Troppi pesticidi e acqua: cosa si nasconde dietro alla falsa perfezione di un prato inglese

Divorano acqua e vengono trattati con sostanze chimiche e, in più, il loro costante falciatura disorienta gli insetti impollinatori e li costringe ad allontanarsi. I prati saranno pure belli a vedersi, ma sono l’antitesi della conservazione della Natura. Alternative ne abbiamo per garantirci un po’ di verde?

Va per la maggiore soprattutto in Canada e negli States, dove il tipico praticello all’inglese verde e perfetto davanti casa è sinonimo di famigliola felice e casetta accogliente. Anche da noi i prati inglesi, soprattutto nei giardini privati, sono molto scelti, ma sicuro che sono la cosa migliore da fare per essere il più green possibile?

Non proprio e da più parti si erge sempre più la convinzione che i prati “perfetti” siano in realtà una forma poco sostenibile di utilizzo di spazi dedicati al verde che potrebbero e dovrebbero curati diversamente se si mira a un minor impatto ambientale.

Ma perché? Il motivo è presto detto: c’è un forte squilibrio tra i benefici  dei prati erbosi e le conseguenze della manutenzione, dell’irrigazione e delle altre pratiche utili a mantenerli sempre verdi e curati. Conseguenze che spesso si traducono in pratiche che non fanno che ridurre la vegetazione disponibile per gli insetti impollinatori.

3 motivi per dire no a un prato classico

La moda del prato all’inglese, il classico tappeto erboso uniforme, ha un grossissimo difetto: per essere mantenuto in maniera impeccabile,  divora ogni anno miliardi di litri di benzina e di acqua, producendo milioni di tonnellate di CO2.

Lo avevamo spiegato qui: L’erba del vicino non è sempre più verde: il lato nascosto e oscuro dei prati perfetti

Una perfezione dal costo elevato, quindi, sia in termini economici, ma anche ambientali.

Ricapitolando, tre sono i motivi per cui un prato non è ecologico:

  • per mantenerlo, si utilizzando fertilizzanti e pesticidi che poi il deflusso dell’acqua piovana trasporta in corsi d’acqua, fiumi, laghi e oceani, attraverso i sistemi fognari
  • alle attività di falciatura sono direttamente collegate emissioni di gas serra e le altre forme di inquinamento
  • i prati, infine, non forniscono una vegetazione adatta agli insetti impollinatori né offrono spazio utile per altre specie animali o vegetali che contribuirebbero a rendere gli ecosistemi più vari ed equilibrati

Il metodo più adatto per un avere un prato green

Ma un prato ha allora solo aspetti negativi? Non esattamente. Rimane sempre uno spazio verde che, rispetto alle superfici senza una benché minima vegetazione, ha terreno sotto che garantisce un maggiore drenaggio e una conseguente riduzione del deflusso superficiale dell’acqua piovana, che infiltrandosi mantiene umido il suolo. E non solo: guardare un prato piuttosto che una colata di cemento è sempre un toccasana per mente e cuore.

Secondo uno studio, inoltre, i prati sono in grado di assorbire anidride carbonica, ma nemmeno ciò è sempre vero: talvolta, la loro frequente fertilizzazione può produrre più emissioni di quanto il prato sia in grado di assorbirne. Lo dice un’altra ricerca in cui si descrivono i vantaggi ambientali dei prati come inevitabilmente inferiori al loro impatto ambientale.

L’alternativa green al prato classico è insomma possibile? Certo che sì ed è più semplice di quanto di pensi: non usare più il tosaerba o utilizzarlo il meno possibile per lasciar crescere un po’ di erba incolta e permettere così alle piante selvatiche di crescere e moltiplicarsi, sostenendo la sopravvivenza di insetti e altri piccoli animali.

QUI leggi perché non dovresti mai falciare il tuo prato durante il mese di maggio.

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Fonti: Plant Life

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