La fine del vertice di Copenhagen si fa sempre più vicina, e i primi segni di fallimento arrivano dalla Cina. Il negoziatore capo cinese Su Wei ha comunicato attraverso l'agenzia ufficiale cinese Xinhua che la circolazione della bozza danese senza consultazioni preliminari metterebbe in pericolo un successo di Copenaghen, riferendosi al tentativo da parte della Presidenza danese di presentare una bozza di accordo, senza aver chiesto il parere di tutte le parti in causa.
La fine del vertice di Copenhagen si fa sempre più vicina, e i primi segni di fallimento arrivano dalla Cina. Il negoziatore capo cinese Su Wei ha comunicato attraverso l’agenzia ufficiale cinese Xinhua che “la circolazione della bozza danese senza consultazioni preliminari metterebbe in pericolo un successo di Copenaghen“, riferendosi al tentativo da parte della Presidenza danese di presentare una bozza di accordo, senza aver chiesto il parere di tutte le parti in causa.
Una presa di posizione piuttosto forte. Su ha inoltre asserito che la Cina prenderà in considerazione solo le due bozze presentate l’11 dicembre scorso poiché, come riferisce, “è stato concordato che le uniche legittime basi di discussione per il risultato dei negoziati di Copenaghen saranno i risultati ottenuti nei due principali gruppi di lavoro“.
Le due bozze, cui si riferisce avevano l’obiettivo di modificare il Protocollo di Kyoto e pianificare un progetto di collaborazione a lungo termine. Nonostante tutto, invita a mantenere la calma in vista della fase più importante della conferenza, giunta ormai al penultimo giorno.
E ieri sera, durante una conferenza stampa, Su Wei ha ribadito l’importanza di rispettare reciprocamente le opinioni altrui. A sostegno della posizione presa dalla Cina, secondo l’agenzia Xinhua, ci sarebbero anche Brasile, India, Sudafrica e altri paesi in via di sviluppo.
Proprio in queste ore, a Copenaghen, è giunto anche il Premier cinese Wen Jiabao e si attende a metà giornata una sua conferenza stampa che potrà chiarire meglio come intende procedere la Cina. Si aspettano inoltre Gordon Brown, Angela Merkel, Nicolas Sarkozy, e il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Per domani, invece si attende, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Francesca Mancuso
Foto: AP/Sakchai Lalit