare il buon esempio e, solo estendendo il suo approccio innovativo alle questioni climatiche e ambientali, potrà dimostrare che le imprese prosperano anche quando scelgono la “via verde”».

Serena Bianchi

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