Non solo Moncler: l’orrore dei piumini che spennano vive le oche

Spiumate senza pietà per interminabili minuti. Testa e zampe immobilizzate per sbrigare velocemente la pratica. Insieme alle piume vengono via anche pezzi di pelle. La carne finisce sempre contusa, spesso lacerata. Viene sommariamente disinfettata e ricucita, non per compassione, ma per limitare le perdite in questi lager che imprigionano dai 5 ai 10 mila esemplari

Spiumate senza pietà per interminabili minuti. Testa e zampe immobilizzate per sbrigare velocemente la pratica. Insieme alle piume vengono via anche pezzi di pelle. La carne finisce sempre contusa, spesso lacerata. Viene sommariamente disinfettata e ricucita, non per compassione, ma per limitare le perdite in questi lager che imprigionano dai 5 ai 10 mila esemplari.

L’ORRIBILE SPIUMATURA – È un orrore che si ripete da una fino a quattro volte in un solo anno negli allevamenti di oche utilizzate per i nostri piumini. La loro imbottitura, infatti, non viene dagli animali morti, ma, in modo illegale, da quelli vivi. Così possono rendere 4 volte. Tutto questo anche se qualche anno fa gli esperti dell’Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea hanno stabilito che “tale pratica può essere effettuata senza causare sofferenza o lesioni, se eseguita nel momento in cui sono in fase di muta e se vengono utilizzate tecniche di spazzolatura e pettinatura”.

‘Siamo tutti oche’ è il titolo dell‘inchiesta di Report andata in onda ieri su Raidue a firma di Sabrina Giannini, che ha portato per la prima volta sul grande schermo l’illegalità della “spiumatura” sulle oche vive in Ungheria, denunciando così la crudele pratica illegale diffusa nella Comunità europea.

oche spiumate

DAGLI ALLEVAMENTI AI NEGOZI DI LUSSO – L’inchiesta comincia dall’imbottitura del piumino più di moda, analizzandone i passaggi: dalla confezione alla delocalizzazione. Un’indagine a largo raggio (anche geografico) sulle scelte di alcuni marchi della moda che si spingono perfino in territori non riconosciuti dall’ONU pur di risparmiare pochi euro su prodotti venduti a prezzi elevati in boutique.

Come in Ungheria, seconda soltanto alla Cina nella produzione annuale di piuma e piumino d’oca che esporta grezza o selezionata in categorie, per leggerezza e prezzo. La destinazione finale è sempre imbottire qualcosa: piumoni, cuscini e capi d’abbigliamento. Si scopre così, con immagini terribili, come e dove viene fatto un piumino. Un prodotto che Remo Ruffini, grande imprenditore italiano che ha acquistato il famoso marchio francese, si augura un giorno tutti chiamino Moncler, come spiega il servizio.

Non a caso l’azienda risponde al servizio stamattina con un messaggio sulla home del proprio sito:

“Moncler utilizza solo piuma di alta qualità, acquistata da fornitori obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal nostro Codice Etico, al punto 6.4. L’associazione del nome Moncler a pratiche illegali e vietate dal nostro Codice Etico, è impropria. I nostri fornitori di piuma sono tutti basati in Italia, Francia e Nord America”.

IL LEGAME CON IL FOIS GRAS

“Alla fine due milioni di oche ungheresi all’anno lasciano definitivamente le loro penne al macello. Vengono pagate a peso, ma per la carne oppure per il loro fegato, fatto crescere 10 volte oltre il normale, una malattia indotta negli animali che gli chef rendono appetibile. E lo chiamano paté de fois gras. Il fegato grasso si ottiene con il metodo dell’alimentazione forzata praticata su oche e anatre, animali che in libertà vivrebbero 10/15 anni, ma vengono uccisi dopo 4 mesi di agonia”, spiega la giornalista.

Le fa eco Friedrich Mülln, attivista della Soko Tierschutz Investigator, ricordando che il 100% degli animali rimane ferito e circa il 20% subisce ferite molto gravi.

“Per tre volte negli ultimi tre anni abbiamo consegnato le foto della fattoria dell’uomo armato di forcone. Sì, le abbiamo date all’EFSA… Abbiamo consegnato tonnellate di prove… numerosi casi dalla Germania, dalla Francia, dall’Ungheria, ecc…”, denuncia l’animalista.

COSA POSSIAMO FARE? Chi acquista un piumone o una giacca non può conoscere la provenienza della piuma. Se è cinese, ungherese, o miscelata. Se è stata spiumata da viva o post mortem. L’unica soluzione per non contribuire a questo orrore è non acquistare prodotti contenenti piume d’oca, premiando le tante alternative sintetiche e altrettanto calde.

TUTTE LE ALTERNATIVE – Ma il “Vera Piuma” è davvero sinonimo di prodotto di qualità? Report ha dimostrato che le griffe italiane non usano sempre pregiato piumino per i loro capi, ma a parte la qualità della piuma (che varia a seconda del livello di maturazione del piumaggio), esistono prodotti che possano offrire un comfort dello stesso livello?

Con questo obiettivo la LAV ha commissionato dei test di comfort, mettendo a confronto proprio un prodotto MONCLER in vera piuma con due prodotti realizzati con materiali alternativi (THE NORTH FACE e SAVE THE DUCK). I test hanno misurato le performance secondo le due variabili “Resistenza Termica” (quanto il prodotto tiene caldo) e “Resistenza Evaporativa” (traspirazione) e i risultati hanno dimostrato che i due prodotti realizzati con materiale sintetico (poliestere) sono più traspiranti della vera piuma, e solo leggermente meno “caldi”.

MONCL

“Il piumino, quindi, oltre che un prodotto eticamente inaccettabile perché produttivo di enormi sofferenze animali, non è difendibile neanche dal punto di vista delle prestazioni. – dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV – Per questo motivo, e per le evidenze emerse nella trasmissione di Rai3, abbiamo chiesto un incontro con la Moncler per confrontarci su scelte commerciali alternative a quelle che sfruttano gli animali, considerando inoltre che il loro Codice etico, all’articolo 6.4 relativo al trattamento degli animali, non fa alcun riferimento alla pratica della spiumatura”.

In Italia l’articolo 19 del Decreto Legislativo 146/2001, vieta a partire dal 1°gennaio 2004 la spiumatura di volatili vivi, ma sul mercato nazionale è possibile acquistare prodotti con piume ottenute con questa crudele pratica e ricavate da animali allevati all’estero. Per la tutela di milioni di oche (e altri anatidi) è quindi necessario vietare il commercio di prodotti che contengono piume.

È una coincidenza che i nostri test siano stati condotti proprio su un capo Moncler, protagonista con altri marchi della puntata di Report, ma questi risultati rafforzano la nostra richiesta – aggiunge Pavesi – i prodotti, infatti, sono stati esaminati a marzo di quest’anno, ben prima che Report realizzasse il servizio e sono stati eseguiti presso il Laboratorio Centrocot – Centro Tessile e Cotoniero di Busto Arsizio (VA), il primo laboratorio in Italia ad avere messo a punto un servizio mirato alla valutazione del grado di confortevolezza offerto da un tessuto”.

L’ENPA ha lanciato una petizione per chiedere all’Europa e a Confindustria di mettere finalmente e definitivamente al bando la pratica dello spiumaggio. Per firmarla clicca QUI

Roberta Ragni

Photo Credit SOKO Tierschutz

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