L'allarme lanciato in questi giorni dall’Associazione pugliese GranoSalus sulla presenza di Don oltre i limiti di legge nella pasta e la replica dei produttori.
Indice
Micotossine e glifosato nella pasta? Non si placa la polemica sull’allarme lanciato in questi giorni dall’Associazione pugliese GranoSalus, che ha snocciolato dati relativi soprattutto alla presenza di Don oltre i limiti di legge in due marche di spaghetti.
Uno studio che ha del fondato, se si considera che di glifosato e di altri contaminanti nella pasta ne abbiamo parlato abbondantemente nei mesi scorsi, ma che suscita riflessioni e reazioni differenti a seconda di chi lo legge.
LEGGI anche: GLIFOSATO: TRACCE DI VELENO NELLA PASTA E NEI CIBI CHE MANGIAMO TUTTI I GIORNI (LE MARCHE)
I dati di GranoSalus, infatti, non solo hanno provocato tanto allarmismo – com’è giusto che sia – ma hanno anche acceso un continuum di proteste da parte dei produttori di pasta.
Ma cosa è accaduto?
Spaghetti con tossine e pesticidi: le marche incriminate
Andiamo con ordine: nei giorni scorsi GranoSalus – Associazione di produttori di grano e consumatori – ha annunciato di aver effettuato analisi di laboratorio da cui si evinceva che in tutte le marche di pasta sono presenti “Don, Glifosate e Cadmio entro i limiti di legge per gli adulti, ma almeno due marche di spaghetti si superavano i limiti di Don per la tutela della salute dei bambini”. Si confermava inoltre l’attività di miscelazione tra grani esteri e nazionali e l’assenza di piombo.
Miscelazione inappropriata e presenza di Don i punti chiave: dal test GranoSalus si dedurrebbe che almeno due marche, Divella e La Molisana, supererebbero i limiti che la legge impone per i bambini sul DON (specifichiamo, però, che i prodotti per l’alimentazione dei bambini rappresentano in realtà una categoria etichettata a parte).
Ricordiamo – come vi abbiamo spiegato qui – che in Italia il limite fissato per la micotossina DON come contaminante presente nel grano duro non trasformato è più elevato rispetto ad altri Paesi: il limite è 1750 ppb (parti per miliardo) in Italia e tra 750 e 1000 ppb nella maggior parte degli altri Paesi del mondo. La micotossina DON – deossinivalenolo – è una delle micotossine più diffuse negli alimenti e nei mangimi, in particolare in cereali come grano, orzo e mais.
La dose tollerabile giornaliera per l’uomo di deossinivalenolo è stata fissata a 1 µg/kg.
Nessuna delle marche esaminate supera i limiti di legge.
Granosalus, però, punta il dito contro la “coopresenza di Don, Glifosate e Cadmio negli spaghetti Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia e rivela un’attività di miscelazione tra grani esteri e grani nazionali vietata dai regolamenti comunitari”.
Perché la presenza di questi elementi è, per l’associazione, la prova della presenza di materie prime del Canada, che esporta grandi quantità in Italia.
La tesi di GranoSalus, l’intervista
Abbiamo parlato di studio, e lo avremmo voluto vedwere, ma da GranoSalus ci fanno sapere che per ora sono disponibili solo i risultati di alcune analisi presentati nella tabella sopra esposta.
“Le analisi di GranoSalus sono state svolte in un laboratorio estero accreditato il cui nome è a disposizione della magistratura e non è stato reso pubblico solo perché l’argomento è delicato e le pressioni forti”, come si legge anche su un post su Facebook.
A scriverlo è Donatella Caione, socia di GranoSalus, che nel corso si una lunga intervista ci ha spiegato l’obiettivo dell’indagine.
Qual è lo scopo di questo studio, che ha generato non poche polemiche?
“GranoSalus è una associazione di produttori di grano e consumatori, per cui non ha interessi nel difendere o diffamare un marchio. Semplicemente vogliamo far comprendere l’importanza dell’utilizzare grano italiano”.
Il punto su cui battete è che la miscelazione di grani contaminati con grani privi di contaminazione per ottenere partite mediamente contaminate (sia pur entro i limiti di legge) è vietata dall’Europa.
“Sì praticamente i pastifici mischiano il grano italiano con quello estero. La cosa in sé non è vietata purché il grano estero sia privo di contaminanti. Ma di fatto è veramente difficile che non lo sia perché in Canada soprattutto, primo paese da cui importiamo il grano, visto il clima DEVONO usare il gliphosate per far seccare il grano per poterlo raccogliere” .
