I satelliti rivelano che c’è un’enorme perdita di metano, uno dei più temibili gas serra, nel Turkmenistanin ev

Secondo le immagini prodotte dal satellite, all'inizio di questo mese le perdite di metano da almeno 8 gasdotti

Le nostre magagne non passano inosservate agli occhi dei satelliti. Nei giorni scorso, il GHGSat-C2 “Hugo”, ha fornito la sua prima immagine di un pennacchio di metano proveniente da un impianto di petrolio e gas del Turkmenistant. Il satellite ha inviduato il gas mentre sorvolava l’Asia.

Hugo, lanciato a fine gennaio, è un vero e proprio cacciatore di metano. E’ dotato infatti di un sensore all’avanguardia in grado di rilevare sorgenti di emissioni di metano 100 volte più piccole rispetto a molti altri suoi simili. Ma non solo. E’ in grado anche di individuarne l’origine con una precisione 100 volte superiore.

E purtroppo non gli è sfuggita l’imponente perdita di metano del Turkmenistan centrale. In particolare, secondo le immagini prodotte dal satellite, all’inizio di questo mese le perdite di metano da almeno 8 gasdotti e oleodotti nel Turkmenistan centrale hanno rilasciato fino a 10.000 chilogrammi l’ora di gas serra.

Una cifra forse difficile da immaginare ma questa quantità di metano pesa sul riscaldamento globale quanto 250.000 auto. La società ha individuato per la prima volta gli otto pennacchi di gas a effetto serra il 1 febbraio.

“È ragionevole dire che è successo per diverse ore”, ha detto a Bloomberg Stephane Germain, presidente di GHGSat Inc.

L’istantanea pixelata mostra le otto perdite simultanee in appena soli 50 kmq, un allarmante presagio di ciò che potrebbe essere rivelato ora che la tecnologia satellitare è in grado di individuare le emissioni direttamente dai singoli siti, da pozzi, condutture e miniere.

In Asia centrale, dove si trova il Turkmenistan, Germain ha affermato che le emissioni di metano sono aumentate di tre volte tra marzo 2020 e la fine dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

GHGSat ha lanciato il suo primo satellite nel 2016, ma è stato solo lo scorso settembre che ne ha avuto uno in orbita in grado di individuare singoli pozzi. Solo nel quarto trimestre del 2020, ha detto Germain, ha rilevato centinaia di perdite. E non è la prima volta che vengono rilevate emissioni nel Turkmenistan.

L’anno scorso, la società stava effettuando misurazioni satellitari da un vulcano nella parte occidentale del paese quando ha rivelato accidentalmente enormi quantità di metano provenienti dal vicino giacimento di petrolio e gas di Korpezhe.

GHGSAT

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Anche se questa non è la più grande perdita rilevata da GHGSat, è la prima volta che viene simultaneamente osservata e fotografata una perdita formata da ben 8 pennacchi separati. Quattro dei più grandi, presenti nella sinistra dell’immagine, sono emissioni provenienti dalle condutture, probabilmente causate da problemi con le valvole destinate a controllare o arrestare i flussi di carburante. Le emissioni rimanenti provenivano da torce che hanno lo scopo di bruciare carburante che non può essere trasportato o elaborato, convertendolo in anidride carbonica.

Parte della missione di GHGSat è quella di collaborare con gli operatori di raffinerie e oleodotti per individuare e fermare in tempi brevissimi le perdite di metano e ridurre al minimo i danni. Ma la capacità di comunicare con il Turkmenistan è limitata. La compagnia satellitare si è affidata ai canali diplomatici attraverso il governo canadese per cercare di raggiungere l’operatore, ma finora senza successo. Tuttavia, si è rifiutata di rivelare coordinate precise delle perdite, che provenivano dall’area di Galkynysh, al fine di dare al governo del Turkmenistan lo spazio per affrontare la situazione.

Purtroppo il metano è uno dei più temibili gas serra. Essendo inodore e incolore è difficile da rilevare. Inoltre, è molto potente. Basti pensate che può catturare 25 volte più calore dell’anidride carbonica nel corso di un secolo e più di 80 volte in 20 anni. Ciò significa che il controllo del metano potrebbe avere un impatto significativo e quasi immediato sul riscaldamento globale.

L’Agenzia internazionale per l’energia ha avvertito il mese scorso che un calo stimato del 10% delle emissioni globali di metano nel 2020 è stato principalmente determinato dalla minore produzione dovuta alla pandemia, non alla prevenzione delle perdite.

“Il compito immediato ora per l’industria petrolifera e del gas è assicurarsi che non ci sia una ripresa delle emissioni di metano, anche se l’economia mondiale si riprenderà, e che il 2019 diventi il ​​picco storico. Non ci sono buone ragioni per consentire a queste fughe dannose di continuare, e ci sono tutte le ragioni per gli operatori responsabili di garantire che vengano affrontate “, ha detto il dott. Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA.

Entro la fine del 2022, la GHGSat avrà una costellazione di 10 satelliti per il monitoraggio delle emissioni, che forniranno dati a clienti commerciali e governativi in ​​tutto il mondo.

Speriamo che questo possa contribuire a monitorare queste pericolose perdite.

Fonti di riferimento: Bllomberg, IEA, GHGSAT

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