Ibis eremita, ucciso un altro rarissimo: basta, diciamo stop alla caccia (FOTO)

L’Italia deve dire stop alla caccia nelle aree ad alto tasso di bracconaggio e deve introdurre sanzioni più severe per chi uccide animali protetti. Lo chiede il WWF dopo l’ennesimo abbattimento di un esemplare di ibis eremita all’inizio della stagione venatoria.

L’Italia deve dire stop alla caccia nelle aree ad alto tasso di bracconaggio e deve introdurre sanzioni più severe per chi uccide animali protetti. Lo chiede il WWF dopo l’ennesimo abbattimento di un esemplare di ibis eremita all’inizio della stagione venatoria.

Questo uccello appartiene a una specie estinta in Europa nel XVII secolo a causa soprattutto della caccia ed attualmente oggetto di uno specifico progetto europeo di reintroduzione co-finanziato dall’Unione Europea. L’esemplare abbattuto in questi giorni è stato trovato morto in Val Camonica dal Nucleo di Brescia delle Guardie Venatorie del WWF.

Secondo il WWF l’uccisione di animali protetti a causa del bracconaggio è la vergogna dell’Italia.

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“Si tratta di un atto gravissimo, senza alcuna giustificazione. Siamo di fronte ad un vero è proprio crimine che puntualmente si ripete e che richiede una risposta immediata nell’individuazione e nella giusta punizione del responsabile. Ma è necessario fare di più: le pene previste per chi colpisce questi animali in pericolo sono estremamente miti e non hanno alcun effetto deterrente. In primo luogo chiediamo al Parlamento di mettere all’ordine del giorno e approvare nel più breve tempo possibile la proposta di legge, elaborata dal WWF Italia, che riforma il sistema sanzionatorio penale per i casi di uccisione, catture illegali, commercio illecito di animali appartenenti a specie protette con l’introduzione del Delitto di uccisione di specie protetta” – ha dichiarato Dante Caserta, Vice Presidente del WWF Italia.

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Oggi chi commette questo tipo di atti rischia una sanzione che arriva al massimo all’arresto di 1 anno o l’ammenda di poche migliaia di euro nel caso più grave come l’uccisione di un esemplare di specie di cui sono rimaste poche decine di esemplari come l’orso bruno. Pene ridicole che peraltro raramente vengono effettivamente scontate.

Il WWF spiega che, visto che atti di questo genere si stanno ripetendo con una frequenza preoccupante, è da prendere in seria considerazione la sospensione della stagione venatoria, almeno nelle Regioni dove si verificano gli atti di bracconaggio più gravi. È ormai evidente lo stretto collegamento tra l’attività venatoria e questi episodi. Durante la stagione venatoria si verifica un’impennata di ricoveri di animali protetti, soprattutto uccelli rapaci.

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caccia da capanno
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ibis eremita ucciso

L’ISPRA, l’Istituzione nazionale che fornisce supporto tecnico agli organismi statali e regionali in materia faunistico-venatoria, in un documento del giugno 2016 ha rilevato che quasi l’80% di questi atti illeciti viene commesso durante la stagione venatoria, malgrado questa duri solo quatto mesi.

mappa bracconaggio italia

Purtroppo non si tratta del primo esemplare ucciso nei cieli italiani: nel 2014 due ibis eremita, Goja e Jedi, sono stati uccisi da un cacciatore in provincia di Livorno, poi condannato dal Tribunale di Livorno; nel settembre di quest’anno il giovane Ibis Kato è stato trovato morto sempre in Toscana (nelle vicinanze di Punta Ala) ed un altro Ibis eremita, Tara, è stato ucciso a fucilate in provincia di Vicenza e lasciato morire nei pressi di un torrente. In questo caso il danno è stato gravissimo perché si trattava di un esemplare di 5 anni, che aveva imparato la rotta di svernamento grazie ad una passata migrazione guidata dall’uomo e ora stava accompagnando il giovane Enno (proprio l’Ibis ucciso in Val Camonica) da Salisburgo verso Orbetello, nel pieno della migrazione autunnale.

Oggi l’Ibis eremita è una delle specie maggiormente minacciate a livello mondiale. Nell’ambito di un progetto dell’Unione Europea (LIFE+ Biodiversità) la specie sarà reintrodotta in Europa dove è possibile creare una piccola colonia riproduttiva. Il progetto si basa su uno studio di fattibilità della durata di 10 anni che fa riferimento alle linee guida dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Ben otto partner da tre diversi paesi (Austria, Germania e Italia) sono coinvolti nel progetto. L’obiettivo è quello di stabilire delle colonie riproduttive presso Burghausen/Baviera, Kuchl/Salisburgo e Überlingen/Baden- Württemberg, con in comune un’unica area di svernamento situata in Toscana (Oasi WWF della Laguna di Orbetello).

Fonte foto: WWF

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