Il glifosato causa cancro al seno a basse dosi ma per autorizzarne l'uso bastano i test effettuati dall'azienda produttrice
Secondo la Corte di Giustizia dell’Unione europea gli studi sul glifosato effettuati dai produttori di fitofarmaci sono sufficienti e non è necessario effettuare delle controanalisi per autorizzare l’uso del pesticida in Europa.
L’autorizzazione all’uso tenendo conto solo degli studi effettuati da Monsanto: L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha redatto il report sulla sicurezza del controverso erbicida copiando e incollando i dati forniti dalla multinazionale che produce il Roundpound, a base di glifosato.
Nel corso degli ultimi anni sono poi stati pubblicati numerosi studi indipendenti che hanno verificato la sicurezza del glifosato e da cui sono emerse la tossicità e la cancerogenicità dell’erbicida, tanto che anche l’Oms ha associato l’uso del glifosato all’insorgenza di cancro.
L’Efsa ha però rinnovato comunque l’autorizzazione all’uso di pesticidi per altri cinque anni e il glifosato è ancora utilizzato in Europa, sebbene gli studi abbiano dimostrato che l’erbicida è tossico e cancerogeno anche anche se utilizzato a livelli considerati sicuri.
Alla luce dei dati disponibili in letteratura e in assenza di una presa di posizione da parte dell’Efsa, attivisti francesi di Faucheurs volontaires anti ogm si sono rivolti alla Corte Ue perché venisse verificata la validità della normativa europea.
Attraverso la recente sentenza i giudici di Lussemburgo hanno stabilito che il regolamento europeo che norma la vendita e l’uso di fitofarmaci contenenti glifosato è perfettamente valido e non c’è nulla di strano nel fatto che l’Unione Europea ammetta l’uso di nuovi pesticidi tenendo conto solo delle analisi effettuate dal produttore stesso, senza richiedere test da laboratori indipendenti.
La presa di posizione della Corte Ue arriva all’indomani della pubblicazione dell’ennesimo studio sui rischi della salute che derivano dall’esposizione al glifosato.
Una recente ricerca ha infatti dimostrato che questo pesticida può concorrere allo sviluppo del cancro al seno anche a basse concentrazioni se sommato a un altro fattore di rischio.
I ricercatori della Purdue University in Indiana (Usa) e degli istituti francesi Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale e Institut de Cancérologie de L’Ouest hanno valutato la risposta delle colture di cellule prelevate dal seno umano esposte al glifosato per tre settimane e impiantate poi in modelli animali.
I risultati hanno mostrato che il glifosato, unito a un altro fattore di rischio, ha indotto la crescita di cellule tumorali.
Il glifosato si è dimostrato cancerogeno per i tessuti della mammella anche a concentrazioni molto basse, interferendo a livello dell’espressione genica, nel processo di metilazione del DNA.
Questa nuova ricerca va a sommarsi ai numerosi studi presenti in letteratura che evidenziano i potenziali rischi per la salute legati al glifosato.
I dati disponibili suggerirebbero quantomeno una certa prudenza nell’uso di questo pesticida in agricoltura, se non addirittura l’applicazione di limitazioni al suo impiego. La Corte Ue invece sembra ritenere superfluo che per autorizzare questo pesticida si richiedano analisi ulteriori oltre a quelle fornite dalle aziende produttrici.
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Tatiana Maselli