Un nuovo studio dimostra che la presenza di plancton negli oceani preistorici potrebbe aver favorito lo scivolamento delle placche tettoniche
Finora si è ritenuto che siano stati i movimenti tettonici a creare gli habitat e plasmare la vita sulla Terra. Ma ora un nuovo studio dimostra che potrebbe essere accaduto anche il contrario
Immaginare il nostro Pianeta senza le montagne è impossibile, ma dobbiamo ricordare che non sempre i rilievi rocciosi hanno fatto parte della geografia della Terra: le montagne, infatti, hanno iniziato a formarsi “solo” 2 miliardi di anni fa, a metà della storia del Pianeta – e ora un nuovo studio dimostra come gli esseri viventi primitivi abbiano giocato un ruolo chiave nella loro nascita.
Sappiamo che i rilievi montuosi hanno avuto origine in seguito ai movimenti e agli scontri fra le placche che costituiscono la superficie terrestre: la pressione di una placca che spinge contro un’altra – tipicamente una placca oceanica che colpisce una placca continentale – fa sì che le lastre di roccia oceanica si rompano e si accumulino l’una sull’altra. Nel corso di milioni di anni le rocce si sono accumulate, creando così le catene montuose: per esempio, la catena dell’Himalaya è nata dallo scontro delle rocce oceaniche tra l’India e l’Eurasia. Tuttavia, per permettere e favorire questo scivolamento delle placche le une sulle altre, è necessaria la presenza di un “lubrificante”, altrimenti l’attrito impedirebbe questo processo: secondo questo nuovo studio, il lubrificante non era altro che carbonio proveniente da plancton morto e successivamente diventato parte della roccia stessa.
Il plancton è uno degli esseri viventi più antichi del Pianeta: infatti, vive nei nostri oceani da oltre 3 miliardi di anni – da prima che si sviluppassero altre forme di vita più complesse. Una volta morto, il plancton ha dato vita a grandi quantità di carbonio, trasformato a sua volta in grafite dal calore e dalla pressione. La grafite è un ottimo lubrificante: si pensi che serrature, cerniere, ingranaggi, ruote e persino cerniere si muovono più facilmente con la grafite – e così anche le rocce telluriche.
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Lo studio ha esaminato 20 casi di costruzione di montagne in tutto il mondo da quel momento, dall’Australia alla Cina, dal Sud America all’Artico fino al nord-ovest della Scozia. In ciascuna delle 20 antiche catene montuose studiate, sono state registrate quantità eccezionali di grafite, talvolta talmente abbondanti da permetterne l’estrazione e la trasformazione in risorsa. Oggigiorno, infatti, la grafite è ora un materiale molto richiesto, poiché è necessario nella produzione di batterie al litio.
Lo studio tuttavia, come accade spesso nella letteratura scientifica, non è importante solo per comprendere meglio il nostro passato, ma anche per immaginare cosa ci aspetta nel futuro. Infatti ciò che è accaduto in passato, con lo scivolamento delle placche le une sulle altre, potrebbe accadere di nuovo. Si pensi per esempio alle montagne più alte della Terra, quelle dell’Himalaya: esse sono geologicamente giovani (hanno circa 50 milioni di anni), ma le rocce che le costituiscono sono molto più antiche. Erano già scivolate nei primi milioni di anni dopo la loro formazione, e poi, dopo un lungo letargo, sono scivolate di nuovo dando vita ai rilievi che conosciamo. Nulla vieta che potrebbe accadere nuovamente in futuro, dando vita a nuove montagne.
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Fonti: Nature Communications Earth&Environment / The Guardian
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