Mayak, la Chernobyl di cui nessuno parla: l’incidente nucleare rimasto segreto per anni

Nel 1957 in Russia si verificò un'esplosione nucleare gravissima che colpì l'impianto di Mayak, negli Urali, con terribili conseguenze per la popolazione.

Quando pensiamo ai disastri nucleari ci vengono in mente subito Chernobyl e Fukushima, in realtà non sono gli unici. In Russia, nel 1957, si verificò un incidente altrettanto micidiale, le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi, rimasto segreto per anni.

L’impianto di Mayak, nella zona di Kyshtym, regione di Chelyabinsk negli Urali, esplose a causa di un errore, facendo scomparire fiume e villaggi limitrofi. Anche se in realtà fra il 1949 e il 1967 si verificarono altri due incidenti.

La centrale era adibita segretamente alla produzione di plutonio per le armi nucleari e i rifiuti liquidi radioattivi prodotti venivano riversati nel vicino fiume Techa, intorno al quale vivevano moltissimi agricoltori e allevatori. L’esplosione del 1957, che colpì un serbatoio di stoccaggio, venne definita dall’agenzia internazionale dell’Energia atomica il terzo disastro peggiore al mondo, dopo Chernobyl e Fukushima.

A evidenziarne le tragiche conseguenze fu, fra gli altri, un articolo pubblicato sul Journal of Radiological Protection. La gente del posto, circa 8.000 persone, fu costretta ad abbandonare l’area contaminata senza ricevere informazioni precise sull’accaduto. Altri, residenti in villaggi vicini, continuarono a vivere lì, inconsapevoli delle conseguenze a carico della salute. La nube radioattiva formatasi in seguito all’esplosione si diffuse a migliaia di km di distanza, andando a formare l’area cosiddetta “East Ural Radioactive Trace”.

Purtroppo molte delle persone che hanno continuato a vivere in queste zone, e aree limitrofe, non sono riuscite a ottenere risarcimenti ma oggi, grazie a Nadezhda Kutepova, attivista e avvocatessa russa, le vittime stanno finalmente trovando il coraggio di farsi valere tramite azioni legali.

Chi vive in aree contaminate da pericolose radiazioni, ma anche chi risiede a migliaia di km intorno, è infatti molto più esposto a malattie come tumori e disturbi del sistema immunitario, con conseguenze talvolta letali.

Le radiazioni riducono inoltre le aspettative medie di vita della popolazione che le subisce, motivo per cui i governi dovrebbero come minimo risarcire le vittime. Troppo spesso invece chiudono gli occhi mantenendo il segreto, com’è accaduto nel caso di questa esplosione.

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Laura De Rosa

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