Caccia, sì alla preapertura in alcune regioni. Ma divampa la polemica

Non c'è tregua per la fauna selvatica italiana: nella gran parte delle regioni italiane, e in tutte quelle centro-meridionali, gli animali sono stremati dalla siccità e dagli incendi che stanno devastando i boschi. Come se ciò non bastasse, tra qualche giorno cinghiali, lepri, volpi, colombacce e tortore ora dovranno vedersela anche con i cacciatori

Non c’è tregua per la fauna selvatica italiana: nella gran parte delle regioni italiane, e in tutte quelle centro-meridionali, gli animali sono stremati dalla siccità e dagli incendi che stanno devastando i boschi. Come se ciò non bastasse, tra qualche giorno cinghiali, lepri, volpi, colombacce e tortore ora dovranno vedersela anche con i cacciatori.

A partire dal prossimo fine settimana, infatti, sono previste pre-aperture in Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Lazio, Veneto, Toscana, nomi tra cui spiccano proprio le regioni maggiormente colpite dalle fiamme. Per questo il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, dopo aver letto il bollettino del Corpo forestale di lunedì scorso, che riportava di ben 108 roghi appiccati, ha dichiarato: “L’apertura della stagione della caccia, là dove gli incendi sono stati più aggressivi, dovrebbe essere posticipata“.

La Lega Abolizione Caccia, ha apprezzato questo intervento, rinnovando l’appello alle amministrazioni regionali a disporre tempestivamente gli atti di annullamento delle giornate di caccia autorizzate, precedenti alla terza domenica di settembre. “La siccità che perdura da giugno – si legge in una nota dell’associazione- ha contribuito ad accentuare una forte situazione di stress per molte specie di animali selvatici, in parte aggravata anche dai roghi dolosi o colposi che hanno interessato migliaia di ettari di aree agricole e boschive“.

Tutto ciò rende perciò indispensabile, come ovvia precauzione di buon senso prima ancora che per ragioni ideologiche, “che si revochino o sospendano quelle parti dei calendari venatori regionali che in più di mezza Italia prevedono giornate di caccia aggiuntive (le cosiddette “pre-aperture”), in date anticipate rispetto all’apertura generale della stagione venatoria, normalmente fissata per la terza domenica di settembre“, denuncia la Lac, impegnata anche ad impugnare presso vari TAR, per differenti violazioni della normativa italiana e comunitaria, numerosi calendari venatori regionali.

Anche gli esperti dell’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (ISPRA) hanno confermato questa esigenza con un parere scritto“, denuncia l’eurodeputato Andrea Zanoni in un comunicato. Nel parere dell’ISPRA si legge che “il perdurare di condizioni climatiche estreme fa sì che lo stato fisico degli individui appartenenti alle specie selvatiche dei mammiferi e degli uccelli sia peggiore rispetto alle annate normali in quanto sottoposti ad un enorme stress fisico“, che “la situazione che si è creata rischia di avere, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie” e anche che “il maggior dispendio energetico per raggiungere le fonti idriche ridotte e fortemente disperse riduce il successo riproduttivo e aumenta la mortalità di giovani e adulti, in quanto maggiormente esposti al rischio di contrarre malattie e di essere predati“.

In qualità di Eurodeputato, Zanoni sottolinea, quindi, che a prevedere una simile misura è l’Ue stessa. La Direttiva Uccelli, la 147/2009/CE, consente la caccia “solo se non compromette la consistenza faunistica delle specie selvatiche” e la Regione, secondo la legge Regionale sulla caccia 50/1993, può vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali e climatiche. È per tutte queste ragioni, e per molte altre, che gli animalisti e gli ambientalisti stanno chiedendo a gran voce che la stagione venatoria 2012-2013 venga sospesa, altrimenti il disastro è certo.

Roberta Ragni

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