E perché i nostri produttori usano grano estero?
“Perché il grano estero è più ricco di glutine, la qual cosa non è un beneficio per chi mangia la pasta ma lo è per le industrie perché più c’è glutine più sono bassi i costi di lavorazione ed essiccazione. Mentre per i consumatori una pasta più ricca di glutine vuol dire meno digeribile, oltre al fatto che contiene la micotossina Don (che in Canada si sviluppa per il clima umido) e per il glifosato”.
Ma non è vero che soglie seppure minime di Don o di cadmio sono naturalmente presenti nei terreni e nelle acque e che il glifosato è utilizzato ovunque?
“Il glifosato nella cerealicoltura meridionale non ha senso di esistere, le piante maturano spontaneamente grazie al clima torrido. Quest’estate quando stavamo mietendo c’erano 40 gradi. In Canada mietono a fine estate con i campi umidi, inerbiti e anche innevati. Per quanto riguarda il Don, si tratta di una micotossina che è conseguenza della fusariosi, una malattia fungina tipica delle zone umide, quindi anche per questa malattia il clima mediterraneo è dalla nostra parte. Da noi le condizioni caldo torride in cui matura il nostro seme fanno sì che non possa esservi fusarium nei nostri grani del Sud.
Altra cosa importante, i limiti europei di contenuto di Mictossina Don sono molto alti perché tarati sul consumo medi di pasta in europa, ma noi i Italia ne mangiamo molta di più. E proprio noi che produciamo gran buono dobbiamo mangiare pasta di bassa qualità e contaminata”.
I produttori di pasta oggi non le mandano a dire…
“Eh sì, invece di dire cercheremo di usare di più grano italiano e ci impegneremo a eliminare questi contaminanti dicono: sono valori bassi, non fanno male. Ma perché se possiamo evitarli facendo ricorso al nostro prodotto più sano? Perché hanno bisogno delle proteine e di speculare sui prezzi della materia prima”.
Spaghetti con tossine e pesticidi: le posizioni dei produttori di pasta
In molti hanno sostenuto si tratti di accuse molto gravi e i produttori oggi hanno cominciato a rispondere.
Si discostano marchi come Granoro e La Molisana, e ovviamente la AIDEPI, Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, che parla di una “ennesima azione denigratoria verso la pasta e i produttori italiani che nasce sulla rete con la sola finalità di creare allarmismo e disinformazione”.
“Solo considerando il glifosato, nella misura trovata dalle analisi di Grano Salus, non sarebbe possibile superare i limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie neppure mangiando 300 kg di pasta al giorno: oltre 20 volte la pasta che consumiamo in media in un anno. Esistono leggi a tutela dei cittadini e le analisi si dovrebbero fare per scoprire chi supera i limiti imposti dalle legge, non per fare un processo mediatico a chi invece produce nel pieno rispetto delle norme. L’EFSA stabilisce limiti precauzionali molto restrittivi, addirittura 100 volte inferiori al livello più basso al di sotto del quale non si hanno riscontri di effetti negativi”.
Quanto alla presenza di fitofarmaci, tossine e metalli pesanti, inoltre, dicono dalla AIDEPI, non è escluso che tracce delle sostanze citate possano trovarsi in grani italiani e del sud Italia. Si sottolinea, in buona sostanza, una totale conformità dell’industria della pasta italiana alla legge europea.
“Possiamo assicurare con la massima serenità che il grano utilizzato nella produzione della Pasta Granoro Dedicato 100% Puglia è ottenuto da filiera costituita da operatori esclusivamente pugliesi”. È quanto affermano il Pastificio Granoro, la Cooperativa Fracoltivatori di Apricena e il Molino De Vita di Casalnuovo Monterotaro. “Non è escluso che tracce delle sostanze citate possano trovarsi in grani italiani e pugliesi (il glifosato non è attualmente vietato in tutta la UE: vedi Regolamento UE 2016/1056 del 29/06/16, Regolamento UE di esecuzione 2016/1313 del 01/08/16 e relativi atti e decreti ministeriali collegati e conseguenti)”.
La replica de La Molisana:
“Siamo mugnai dal 1910 e abbiamo costruito una solida reputazione nella selezione dei gran…i duri più pregiati in Italia e all’estero, nella consapevolezza che una pasta eccellente nasce sempre da un mix di grani di qualità superiore, perfettamente salubri, con caratteristiche chimico-fisiche diverse e complementari.
