La pandemia non ferma Trump che autorizza la vendita di terre pubbliche alle lobby petrolifere e minerarie

Trump continua la sua corsa per ribaltare le normative ambientali dell'era Obama e concedere alle lobby l'accesso alle terre pubbliche.

La pandemia da coronavirus che vede gli Stati Uniti al primo posto per numeri di contagi (oltre un milione di persone, fonte), non ferma il presidente Trump che continua la sua corsa per ribaltare le normative ambientali dell’era Obama e concedere alle lobby l’accesso alle terre pubbliche.

Perforare il suolo, estrarre, tagliare alberi, sembrano le parole chiave del presidente Trump che neanche in tempi di pandemia, ferma la corsa verso l’industrializzazione ai danni dell’ambiente. Secondo quanto riporta The Guardian, si continua a pianificare la vendita di terreni pubblicitario a fare di industrie di combustibili fossili, miniere e legname. Mentre il segretario degli interni, David Bernhardt, ha accelerato gli sforzi per perforare, estrarre e tagliare il legname sui già fragili paesaggi occidentali, l’EPA, guidata dall’ex lobbista del carbone Andrew Wheeler, ha allentato le leggi ambientali e da marzo ha cessato il controllo degli inquinanti nella nazione, durante il periodo della pandemia.

Secondo Melyssa Watson, direttore esecutivo della Wilderness Society, l’amministrazione usa la pandemia come scudo per promuovere la sua agenda a favore dell’industria.

“Dal ripristino degli standard di inquinamento dell’EPA, alla spinta per ulteriori trivellazioni petrolifere e di gas e al soffocamento del processo di revisione pubblica, il governo federale sta accelerando i processi che meritano un controllo pubblico”, ha detto.

Mentre milioni di acri di terre pubbliche in tutto il paese sono stati chiusi ai visitatori, rimangono aperti alle compagnie petrolifere e del gas. Indicativo visto anche il lockdown e il crollo dei prezzi del petrolio. Il Bureau of Land Management d’altronde non ha annunciato piani per annullare o ridimensionare, le prossime aste che regalerebbero alle compagnie energeetiche centinaia di migliaia di acri di terre pubbliche negli Stati Uniti occidentali.

canyonlands Park

@Tom Roche/Shutterstock

Quella su cui si discute di più, è la vendita di 150mila acri nello Utah meridionale, terreni che si trovano a pochissima distanza dal parco nazionale di Canyonlands. Per gli ambientalisti scavare i paesaggi di roccia rossa di Arches e Canyonlands non è solo una mossa distruttiva, ma anche inutile alla luce di un eccesso di petrolio che ha superato la capacità di stoccaggio, portando i prezzi a ribasso. Ma non solo, il Dipartimento dell’Energia ha annunciato piani per “rivitalizzare” l’industria americana di estrazione e lavorazione dell’uranio. Tutto ciò, affermano gli ambientalisti, mette a rischio il parco nazionale del Grand Canyon e il monumento nazionale di Bears Ears, entrambi ricchi di uranio.

“Favorire gli interessi privati con le risorse dei contribuenti in modo che possano saccheggiare tesori nazionali come Bears Ears e il Grand Canyon danneggerà la nostra terra, l’acqua e la salute pubblica”, ha dichiarato America Fitzpatrick, portavoce della Wilderness Society. “Farlo di fronte a una pandemia globale è un abuso di fiducia”.

I fabbisogni idrici dell’industria dell’uranio sono significativi. A seconda del metodo di estrazione, una miniera può richiedere centinaia, anche migliaia, di litri al minuto. Tali requisiti sono particolarmente onerosi considerando che i maggiori depositi di uranio si trovano in alcune delle parti più carenti di acqua del paese. Il tutto si va ad inserire in contesto in cui le scelte dell’amministrazione Trump, minacciano la qualità dell’aria e dell’acqua con un drastico aumento delle emissioni di carbonio. L’EPA aveva annunciato anche che avrebbe sospeso l’applicazione delle normative ambientali durante l’epidemia di Covid-19, consentendo alle aziende industriali – dalle raffinerie di petrolio ai piccoli produttori – di autocontrollarsi ed evitare sanzioni per le violazioni se fossero in grado di dimostrare, che tali violazioni in qualche modo erano dovute alla pandemia.

“Questa è una licenza aperta per inquinare”, ha detto l’ex amministratore dell’EPA e attuale presidente del National Resources Defense Council Gina McCarthy. “L’amministrazione sta approfittando di una crisi di salute pubblica senza precedenti per favorire gli inquinatori che minacciano la salute pubblica”.

Fonte: The Guardian

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