La Cina ha in programma di costruire in Tibet la più grande diga idroelettrica del mondo, ma i tibetani e gli stati rivieraschi si oppongono.
Ai piedi dell’Himalaya, dove l’antica civiltà Yarlung ha fondato il primo impero tibetano, la Cina ha in programma di costruire la più grande diga idroelettrica del mondo. Il progetto cinese rientra nel più ampio obiettivo della Cina di raggiungere il traguardo della neutralità del carbonio, cioè zero emissioni nette di anidride carbonica entro il 2060.
Pechino guarda al Tibet per realizzare i suoi ambiziosi progetti idroelettrici. L’annuncio del governo cinese è giunto lo scorso novembre, quando è stato delineato il progetto di costruzione di una mega diga da 60 gigawatt sul fiume Yarlung Tsangpo, nella regione autonoma tibetana (TAR).
La mega-diga potrebbe produrre fino a tre volte l’energia idroelettrica dell’attuale diga più grande della Cina e del mondo, la diga delle Tre Gole. Quest’ultima, costruita su una delle tre gole del fiume Yangtze, nella Cina centrale (provincia di Hubei), ha causato il trasferimento forzato di oltre 1.4 milioni di persone. Oggi, però, i gruppi a difesa dei diritti dei tibetani e gli ambientalisti non condividono affatto la scelta di costruire una nuova mega-diga.
L’intoccabile sacro fiume
Il fiume Yarlung Tsangpo, che ha origine dai ghiacciai del Tibet occidentale, raggiunge un altitudine pari a 5.000 metri sopra il livello del mare. Si tratta del fiume più alto del mondo. Si tuffa per 2.700 metri nel cosiddetto Gran Canyon di Yarlung Tsangpo, dove forma una gola di profondità più che doppia rispetto a quella del Gran Canyon degli Stati Uniti.
La ripida cascata la rende particolarmente adatta alla produzione di energia idroelettrica, ma il progetto di costruzione della diga non sarà privo di “effetti collaterali” sotto il piano sia politico che ambientale. L’imponente diga sarà costruita in prossimità della contea di Medog, che ha una popolazione di 14.000 persone. Quelle persone rischiano di dover abbandonare le proprie abitazioni per fare spazio alla diga. Quasi 2.000 sono già state sfollate a seguito della costruzione nel 2015 della stazione idroelettrica di Yagen (Contea di Nyagchu, provincia dello Sichuan).
Il fiume Yarlung Tsangpo, situato a oltre 100 chilometri dalla città tibetana di Lhasa, è considerato dai tibetani come un fiume sacro. Gli abitanti del Tibet credono infatti che il fiume rappresenti il corpo della dea Dorje Pagmo, una delle più elevate incarnazioni femminili nella cultura tibetana.
Nella memoria degli abitanti dell’altopiano tibetano sono ancora vivide le storie dei grandi fiumi e delle maestose montagne, che costituiscono un patrimonio ancestrale da valorizzare e proteggere. Il rispetto della natura di quei luoghi è molto radicato nella cultura tibetana e segue leggi non scritte ma efficaci, proprio perché associate al rispetto della divinità presente negli elementi naturali.
I Tibetani e i paesi rivieraschi sono messi all’angolo
Da quando la Cina ha preso il controllo del Tibet nel 1950, ha investito miliardi nello sviluppo di autostrade, ferrovie e altre infrastrutture. I tibetani, però, sono preoccupati per le ripercussioni negative di tali progetti di sviluppo sul paesaggio naturale e sul proprio stile di vita e chiedono di avere voce in capitolo in tutte le questioni che riguardano il Tibet. La battaglia per difendere i fiumi tibetani dalle dighe cinesi è solo all’inizio e tuttora in corso.
Mentre l’India teme l’inizio di un conflitto con la Cina per l’approvvigionamento idrico, ci si scontra, tuttavia, con il presunto sogno di una “Cina verde” che vuole abbandonare il combustibile fossile a favore di altre fonti di energia.
Fonti: Al-Jazeera/PTI