Un'analisi di Oceana ha rilevato oltre 28mila ore di pesca potenzialmente illegale effettuate nel corso del 2018 nel Mar Mediterraneo
![Pesca Mar Mediterraneo](https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2019/07/shutterstock_600383477-e1652091012168.jpg)
Oceana, organizzazione internazionale dedicata alla protezione degli oceani, ha denunciato potenziali casi di pesca illegale non dichiarata e non autorizzata nel Mediterraneo, il mare più sovrasfruttato del mondo.
L’analisi dei segnali satellitari nel Mediterraneo e basata sull’algoritmo di rilevamento della pesca Global Fishing Watch ha infatti rivelato più di ventottomila ore di pesca apparente effettuate nel 2018 all’interno di aree protette.
Meno dell’1% del Mar Mediterraneo è protetto da zone soggette a restrizione dell’attività di pesca – una superficie corrispondente più o meno alla Sicilia – e sembra che i pescherecci di alcuni Stati mediterranei siano coinvolti nella pesca illegale in queste zone – ha dichiarato Nicolas Fournier, Policy Manager di Oceana in Europa.
Il caso più eclatante riguarda oltre 14mila ore di pesca apparente ad opera di 56 pescherecci con reti a strascico in tre zone soggette a restrizione dell’attività di pesca nel Canale di Sicilia.
In queste zone la pesca a strascico è vietata dal 2017 poiché le aree fungono da vivaio per i giovani naselli e per i gamberi rosa mediterranei.
Altre operazioni di pesca potenzialmente non autorizzate sono state osservate anche nelle acque di Libia, Tunisia, Siria, Egitto, Montenegro e Albania, ma Oceana non è riuscita a verificare se si trattasse di attività illegali poiché manca trasparenza sugli accordi di accesso al mare tra paesi ed è difficile risalire alle autorizzazioni concesse.
Trasparenza, responsabilità, un sistema di monitoraggio e sanzioni efficace sono tre strumenti fondamentali per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.
I risultati di questa analisi saranno presentati alla riunione della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), che si terrà questa settimana a Tirana, in Albania.
Oceana chiede ai membri della Commissione di migliorare la trasparenza sugli gli accordi di accesso alla pesca, di rendere pubbliche le informazioni sui registri dei pescherecci e di migliorare il monitoraggio e il sistema di sanzioni, soprattutto nelle zone di restrizione della pesca.
I dati mostrano che con una migliore applicazione delle norme, ad esempio nell’area adriatica di restrizione della pesca, la tutela di tali zone ecologiche aiuta a ricostituire le popolazioni ittiche sovrasfruttate – ha concluso Fournier
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Tatiana Maselli