I Pfas finiscono anche nei fertilizzanti per uso domestico secondo un nuovo allarmante rapporto americano.
I fertilizzanti per uso domestico a base di fanghi di depurazione possono contenere livelli allarmanti di PFAS. È quanto emerge da un nuovo rapporto che solleva non poche preoccupazioni circa il fatto che le sostanze chimiche tossiche potranno andare così a contaminare giardini e piccoli orti.
Nulla di nuovo? In un certo senso potremmo dire proprio così, se consideriamo che già qualche settimana fa una indagine sulla questione di un possibile inquinamento del compost in Italia aveva puntato il dito proprio i fanghi di depurazione, ritenuti in grado di contenere sostanze pericolose come diossine e policlorobifenili (PCB).
Leggi qui la ricerca: Fanghi da depurazione e metalli pesanti rischiano di inquinare il compost italiano (finendo sulle nostre tavole)
I fanghi di depurazione generalmente presentano buoni contenuti di sostanza organica ed elementi della fertilità vegetale, tali da renderne utile l’uso proprio come fertilizzanti, anche nell’ottica del riciclo degli elementi naturali. Ma ci sono troppi lati oscuri su di erri e ora la nuova ricerca USA rivela come quei fanghi che i distretti di trattamento delle acque reflue confezionano e vendono ampiamente in tutta l’America come fertilizzanti domestici contengano quantità troppo elevate degli ormai tristemente noti “prodotti chimici per sempre”.
Il nuovo rapporto, basato su test condotti dal Sierra Club e dall’Ecology Center, ha trovato di fatto sostanze chimiche PFAS in 9 fertilizzanti a base di fanghi di depurazione – comunemente chiamati “biosolidi” – e mappa più di 30 aziende che vendono fertilizzanti a base di fanghi e compost per uso domestico negli Stati Uniti.
Otto dei nove prodotti superano le linee guida di screening per PFOS o PFOA stabilite nel Maine, lo Stato con le più rigorose garanzie per i livelli di PFAS nei fanghi sparsi sui terreni agricoli.
La diffusione di biosolidi o fanghi di depurazione dove coltiviamo cibo significa chealcuni Pfas entreranno nel terreno, alcuni saranno assorbiti dalle piante e se le piante vengono mangiate, allora questa è una via diretta nel corpo, dice Gillian Miller, co-autore dello studio.
I test hanno rinvenuto le sostanze chimiche in ciascuna delle nove marche di fertilizzanti controllate e a livelli che superano gli standard stabiliti per due tipi comuni di Pfas.
Inoltre, gli autori hanno anche utilizzato un metodo di test diverso per verificare il livello totale di fluoro organico, indicatore di Pfas. I risultati hanno trovato fino a 233 parti per miliardo di fluoro, che gli autori hanno scritto essere “simili alle concentrazioni riscontrate nei pesci raccolti in aree altamente inquinate e migliaia di volte superiori alle quantità regolamentate nell’acqua potabile”.
Un portavoce della Water Environment Federation, un gruppo commerciale che rappresenta i distretti delle acque reflue, ha chiesto una regolamentazione più rigorosa dei Pfas:
Il modo migliore per ridurre i Pfas è fermare l’inquinamento alla fonte vietando l’uso nel commercio, fermando gli scarichi industriali e ripulendo i siti contaminati.
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QUI trovate il rapporto completo.
Fonti: Sierra Club – Ecology Center / The Guardian
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