In che condizioni versano i fiumi italiani? Secondo l'ultimo rapporto ISPRA sarebbero sempre più contaminati da pesticidi
Le acque di laghi e fiumi italiani non versano in buone condizioni in quanto contaminate da pesticidi. È ciò che emerge dall’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra che conferma quanto già si sapeva da precedenti indagini e dagli stessi report dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale relativi ad anni precedenti.
Vi avevamo parlato all’inizio giugno di un dossier di Legambiente relativo all’inquinamento delle nostre acque da parte di microplastiche, antibiotici e creme solari.
A queste notizie non certo confortanti si aggiungono anche i dati che arrivano dall’Annuario ambientale dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in attesa della vera e propria pubblicazione che riguarda il tema contaminazione idrica, ovvero il report completo sui pesticidi nelle acque, elaborato sempre dall’Ispra ed in via di pubblicazione.
Dai dati attualmente disponibili sembra che, considerando lo stato ecologico, si trovino in buono stato solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi italiani.
Dall’annuario, che riporta i dati relativi al 2019, riguardo al problema contaminazione, emerge che i pesticidi si trovano sia le acque superficiali che quelle profonde. Una situazione che tra l’altro sta andando peggiorando.
Se nel 2016 la presenza di pesticidi si rilevava nel 67% dei punti di campionamento delle acque superficiali e nel 33% di quelle sotterranee, nel 2018 la situazione si è aggravata registrando un 77% di contaminazione nelle acque superficiali e un 36% nelle sotterranee.
Come ha anticipato Pietro Paris, responsabile della sezione sostanze pericolose dell’Ispra e coordinatore del Rapporto nazionale sui pesticidi nelle acque, in via di pubblicazione:
“I dati evidenziano una presenza diffusa della contaminazione da pesticidi. Questo dipende anche dal fatto che i controlli sono migliorati sia in termini di copertura territoriale, sia in termini di sostanze cercate. È ragionevole ipotizzare che con il miglioramento delle indagini, specialmente in certe regioni del centro-sud del Paese, verrà alla luce una contaminazione finora non rilevata”
Specifica però anche che:
“Nella maggior parte dei casi le concentrazioni sono basse e inferiori ai limiti stabiliti dalle norme ambientali. Tuttavia, tenendo conto delle lacune conoscitive, è importante evidenziare anche la presenza a basse concentrazioni di queste sostanze, che sono generalmente prodotte artificialmente e non presenti naturalmente nell’ambiente”.
Sembra quindi che l’attuale normativa non sia sufficiente ad evitare la contaminazione dell’acqua di fiumi e laghi da parte dei pesticidi. Infatti, come ha spiegato Paris:
“I limiti per i pesticidi nelle acque potabili nascono più di 20 anni fa, con la direttiva 98/83/CE attualmente in fase di revisione: 0,1 microgrammi/litro per una singola sostanza e 0,5 microgrammi/litro per il totale delle sostanze nelle acque. Questi valori all’epoca rappresentavano la capacità analitica dei laboratori, e la volontà del legislatore era chiara: ‘per quello che riusciamo a controllare, non ci devono essere pesticidi nelle acque destinate al consumo umano.’ Dietro tali limiti non c’era, infatti, una valutazione tossicologica particolare, quanto una volontà di cautela di fronte ai rischi di sostanze progettate per uccidere organismi che vengono reputati dannosi alle attività umane. Ma i meccanismi fondamentali della vita sono simili per tutti gli organismi, e nemmeno l’uomo è al riparo dagli effetti negativi dei pesticidi”.
In pratica, non è detto che i limiti ad oggi fissati siano sufficienti a tutelare la nostra salute. Sostanze dal potere tossico e/o cancerogeno non dovrebbero essere presenti neppure in dosi infinitesimali e se poi consideriamo che nell’acqua spesso vi è un vero e proprio cocktail di sostanze indesiderate, la cosa si fa ancora più seria e grave. Come sottolinea Paris, infatti, l’effetto del mix di queste sostanze sulla nostra salute è ancora sconosciuto e non si ha piena consapevolezza dei rischi tossicologici.
Non c’è altro modo che limitare al minimo l’utilizzo di pesticidi (in Italia se ne utilizzano circa 130 mila tonnellate ogni anno!) l’alternativa è quella di ritrovarli, sempre più numerosi, oltre che nel cibo che mangiamo anche nell’acqua.
Fonti: Ispra / Cambia la terra
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