Sharing economy: Kitchen Library, la biblioteca per attrezzi da cucina

Kitchen Library è una biblioteca non-profit dove si possono prendere in prestito piccoli e medi elettrodomestici e utensili da cucina. L'ultima novità della sharing economy da Toronto

Ci sono poche cose più frustranti di affrontare una ricetta senza la giusta attrezzatura, tranne, forse, dover sborsare fior fior di soldi per procurarsi qualcosa che, in realtà, sappiamo già che useremo una o due volte. O che non entrerà mai nella nostra cucina. A Toronto hanno trovato la giusta soluzione agli acquisti inutili e costosi. E, nemmeno a dirlo, è tutta all’insegna della sharing economy.

È Kitchen Library, una biblioteca non-profit dove si possono prendere in prestito piccoli e medi elettrodomestici e utensili da cucina. Come funziona? In pratica, chi ha bisogno di una specifica formina per il cake design o di quella improponibile pentola per fonduta, non deve fare altro che recarsi nella biblioteca della cucina e prenderle in prestito per un numero di giorni stabilito, pena una piccola tassa.

Il servizio, infatti, è offerto in cambio di un abbonamento di 50 dollari all’anno, che consente di accedere a un’ampissima e completa collezione di gadget da cucina, che va dagli spremiagrumi più specializzati agli essiccatori. Come in qualsiasi biblioteca, ci sono date di scadenza per la riconsegna (3-5 giorni, a seconda del tipo di attrezzatura presa in prestito) e delle tasse per il ritardo (1-2 dollari al giorno).

“Penso al fatto che un sacco di gente va su Pinterest e crea bacheche di cose che vorrebbe realizzare. essere fare. Il nostro servizio porta le persone al passo successivo, dando loro le risorse di cui hanno bisogno per creare realmente le ricette che le hanno ispirate“, spiega la fondatrice Dayna Boyer al National Postkitchen library, sottolineando che la sua Kitchen Library dà accesso a tutti alle apparecchiature per fare pasti sani in modo che il prezzo e lo spazio non siano più un ostacolo.

In un’intervista al Library Journal, poi, aggiunge: “Incoraggiamo le persone a riportarci l’attrezzatura pulita e laviamo e asciughiamo meticolosamente il tutto dopo che è stato restituito. Non possiamo garantire che gli apparecchi non siano stati a contatto con arachidi o altri allergeni, ma “speriamo di prendere al più presto più macchine per la pulizia industriale”, come una lavastoviglie igienizzante. E Boyer spera anche di raddoppiare gli articoli più popolari, per destinare alcuni apparecchi unicamente per la preparazione dei cibi vegetariani o vegani.

Roberta Ragni

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