Moses: l’elefantino orfano salvato da una mamma umana

Come tutte le mamme, si sveglia nel cuore della notte per nutrire il suo piccolo. Ma il biberon che prepara Jenny Webb non è per un bebè, ma per un elefantino orfano che lei cura come un figlio, rimasto solo a poche settimane di età. Siamo in Malawi, a Lilongwe, dove l’elefantino, trovato dai ranger tra l’erba del letto di un fiume nel parco del Vwazi Wildlife Reserve, ora vive con la sua famiglia umana.

Come tutte le mamme, si sveglia nel cuore della notte per nutrire il suo piccolo. Ma il biberon che prepara Jenny Webb non è per un bebè, ma per un elefantino orfano che lei cura come un figlio, rimasto solo a poche settimane di età. Siamo in Malawi, a Lilongwe per la precisione, dove l’elefantino, trovato dai ranger tra l’erba del letto di un fiume nel parco del Vwazi Wildlife Reserve, ora vive con la sua famiglia umana.

Quando il piccolo Moses è stato soccorso, per giorni si è tentato di trovare la sua famiglia, ma senza successo. Probabilmente la mamma è stata uccisa dai bracconieri, che ogni anno sterminano decine di migliaia di elefanti per le loro zanne d’avorio. Non avendo fondi per prendersi cura di Moses, il parco lo ha dato in affidamento all’orfanotrofio per animali Jumbo Foundation.

Ora è Jenny a occuparsi del pachiderma, che oggi pesa 100 kg e beve ogni giorno beve 24 litri di un latte artificiale potenziato con latte di cocco e altri 14 ingredienti. “Gli elefanti sono estremamente sensibili. Pensiamo agli elefanti come grandi e forti creature, ma in realtà sono molto emotivi“, racconta subito la mamma umana di Moses, che ora sta facendo di tutto per rispettare la sua etologia e farlo diventare un elefante sano e sereno.

Ad esempio, per dormire c’è un materasso sul pavimento della sala da pranzo, dove lei e Moses possono raggomitolarsi per la notte. Mosè si sveglia circa ogni due ore gironzolando intorno al giaciglio finché non riceve il suo biberon. Al mattino, mentre la mamma prende un caffè e guarda la televisione, Moses getta le getta la proboscide sopra la spalla e strofina la testa sulla sua pancia.

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E se in natura un cucciolo di elefante si metterebbe al riparo dal sole sotto la mamma, Mose ha a disposizione una coperta per emulare questo comportamento, mentre la sua pelle ancora troppo delicata viene protetta con creme solari e idratanti.

La cura del piccolo elefante, insomma, richiede un duro lavoro di 24 ore su 24. Per questo serve l’aiuto anche dei due dipendenti Matimat Julius e Jim Tembo. Con loro Moses adora giocare, soprattutto quando usano le braccia per spostare la polvere, proprio come farebbe la mamma con la proboscide.

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Come molti bambini, poi, l’elefantino ama fare le passeggiate e viene portato a spasso con i cani di famiglia. “I cani sono come il suo branco. Socializza con loro durante il giorno e ama fare passeggiate in loro compagnia. Ha subito stabilito una posizione dominante“, racconta Jenny.

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Ma di notte, non gli piace dormire fuori con i cani. Preferisce stare dentro con i gatti. Appena cala il sole, infatti, si precipita in salotto sul giaciglio improvvisato. Tra qualche settimana Moses inizierà a mangiare fieno, erba e corteccia Mette già le foglie in bocca, ma ancora non le mastica. Man mano arriverà anche il reinserimento in natura, possibilmente nel parco nazionale in cui è stato trovato.

Nel frattempo, Jenny Webb sta cercando di raccogliere fondi anche per costruire un boma, un recinto in stile africano in cui solitamente gli animali riposano la sera, dove Moses potrà stare quando diventerà troppo grande per la casa. Crescere Moses, insomma, è impegnativo e dispendioso, “ma è stata una delle esperienze più gratificanti della mia vita“, conclude Jenny, che sta cercando di allargare il suo orfanotrofio per animali di grossa taglia. Perché piccoli elefanti, ippopotami, bufali, rinoceronti senza mamme e papà in Malawi non hanno ancora un posto in cui stare.

Roberta Ragni

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