Rosita, la mucca transgenica ha cominciato a produrre latte umano

Latte transgenico in arrivo? Rosita, la mucca Ogm argentina, che aveva già destato scalpore nel 2011 con la sua nascita, ora è cresciuta e ha iniziato a produrre latte, confermando che si tratta di un prodotto molto simile a quello umano. Lo rivelano gli esperti dell'Universidad Nacional de San Martín, in Argentina, e dell'Istituto Nazionale di Tecnologia Agrozootecnica (Inta).

Latte transgenico in arrivo? Rosita, la mucca Ogm argentina, che aveva già destato scalpore nel 2011 con la sua nascita, ora è cresciuta e ha iniziato a produrre latte, confermando che si tratta di un prodotto molto simile a quello umano. Lo rivelano gli esperti dell’Universidad Nacional de San Martín, in Argentina, e dellIstituto Nazionale di Tecnologia Agrozootecnica (Inta).

Dopo aver inserito nel genoma della mucca “i due geni umani che producono le proteine lattoferrina e la lisozima“, sostanze antibatteriche presenti nel latte materno e importantissimi per l’alimentazione del bambino, i ricercatori hanno sfruttato il povero ruminante per raggiungere l’obiettivo di alimentare i neonati che, per i più disparati i motivi, non hanno accesso a quello delle madri. Ora, un anno dopo, le analisi effettuate hanno sancito il successo.

Abbiamo dovuto aspettare un anno per indurre l’ormone della lattazione -ha spiegato il Dott. Adrian Mutto, a capo del Laboratorio di Riproduzione Animale dell’Università Nazionale di San Martin- e per imitare il processo che passa attraverso la gravidanza. Dopo il parto per la produzione di latte abbiamo fatto diversi studi preliminari sulle proteine del latte per vedere quale di queste era aumentata. Abbiamo trovato una sovraespressione di una delle due sostanze e poi un nuovo studio del 5 giugno ha permesso di trovarle entrambe: la lattoferrina e il lisozima, decodificato dai due geni che avevamo introdotto nella clonazione“, conclude Mutto.

Ma sull’argomento gli italiani, interpellati dalla Coldiretti, erano già stati chiari: quasi 3 persone su quattro non darebbero mai ai loro bambini latte materno ottenuto da mucche geneticamente modificate, oltre a essere mediamente più preoccupati e scettici rispetto agli altri europei riguardo le conseguenze dell’ingegneria genetica sugli animali (75% contro 65%). “La clonazione animale è una materia sulla quale esistono gigantesche criticità sia dal punto di vista scientifico che etico: tutte ottime ragioni per opporsi a un simile orrore“, con queste parole la biologa Michela Kuan (responsabile LAV Vivisezione), commentava la notizia della nascita di Rosita. In realtà, più che di clonazione si tratta di una trasfezione genica stabile, ma le perplessità su questo esperimento restano evidenti.

Le applicazioni commerciali di tale latte sono dubbie, andando probabilmente ad alimentare un business tipico dei Paesi ricchi dove sempre più donne ricorrono al cesareo e all’allattamento artificiale per ragioni non mediche e non andrà a tamponare situazioni di grave denutrizione nelle fasce del mondo più povere“, proseguiva Michela Kuan. Inoltre il problema legato ai primi giorni di allattamento e il conseguente trasferimento della barriera anticorpale tra madre e figlio, “non sarebbe ovviato; anzi, si introdurrebbero problemi di possibili virus silenziosi ed effetti indesiderati non preventivati“, concludeva la responsabile della Lav. Ma Rosita è nata comunque e il suo destino non sarà certo felice.

Roberta Ragni

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