Anche i rapaci della Florida ingeriscono microplastiche:i loro stomaci sono invasi da questi materiali, che possono indurre fame, avvelenamento e morte
Anche i rapaci della Florida ingeriscono microplastiche: il loro stomaco è invaso da questi materiali, che possono indurre fame, avvelenamento e morte. Lo dimostra un triste studio della University of Central Florida.
Le microplastiche sono piccoli pezzi di plastica, generalmente più piccoli di un millimetro fino a livello micrometrico, in altre parole meno delle dimensioni di una punta di matita fino a livelli completamente fuori dalla portata della nostra vista.
Questi materiali provengono da pezzi di plastica più grandi, come vestiti sintetici, o ridotti artificialmente a dimensioni ridotte per l’uso in prodotti per la salute e la bellezza o per scopi industriali.
Non è di certo la prima indagine che dimostra come le microplastiche, proprio perché piccolissime, passino di fatto nella catena alimentare perché ingerite involontariamente da diverse specie animali che poi arrivano anche sulle nostre tavole. Sono state trovate infatti nei mari, laghi e fiumi di tutto il mondo, dall’Artico fino alla Cina e ancora nel Regno Unito fino alla costa spagnola.
La contaminazione è probabilmente iniziata non molto tempo dopo che il primo pezzo di plastica era stato rilasciato nell’ambiente e l’ingestione di pezzi di plastica più grandi da parte degli animali è stata notata per la prima volta già negli anni ’60 mentre una maggiore attenzione per l’accumulo di microplastiche è iniziata intorno al 2010, spiegano gli esperti.
Studi precedenti hanno documentato una quantità crescente di microplastiche nell’intestino di pesci, uccelli marini e invertebrati, e sono noti anche casi di balene che muoiono per aver mangiato dozzine di chili di plastica, compresi i sacchetti.
Ma l’averle ritrovate persino nei rapaci, meno studiati anche a causa del loro status animali protetti, è un dato particolarmente allarmante.
“I rapaci sono tra i principali predatori nell’ecosistema – spiega infatti Julia Carlin, prima autrice del lavoro – e, se ne viene modificata la popolazione o lo stato di salute, si può alterare completamente popolazione e stato di salute di tutti gli animali, gli organismi e gli habitat che si trovano al di sotto nella catena alimentare”.
Dopo aver ottenuto permessi dell’Audubon Center for Birds of Prey a Maitland (proprio perché queste specie sono protette), i ricercatori hanno esaminato il contenuto dello stomaco di 63 uccelli tra cui tra cui falchi, falchi pescatori e gufi, presi da tutta la Florida centrale già morti o morti entro 24 ore dopo il loro arrivo nel centro.
Con risultati veramente tristi: utilizzando microscopi e spettroscopia, i ricercatori hanno trovato microplastiche nei sistemi digestivi di tutti gli uccelli esaminati, con quasi 1.200 pezzi di plastica estratti, tra cui le microfibre hanno rappresentato di gran lunga la componente principale (86% del totale).
Queste infatti, che possono provenire da corde o indumenti sintetici e possono finire negli ecosistemi attraverso le acque reflue delle lavatrici, possono essere confuse dagli uccelli che le ritengono prede appropriate o materiali di nidificazione, sostengono i ricercatori.
Cosa possiamo fare per fermare questo disastro ecologico?
Alcune soluzioni al problema potrebbero essere la rimozione della plastica dalle discariche aperte, l’eliminazione accurata dei rifiuti di plastica, l’acquisto di tessuti naturali e l’adeguamento degli impianti di trattamento delle acque e degli scarichi delle acque piovane per catturare le microplastiche.
“Abbiamo tutti beneficiato della convenienza della plastica, ma questa non scompare una volta prodotta” avverte Linda Walters, che ha guidato il lavoro.
Di quante altre prove abbiamo bisogno per fermarci?
La ricerca, finanziata dalla National Science Foundation, dall’Office of Undergraduate Research e dal Dipartimento di Biologia dell’Università della Florida centrale con il supporto dell’Audubon Center for Birds of Prey, è stata pubblicata su Environmental Pollution.
Fonti di riferimento: University of Central Florida / Environmental Pollution
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