Stop al Dakota Access Pipeline (DAPL), voluto da Trump. Il governo dovrà condurre un'analisi di impatto ambientale più approfondita
Ci sono voluti quattro lunghi anni, ma oggi giustizia è stata fatta a Standing Rock. Un giudice ha stabilito che il temuto oledotto Dakota Access Pipeline (DAPL), voluto da Trump, dovrà interrompere le operazioni per dare modo al governo di condurre un’analisi di impatto ambientale più approfondita e in grado di valutare realmente i rischi per la tribù Sioux che vive nell’area.
La decisione del tribunale è una vittoria senza precedenti per gli indigeni, da oltre quattro anni impegnati contro l’oleodotto che avrebbe deturpato la loro casa, le loro terre ancestrali.
A ordinare lo stop fino a nuovo ordine dell’oleodotto è stato il giudice distrettuale degli Stati Uniti James Boasberg. Tale sentenza ha rilevato che l’Army corps of engineersi aveva violato il National Environmental Policy Act (NEPA) andando al di là delle conseguenze devastanti di una potenziale fuoriuscita di petrolio quando nel 2016 era stato autorizzato l’oleodotto.
Il tribunale ha ordinato al Corpo di riesaminare i rischi del Dakota Access Pipeline a e di preparare una dichiarazione di impatto ambientale completa. Dopo aver attentamente analizzato la gravità delle violazioni legali del governo e i potenziali impatti sulla Tribù, il giudice è giunto alla conclusione che era necessario chiudere l’oleodotto.
Lo stop alle attività dunque resterà in vigore fino al completamento della revisione ambientale, che normalmente richiede diversi anni, e successivamente del rilascio di nuovi permessi.
“Oggi è un giorno storico per la tribù Sioux della tribù in piedi e per le molte persone che ci hanno supportato nella lotta contro il gasdotto”, ha dichiarato il presidente Mike Faith della Sioux . “Questa pipeline non avrebbe mai dovuto essere costruita qui. L’abbiamo detto sin dall’inizio. ”
“Ci sono voluti quattro lunghi anni, ma oggi la giustizia è stata fatta a Standing Rock”, ha dichiarato l’ avvocato di Earthjustice Jan Hasselman , che rappresenta la Tribù. “Se gli eventi del 2020 ci hanno insegnato qualcosa, è che la salute e la giustizia devono essere prioritarie all’inizio di qualsiasi processo decisionale se vogliamo evitare una crisi in seguito.”
Era il 2015 quando il progetto venne presentato per la prima volta. Da allora, i Sioux si resero protagonisti di varie proteste, temendo che l’oledotto avrebbe potuto inquinare le acque e impoverire la loro terra, da generazioni considerata sacra.
Una flebile speranza era arrivata nel 2016 quando il governo Obama revocò il divieto di costruzione concesso dall’Army corps of engineers, a causa dei gravi impatti ambientali che potevano essere generati dal Dakota Access. Ma l’arrivo di Trump al potere, nel 2017, pose fine alla tregua. Il presidente Usa fece ripartire l’oleodotto.
Ma ora finalmente i Sioux hanno ottenuto giustizia.
Fonti di riferimento: Earthjustice
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