greenMe sposa e rilancia la proposta di decreto (e la petizione) del Jane Goodall Institute Italia per introdurre “criteri e requisiti minimi per la gestione in cattività delle Grandi Scimmie Antropomorfe” nel nostro Paese
Rinchiuse dietro le sbarre, in ambienti con temperatura, umidità, ventilazione e illuminazione inadatte. E costrette ad avere addosso gli occhi dei visitatori, senza possibilità di sottrarsi a queste ingombranti presenza. A volte sono sole, mentre in natura vivrebbero in gruppi ben nutriti, trattandosi di animali con una spiccata socialità. Ci sono persino cuccioli che vengono separati dalle loro madri. Sono queste le terribile condizioni in cui sono costrette a vivere durante la loro cattività le grandi scimmie negli zoo italiani.
In loro aiuto arriva Jane Goodall, la più grande naturalista vivente che nel corso della sua lunga carriera è riuscita a cambiare la storia dell’antropologia mondiale. La “regina degli scimpanzè”, così come viene definita ormai da anni, ha inviato ai ministeri competenti una proposta concreta e puntuale, che potrebbe garantire criteri minimi per la gestione in cattività delle grandi scimmie antropomorfe negli zoo del BelPaese. Attraverso il Jane Goodall Institute Italia (Jdi), si chiede ai ministeri competenti di introdurre “criteri e requisiti minimi per la gestione in cattività delle Grandi Scimmie Antropomorfe” nel nostro Paese.
Una proposta di Decreto Ministeriale, quindi, che è stata inoltrata ai dicasteri dell’Ambiente, della Salute, delle Politiche agricole e ai Carabinieri del CITES dal Jane Goodall Institute Italia e che, oltre a portare la prima firma della grande etologa, greenMe sposa in pieno e rilancia, chiedendo a tutti i propri lettori di sottoscrivere la petizione
L’obiettivo che vogliamo raggiungere, tutti insieme, è integrare l’Allegato 1 (Cura degli animali-benessere-salute-igiene) del Decreto Legislativo 21 marzo 2005 n. 73 sulla custodia degli animali selvatici negli zoo, proprio come già fatto con la specifica relativa ai delfini in delfinari e acquari.
“Abbiamo lavorato molto duramente per mettere insieme questa importante proposta ai ministeri competenti insieme a un comitato scientifico internazionale dei più alti livelli. Jane Goodall sostiene fortissimamente l’iniziativa, come prima firmataria. È necessario oggi più che mai stabilire dei requisiti minimi per salvaguardare gli esseri viventi più simili a noi. Si tratta di specie che hanno un’intensa vita relazionale ed emotiva, differenti personalità, comportamenti complessi e coscienza di sé. Animali che condividono con l’essere umano il 98,6% del corredo genetico e la cui gestione in cattività, quindi, deve garantire le migliori condizioni possibili”, spiega a greenMe la biologa Daniela De Donno, presidente del JGI Italia.
I requisiti “minimi” necessari subito
Recinzioni con caratteristiche e dimensioni adeguate; ambienti idonei dal punto di vista della temperatura, dell’umidità, della ventilazione e dell’illuminazione; l’isolamento dalle fonti di rumore. Inoltre, trattandosi di animali con una spiccata socialità, in cattività deve essere fatto uno sforzo per ricreare gruppi che riflettano la situazione in natura, per salvaguardare il benessere fisico e psicologico degli animali e per facilitare comportamenti appropriati alla specie. Un individuo non dovrebbe mai essere isolato dal gruppo (se non per ragioni mediche), così come i piccoli non dovrebbero mai essere separati dalle madri senza un valido motivo. Le scimmie, poi, non dovrebbero mai entrare in contatto fisico con i visitatori. Particolare attenzione, poi, dovrebbe essere dedicata alla sicurezza sanitaria. Le Grandi Scimmie, infatti, sono sensibili a molte malattie umane.
Le grandi scimmie soffrono in gabbia, proprio come tutti gli animali reclusi in cattività. Perché, se è vero che queste forme di detenzione non potranno mai soddisfare i bisogni etologici degli animali e che tutti ci auguriamo la fine del loro sfruttamento a fine commerciale, la normativa può fornire dei vincoli obbligatori per arrivare, quantomeno, a migliorare un minimo la qualità della loro vita in cattività nell’immediato.
Cosa puoi fare TU
“Invitiamo chiunque abbia sensibilità a firmare e diffondere questa iniziativa, ogni singola firma può fare la differenza per ogni scimmia rinchiusa negli zoo”, conclude la presidente.
Ognuno di noi può fare la differenza, per aderire alla proposta e garantire il benessere fisico e psicologico delle grandi scimmie in cattività nelle strutture zoologiche italiane, serve la tua firma.
Per firmare la petizione, clicca qui
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