Il 43,3% dei preadolescenti italiani ha assistito a un maltrattamento di animale, il 14,4% l'ha commesso. È questo l'allarmante dato che emerge da un'indagine svolta nelle scuole medie
Il 43,3% dei preadolescenti italiani ha assistito a un maltrattamento di animale, il 14,4% l’ha commesso. È questo l’allarmante dato che emerge da un’indagine svolta nelle scuole medie su 1500 studenti (750 femmine e 750 maschi), tra gli 11 e i 14 anni, di Calabria, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Umbria, che hanno partecipato a un questionario della LAV.
Chi hanno visto maltrattare gli animali i nostri ragazzi? Cosa hanno provato? E che ne pensano? Il 43,3% del campione ha detto di aver assistito personalmente a un maltrattamento di animale (il 43,6% dei maschi e il 42,9% delle femmine). Non ha mai assistito a un maltrattamento, invece, la maggioranza del campione: il 56,7% (il 56,4%, dei maschi e il 57,1% delle femmine).
Per quanto riguarda le forme di maltrattamento “assistito”, l’8,2% di coloro che hanno visto maltrattamenti ha assistito ad “atti non cruenti” (sberle e percosse “educative” agli animali, strattonare cani, distruzione di nidi senza uccelli ecc.); il 4% ha assistito ad “atti potenzialmente cruenti” (lanciare pietre contro animali a sangue caldo senza ucciderli, abbandonare animali o detenerli in condizioni di cattività estrema, cani a catena corta o animali ammassati in gabbie ecc.).
Il 3,1 ha assistito ad “atti cruenti” (uccisione di rane, rospi, lucertole ecc., sevizie ai pesciolini rossi; il taglio della coda alle lucertola ecc.); infine, il 9,7% ha visto “atti particolarmente cruenti” (uccisione o la tortura di un vertebrato a sangue caldo; l’uccisione a scopo alimentare, atti di maltrattamento violento).
“Chi hai visto maltrattare un animale?”. A questa domanda, la maggioranza ha risposto “estranei adulti”, 41%. Il 12,2% ha risposto: “familiari adulti”; la stessa percentuale ha risposto: “conoscenti”. Il 3,7%, invece, ha risposto “familiari bambini o adolescenti”; il 3,1% ha detto “compagni di scuola”, mentre il 2,6% “amici”. Infine, il 25,2% ha segnato più categorie di persone.
Alla domanda “Che tipo di animale hai visto maltrattare?” il 43,5% ha risposto “animali domestici”; il 19,3% “animali randagi”; il 14% “animali selvatici”; l’8% “animali da fattoria”; il 15,2% ha segnato più categorie di animali.
“L’esposizione continua a forme di violenza, anche se solo come spettatori, può portare alla desensibilizzazione nei riguardi della sofferenza altrui e all’assuefazione alla violenza stessa – spiega Ciro Troiano, criminologo, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV e autore della ricerca -. La cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali ha come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, l’aggressività sistematica, il disprezzo per le ragioni altrui: una vera coltura per i bacilli dell’intolleranza e dell’illegalità”.
Molto preoccupante quel 12,2% che ha assistito ad atti di maltrattamento commessi da familiari adulti, continua Troiano:
“La famiglia è un gruppo sociale primario, importate per lo sviluppo equilibrato della personalità e la positiva integrazione sociale futura. Essa, però, può favorire anche l’apprendimento da parte dei più piccoli di valori e modelli antisociali e trasmettere contenuti disonesti, ideologie violente, indifferenza per i valori umani e sociali che rientrano tra i futuri fattori criminogeni, in quanto metodi di educazione sbagliati possono costituire un rischio di delinquenza. Quali valori può apprendere un bambino costretto a partecipare emotivamente, se non materialmente, alla tortura di un animale?”
Il 14,4% del campione ha dichiarato di aver maltrattato un animale almeno una volta. Si tratta del 19,1% dei maschi e del 9,7% delle femmine. Il 47,2% di coloro che hanno detto di aver maltrattato animali – di seguito indicati con la sigla (CHM) – ha dichiarato di averlo fatto una sola volta: il 7,7% dei maschi e il 5,9% delle femmine. L’1,2% del campione ha risposto: “Sì, diverse volte”. Percentuale poco diversa per coloro che hanno risposto “Sì, lo faccio spesso”.
Di contro, l’85,6% dei partecipanti (80,9% dei maschi e il 90,3% delle femmine), ha detto di non aver mai maltrattato un animale intenzionalmente. Per quanto riguarda le forme di maltrattamento compiute il 15,7% di coloro che hanno ammesso di aver maltrattato animali ha commesso “atti non cruenti”; l’1,4%, invece “atti potenzialmente cruenti”; il 12% “atti cruenti”; infine, il 4,6% “atti particolarmente cruenti”.
“Il tema della violenza nei riguardi degli animali è strettamente collegato al tema della violenza nei riguardi degli esseri umani e dei comportamenti antisociali in genere – conclude Troiano -. Da decenni in criminologia e in psicologica la ricerca presta attenzione agli effetti e alle conseguenze del coinvolgimento, in modo diretto o indiretto, dei bambini o degli adolescenti a forme di violenza. Le conseguenze più significative possono essere lo sviluppo di comportamenti aggressivi e antisociali e, in ogni caso, la difficoltà nei rapporti con i coetanei e nei rapporti sociali in genere. È ancora diffusa la convinzione che i bambini autori di abusi nei riguardi di animali non fanno altro che compiere un percorso quasi obbligato nel cammino della loro crescita. Nulla di più sbagliato. La ricerca ha spiegato che quei bambini che maltrattano animali lo fanno in risposta a un disagio e sono molto probabilmente loro stessi vittime di altre violenze, il più delle volte commesse proprio dalle figure più significative per loro”.
Resta, però, un fatto positivo: la stragrande maggioranza degli studenti intervistati è contro ogni forma di maltrattamento e sensibile alla causa dei diritti animali. Gli animali sono ‘persone’, dicono i nostri ragazzi, e proprio come gli umani vanno rispettati, trattati con dignità. E non devono subire maltrattamenti e violenza. È questo il messaggio limpido, trasparente e semplice che emerge dai loro commenti e pensieri scritti.
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Roberta Ragni
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