Amaranto contro Monsanto. Sarà una pianta conosciuta fin dall'antichità a contrastare l'operato di Monsanto? La notizia è di un paio di anni fa, ma prosegue attualmente a rimbalzare tra i Social Media proprio in un periodo in cui Monsanto sembra rafforzarsi, in particolar modo a seguito della firma apposta da parte del presidente Obama al Monsanto Protection Act e successivamente alla conferma del divieto da parte degli agricoltori di aggirare i brevetti sulle sementi imposti dalla multinazionale ribadita dalla Corte Suprema statunitense.
Sarà l’amaranto, una pianta conosciuta fin dall’antichità, a contrastare l’operato di Monsanto? La notizia è di un paio di anni fa, ma prosegue attualmente a rimbalzare tra i Social Media proprio in un periodo in cui Monsanto sembra rafforzarsi, in particolar modo a seguito della firma apposta da parte del presidente Barack Obama al Monsanto Protection Act e successivamente alla conferma del divieto da parte degli agricoltori di aggirare i brevetti sulle sementi imposti dalla multinazionale ribadita dalla Corte Suprema statunitense.
È la natura stessa a rigettare le coltivazioni OGM. L’amaranto, il tesoro degli Inca, uno pseudo-cereale alla base dell’alimentazione delle popolazioni centro-americane fin da tempi precolombiani, si è rivelato il protagonista di una vera e propria crociata naturale contro le coltivazioni OGM di Monsanto, sulla base di quanto comunicato da parte di Asociación Civil Develar in una nota dal titolo “La naturaleza contraataca: amaranto inca devora transgénicos de Monsanto”.
L’amaranto, erba sacra agli Inca ed agli Aztechi, sarebbe diventato un incubo per Monsanto, per via della sua capacità di invadere i campi coltivati con l’impiego di sementi di soia OGM. Il tutto ebbe inizio nel 2004, quando un agricoltore di Atlanta si rese conto di come l’amaranto (potenzialmente, una pianta infestante) riuscisse a resistere al potente erbicida Roundup, a base di glisofato, e ad invadere le coltivazioni di soia OGM.
Da una parte, l’amaranto viene dunque ritenuto alla stregua di una fastidiosa pianta infestante da parte di coloro che si occupano della coltivazione utilizzando sementi OGM, mentre dall’altra parte, l’amaranto può essere considerato un alimento ricco di nutrienti, un prezioso cibo per il futuro a cui fare ricorso, considerando come positiva la sua naturale resistenza ad uno degli erbicidi più nocivi. L’amaranto, rispetto alla soia, presenterebbe un maggiore contenuto proteico e vitaminico, con particolare riferimento alla vitamina A ed alla vitamina C.
Esso potrebbe essere valorizzato come un alimento naturale e ricco di nutrienti a tutti gli effetti, mentre i produttori di erbicidi, come Monsanto, sarebbero alla ricerca della soluzione per liberarsi dell’amaranto come pianta infestante. L’amaranto sarebbe però in grado di prendersi gioco dei prodotti e delle tecnologie poste in essere da Monsanto.
Fonte foto:http://reflexionesporadica.wordpress.com
Non soltanto sarebbe risultato resistente a Roundup, ma sarebbe in grado di crescere, data la sua robustezza, anche in caso di clima avverso, senza essere colpito da malattie o da insetti, non rendendo dunque necessario il ricorso a pesticidi per la sua coltivazione. In un mondo che ruota alla rovescia, si sprecano risorse economiche e naturali per la creazione di sementi resistenti alle avversità, quando esse esistono già in natura e potrebbero rappresentare una soluzione a cui ricorrere facilmente per ottenere raccolti produttivi senza la necessità di impiegare diserbanti e pesticidi.
Marta Albè
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