In memoria di Laika, la cagnetta morta nello spazio: un sacrificio inutile

Era il 3 novembre 1957 quando una cagnetta di nome Laika venne lanciata nello spazio a bordo dello Sputnik 2. Una partenza per l’universo con un viaggio di sola andata che ancora oggi deve farci riflettere su cosa significa rispettare gli animali...

Laika fu la prima creatura vivente mandata in orbita. Fu un esperimento senza ritorno. Probabilmente nessun uomo avrebbe mai voluto prendere il posto di Laika ed ecco allora l’idea di catturare un cane dalla strada e di farne una vittima inutile delle brame di potere dell’umanità.

Con il lancio in orbita dello Sputnik 2 il Governo russo voleva battere sul tempo gli Stati Uniti nell’esplorazione dello spazio. Laika è solo uno dei nomi con cui è nota la cagnolina. Il suo vero nome era Kudrjavka, “ricciolina”, anche se in ambito anglosassone viene spesso chiamata Muttnik (da “mutt” che in inglese significa meticcio e dal nome della capsula Sputnik).

Perché Laika fu lanciata nello spazio? La capsula Sputnik era dotata di sensori per monitorare i segnali vitali del passeggero, ad esempio battiti cardiaci, pressione sanguigna e frequenza respiratoria.

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Un dramma che non possiamo dimenticare 

Il dramma di Laika non riguarda soltanto il lancio nello spazio e la sua terribile morte ma anche le torture subite nei giorni precedenti quando venne costretta a vivere in una gabbia molto stretta per 3 settimane e quando fu rinchiusa e incatenata nella navicella già tre giorni prima dell’inizio della missione.

Non è chiaro nemmeno quanto tempo sia davvero sopravvissuta Laika dopo il lancio nello spazio. La versione ufficiale del Governo sovietico sosteneva che Laika fosse sopravvissuta oltre quattro giorni ma in seguito le ricerche condotte dallo scienziato russo Dmitrij Malashenkov rivelarono che Laika sopravvisse solo poche ore dopo il lancio.

Laika sarebbe morta a causa dei forti sbalzi di temperatura tra caldo e freddo all’interno della navicella. Si è però anche parlato di morte per asfissia a causa di un guasto al sistema di aerazione della navicella.

Nessuno quasi 60 anni fa sapeva se degli animali potessero sopravvivere nello spazio in condizioni di assenza di gravità e Laika fu la vittima di questo desiderio distorto di espansione e di potere.

Forse non tutti sanno che i cani selezionati per le missioni dello Sputnik furono 3: Albina, Muschka e Laika. Albina fu la prima ad assolvere un volo suborbitale e sarebbe stata usata in caso di necessità come sostituta di Laika, mentre Mushka venne usata per testare i sistemi vitali della capsula. Tutte e tre le cagnette furono sottoposte ad un addestramento intensivo che venne diretto da Oleg Gazenko, colui che aveva scelto Laika come la predestinata al primo volo spaziale e responsabile del programma.

Questi cani vennero costretti a vivere in spazi angusti per 20 giorni con sofferenze sia dal punto di vista psicologico che fisiologico. Un impianto di riscaldamento avrebbe dovuto mantenere una temperatura adeguata all’interno della capsula spaziale ma evidentemente qualcosa non funzionò e la vittima inconsapevole fu proprio Laika.

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Il battito cardiaco di Laika accelerò subito dopo il lancio e i segnali vitali della cagnolina furono registrati soltanto per le 7 ore successive. Laika, ormai senza vita, rimase in orbita per 5 mesi. Il satellite rientrò nell’atmosfera il 14 aprile 1958 dopo aver compiuto 2570 giri intorno alla Terra e andò completamente distrutto durante il rientro.

Per via della perdita del satellite, per chi la architettò e per tutta l’Unione Sovietica la missione nello spazio con lo Sputnik 2 fu un fallimento e da molti la morte di Laika fu considerata fin da subito un sacrificio inutile. In seguito il corpo della povera Laika fu incenerito e dato che la cagnolina sopravvisse in orbita solo per breve tempo i pochi dati raccolti sul suo stato di salute risultarono inutili.

Oggi ricordiamo Laika e tutti gli animali che in diversi ambiti, a partire dalla sperimentazione animale, ogni giorno sono vittime innocenti dell’uomo o vengono trattati con una crudeltà che non meriterebbero.

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