Invasione di cavallette in Sardegna: chiesto lo stato di calamità

In Sardegna va sempre peggio a causa dell'invasione delle cavallette. Alcuni comuni hanno chiesto lo stato di calamità naturale

Le cavallette stanno flagellando la Sardegna. Quella che è stata definita come la più massiccia invasione degli ultimi 70 anni rischia di mettere in ginocchio alcune aree dell’isola. E molti comuni hanno chiesto lo stato di calamità.

La Sardegna, già da maggio in grave difficoltà a causa della imponente invasione di cavallette, è allo stremo. Nel nuorese sono stati distrutti oltre 30mila ettari di colture soprattutto nella media valle del Tirso e dalle pendici del Goceano sino all’alto Oristanese, nella Sardegna Centrale. Le aziende agricole più colpite sono quelle dei comuni di Ottana, Orotelli, Oniferi, Orani, Illorai, Bolotana, Silanus e Sedilo, per questo la maggior parte delle amministrazioni ha dichiarato lo stato di calamità.

Secondo Coldiretti, infatti, i danni causati dall’invasione di locuste nel nuorese ha provocati danni per milioni di euro. Le cavallette hanno distrutto grano, ortaggi, foraggi, erba medica e altre colture. Si tratta di una vera e propria catastrofe biologica, che sta mettendo in ginocchio un centinaio di aziende della Valle del Tirso,

“per i quali occorre l’immediato riconoscimento dello stato di calamità”

dice Coldiretti secondo cui a favorire l’invasione sono gli effetti di un 2020 caratterizzato da un inverno fin troppo mite e da piogge dimezzate e con il secondo semestre più caldo dal 1800 etemperature superiori di 1,1 gradi rispetto alla media.

“Le condizioni climatiche agevolano, infatti, uno sviluppo anomalo di questo insetto con “invasioni bibliche” che, dopo aver toccato 23 paesi tra Africa, Medio Oriente e Asia, hanno raggiunto anche l’Italia, ricordando quelle del passato”.

Non a caso, secondo la Banca Mondiale, l’invasione di locuste del 2020 è la più massiccia degli ultimi 70 anni.

Non solo le campagne. Le cavallette stanno provocando gravi danni anche nelle città devastando orti e giardini. L’unica speranza, ancora una volta, è fornita dalla natura tramite i predatori naturali, come gli uccelli che potrebbero aiutare a contenere le locuste.

“Una vera e propria emergenza che – conclude la Coldiretti – si abbatte sulle imprese agricole colpite anche dalla crisi economica generata dal coronavirus con 6 aziende su 10 (58%) che hanno registrato una diminuzione dell’attività”.

Secondo il sindaco di Ottana, Franco Saba, in ogni caso vannno indennizzati i danni attuali

“e concretizzata un’azione preventiva per evitare che il fenomeno si ripeta nei prossimi anni”.

Si spera nello stanziamento di fondi regionali a sostegno della cosiddetta lotta biologica da parte di allevatori e agricoltori, con l’aratura del terreno in autunno in modo che vengano distrutte le uova destinate a schiudersi nella primavera successiva, ma anche che ci sia una struttura regionale incaricata di programmare gli interventi contro l’azione divoratrice delle locuste.

Fonti di riferimento: Agi, Coldiretti

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