Ci teniamo a sottolineare che siamo fortemente motivati a tutelare produttività e redditività colturale e a recuperare l’agro-biodiversità italiana. Per questo abbiamo siglato contratti di filiera con oltre 600 produttori del Molise e della Puglia, per l’acquisto di 11.000 tonnellate del seme di grano duro Maestà“.
Anche il Gruppo Barilla contesta Grano Salus, parlando di “gravi inesattezze riportate che ledono la reputazione del più grande produttore di pasta al mondo e di tutta la categoria dei pastai italiani“
Barilla precisa inoltre che non è stata contattata da Grano Salus in alcun modo. E, in assenza di informazioni sul campionamento e la metodologia di utilizzata per il test, nutre grandi dubbi sulla loro attendibilità.
“Grano Salus sostiene che la presenza di minime tracce di contaminanti , ben al di sotto dei limiti di legge, riscontrata nei campioni di pasta Barilla e Voiello, sia indice del fatto che anche Voiello, oltre al marchio Barilla, utilizza grani duri esteri. Questa affermazione è falsa. La pasta Voiello è realizzata solo con grano duro Aureo, 100% italiano. Questa varietà possiede un’altissima qualità pastificatoria garantendo quell’eccellenza dei parametri tecnologici come contenuto proteico, pari al 15,5% e forza del glutine,che la caratterizzano come Top Quality”, rivendica il famoso produttore di pasta.
Così anche ITALMOPA, Associazione Industriali Mugnai d’Italia, che rappresenta, in via esclusiva, l’Industria molitoria italiana, nei due comparti del frumento tenero e del frumento duro, dice:
“[…] I costanti e severi controlli, sia da parte delle competenti Autorità di vigilanza, sia da parte delle stesse Aziende molitorie utilizzatrici, nell’ambito dei piani di autocontrollo, garantiscono la piena rispondenza del prodotto importato alle normative nazionali e comunitarie, nell’ottica del fine primario della tutela della salute del consumatore.
È falsa, e pertanto inaccettabile, anche l’affermazione secondo cui si ricorrerebbe alla miscelazione tra il frumento di importazione – in particolare proveniente dal Canada – e il frumento nazionale per abbassare il livello di contaminanti (micotossine) in esso presenti, e questo al fine di farlo rientrare nei limiti previsti dalla normativa comunitaria“.
E la COOP:
“La pasta a marchio Coop è sicura, i parametri esaminati sono ampiamente entro i limiti di legge e per quanto riguarda
l’origine della materia prima Coop la dichiara apertamente. Quanto scritto dall’associazione Granosalus produce un allarme ingiustificato e gratuito. […] Per il campione a marchio Coop, i valori riportati, per tutti e tre i parametri, sono abbondantemente entro i limiti di legge e di quelli di capitolato Coop che sono più restrittivi“.
Micotossine e glifosato nella pasta, conclusioni
Insomma, una bella gatta da pelare, quella del glifosato e di altre sostanze contaminanti che forse non vedrà mai una fine. A sentir parlare l’associazione pugliese di produttori di grano e consumatori si tratta di sostanze di cui l’industria italiana potrebbe benissimo fare a meno, a beneficio – anche – dei nostri agricoltori.
Al di là delle analisi incriminate, di cui non spetta a noi dare un giudizio, va dato il merito a GranoSalus di aver nuovamente sollevato un problema di come sia prodotta la nostra pasta. Perché abbiamo sempre il diritto di sapere cosa stiamo mangiando.
Vorremmo capire perché non ci si focalizza sul perché esistano questi contaminanti nella nostra pasta e su quale siano le soluzioni…
Cosa mangiare, allora?
Sebbene le quantità di pesticidi e micotossine rilevate da queste analisi ‘della discordia’ sia inferiore ai limiti di legge, è comunque buona regola evitare il più possibile il grano, alternando nella settimana gli altri cereali con glutine a quelli senza.
Importantissimo scegliere prodotti di piccole aziende locali, con una produzione controllata.
Cosa possiamo mangiare al posto del ‘solo’ grano?
Ecco degli articoli che ti potrebbero interessare:
- GRANI ANTICHI: 10 MOTIVI PER CONSUMARLI E DOVE TROVARLI
- 10 FARINE ALTERNATIVE ALLA FARINA 00
- 8 CEREALI (O PRESUNTI TALI) CHE POSSONO MANGIARE ANCHE I CELIACI
- 10 CEREALI ALTERNATIVI AL GRANO PER VARIARE L’ALIMENTAZIONE
Germana Carillo