Fotovoltaico: la UE vieta il cadmio nei pannelli solari, ma solo fra tre anni

Nuove regole per la produzione e l'importazione di gadgets elettronici e apparecchiature elettriche all'interno dell'Unione Europea. Il 24 novembre i deputati del Parlamento di Bruxelles hanno approvato all'unanimità (640 voti favorevoli, 3 contrari) l'aggiornamento della direttiva RoHS (Restriction of Hazardous Substances Directive), una normativa comunitaria adottata nel 2003 per favorire la messa al bando di sostanze pericolose per la salute umana. Tra queste il cadmio, uno dei cosiddetti “metalli pesanti”, utilizzato, oltre che nelle batterie, anche nella produzione di alcuni pannelli solari, in particolare quelli a film sottile.

Nuove regole per la produzione e l’importazione di gadget elettronici e apparecchiature elettriche all’interno dell’Unione Europea. Il 24 novembre i deputati del Parlamento di Bruxelles hanno approvato all’unanimità (640 voti favorevoli, 3 contrari) l’aggiornamento della direttiva RoHS (Restriction of Hazardous Substances Directive), una normativa comunitaria adottata nel 2003 per favorire la messa al bando di sostanze pericolose per la salute umana. Tra queste il cadmio, uno dei cosiddetti “metalli pesanti”, utilizzato, oltre che nelle batterie, anche nella produzione di alcuni pannelli solari, in particolare quelli a film sottile.

In realtà l’aggiornamento, proposto dal deputato inglese Jill Evans, proroga di tre anni l’entrata in vigore del bando, in attesa – così si legge nel comunicato stampa delle sessioni plenarie UE – di “alternative efficaci”. La notizia, com’era prevedibile, è stata accolta con favore (per non dire sollievo) da tutte quelle società che basano la propria produzione di pannelli fotovoltaici sul tellururo di cadmio, un composto cristallino stabile formato da cadmio e tellurio, impiegato come semiconduttore all’interno delle celle fotovoltaiche. A esultare c’è ad esempio la First Solar, leader nel settore con un fatturato di circa 2 miliardi di dollari all’anno, anche perché nel suo caso i moduli vengono sempre rimossi a titolo gratuito dalle aziende partner (v. l’associazione no-profit PV Cycle).

Ma c’è stato anche chi, come la tedesca SolarWorld – che non utilizza il tellururo di cadmio – ha criticato la decisione del Parlamento, formulando, per mezzo del portavoce, un commento piuttosto aspro: ora i clienti dovranno decidere se vogliono il cadmio sul proprio tetto o moduli fotovoltaici fabbricati in modo sostenibile. È ovvio che intorno all’aggiornamento e più in generale alla direttiva RoHS non ruotano soltanto interessi romantici di tutela ambientale, ma anche, e soprattutto, un mercato in continua crescita. L’ultima parola, come al solito, spetta però al consumatore.

Roberto Zambon

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