Continuano le violenze e le intimidazioni ai danni degli indigeni brasiliani. Lo scorso 14 giugno un gruppo di uomini armati ha attaccato una comunità guaranì, nel sud del Paese, uccidendo un uomo e ferendone almeno altri cinque, tra cui un bambino.
Continuano le violenze e le intimidazioni ai danni degli indigeni brasiliani. Lo scorso 14 giugno un gruppo di uomini armati ha attaccato una comunità guaranì, nel sud del Paese, uccidendo un uomo e ferendone almeno altri cinque, tra cui un bambino.
L’episodio, documentato da un video girato a distanza da alcuni membri della tribù e riportato ieri da Survival, non è il primo di questo genere: sempre più spesso, infatti, agricoltori e allevatori assoldano dei sicari per intimidire gli indigeni, con l’obiettivo di allontanarli dalle loro terre per appropriarsene. Si tratta di atti violenti che avvengono nel silenzio pressoché totale delle autorità e che stanno portando alla disperazione le comunità indigene, come dimostra l’aumento del tasso di suicidi tra i più giovani.
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La comunità colpita nell’attacco di martedì scorso è quella di Tey’i Jusu e sembra che agli spari – che hanno causato la morte dell’operatore sanitario ventenne Clodiodi Aquileu e il ferimento di almeno cinque persone, tra cui un bambino – sia seguito l’incendio dei campi circostanti.
“È in corso un lento genocidio. C’è una guerra contro di noi. Abbiamo paura.” – aveva spiegato appena un mese fa il leader guarani Tonico Benites, in occasione di una visita in Europa – “Uccidono i nostri capi, nascondono i loro corpi, ci intimidiscono e ci minacciano.”
“Continuiamo a lottare per la nostra terra. La nostra cultura non permette violenze, ma gli allevatori ci uccideranno piuttosto che restituirci la terra. Gran parte di essa ci è stata presa negli anni Sessanta e Settanta. Gli allevatori sono arrivati e ci hanno cacciati via. La terra è di buona qualità, con fiumi e foreste. Ora è preziosa.”
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Solo qualche giorno fa Survival aveva ricevuto – grazie al progetto Tribal Voice, che permette alle comunità indigene che non hanno accesso a internet di inviare in tempo reale dei video-messaggi sulle loro vite e sulla loro lotta per la sopravvivenza – un audio dei Guaranì della comunità di Pyelito Kue che documentava un altro attacco dei sicari al loro villaggio.
Nel frattempo, un’altra comunità guaranì nella stessa regione, conosciuta come Apy Ka’y, rischia lo sfratto dopo aver rioccupato nel 2013, sotto la guida della leader Damiana Cavanha, le proprie terre ancestrali. Le nove famiglie della comunità hanno ricevuto un’ordinanza di sfratto la scorsa settimana, ma non è ancora noto se siano riuscite a restare nella terra che spetta loro di diritto, sia secondo la legge brasiliana che secondo le norme internazionali.
“Assistiamo a un attacco brutale e continuato ai Guaranì, che sta crescendo di intensità.” – ha commentato Stephen Corry, Direttore generale di Survival – “Persone potenti in Brasile stanno cercando di ridurre al silenzio i membri della tribù, terrorizzandoli affinché rinuncino alle loro rivendicazioni territoriali. Ma i Guaranì non si fermeranno. Sanno di rischiare la morte cercando di tornare alla loro terra ancestrale, ma l’alternativa è così terribile che non hanno altra scelta se non quella di affrontare i sicari e le loro pallottole. Il governo ad interim del Brasile deve fare di più per porre fine a questa ondata di violenza che sta seminando morti.”
Un appello a cui ci uniamo anche noi, affinché la persecuzione degli indigeni possa cessare per sempre.
COSA POSSIAMO FARE?
Aiuta i Guarani del Brasile. Il tuo sostegno è vitale per la sopravvivenza dei Guarani. Ecco cosa puoi fare:
Scrivi alla presidente del Brasile per chiederle di demarcare le terre dei Guarani e fermare l’assassinio dei loro leader. Scrivi all’ambasciata brasiliana in Italia.
Lisa Vagnozzi