Sprechi alimentari: ricette per riciclare gli avanzi delle Feste

Circa mezzo miliardo di euro e zero sprechi alimentari. E' a tanto che ammonta il costo di cibi e bevande rimasti sulle tavole delle feste che sono stati salvati dalla spazzatura con la cucina degli avanzi, i cosiddetti "piatti del giorno dopo" tornati prepotentemente sulle tavole degli italiani.

Circa mezzo miliardo di euro e zero sprechi alimentari. È a tanto che ammonta il costo di cibi e bevande rimasti sulle tavole delle feste che sono stati salvati dalla spazzatura con la cucina degli avanzi, ovvero i cosiddetti “piatti del giorno dopo” tornati prepotentemente sulle tavole degli italiani.

La stima è della Coldiretti, che, alla fine delle feste di Capodanno, sottolinea come le famiglie abbiano ridotto gli sprechi nella maggioranza del 62 per cento utilizzando quello che avanza nei giorni successivi magari combinando altre ricette.

Come possiamo recuperare gli avanzi delle feste?

Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono una ottima soluzione per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille. Le 10 milioni di chili di lenticchie, “chiamate” secondo tradizione a portar fortuna, vista anche la situazione difficile che vive il Paese, possono diventare polpettine o burger.

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Addirittura cento milioni – conclude la Coldiretti – i chili di panettoni e pandori acquistati nelle feste di fine anno, da quelli tradizionali fino alle novità proposte direttamente dalle imprese agricole come i dolci all’olio o alla visciole. Per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si può ricorrere alla farcitura con creme.

La frutta secca, infine, può essere facilmente caramellata per diventare un ottimo “torrone”, mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. La parola d’ordine, insomma, è recuperare il cibo, una scelta che fa bene all’economia, all’ambiente e all’etica, come ci hanno insegnato a fare i nostri nonni e la cultura contadina. Basta ricordarlo e riscoprirlo.

Roberta Ragni

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