Gli studiosi dell'Università di Sassari, insieme con quelli dell'Ateneo di Cagliari, hanno pensato bene di sfruttare le proprietà di un nuovo tipo di nanomateriale "high-tech"che ha tutte le carte in regola per portare la rivoluzione nelle nostre case e nella vita quotidiana: il grafene
Vetri che si autopuliscono al sole. Donne, non è fantascienza, ma pura realtà: le nanotecnologie lucideranno, e pure in maniera ecologica, il nostro futuro a suon di grafene! E a degli italiani il merito della miracolosa scoperta.
Gli studiosi dell’Università di Sassari, insieme con quelli dell’Ateneo di Cagliari, hanno pensato bene di sfruttare le proprietà di un nuovo tipo di nanomateriale “high-tech”che ha tutte le carte in regola per portare la rivoluzione nelle nostre case e nella vita quotidiana.
Si tratta del grafene, un materiale costituito da uno strato di atomi di carbonio collocati su una struttura a nido d’ape. Trasparente come il vetro, più resistente dell’acciaio e capace di condurre l’elettricità meglio del rame, il grafene (isolato per la prima volta in laboratorio nel 2004 per opera di alcuni studiosi di Manchester) è considerato il materiale delle meraviglie. Tanto da meritarsi il premio Nobel nel 2010.
Ma i vetri? Come si autopuliscono i vetri e come si mantengono lucenti senza spreco di acqua e detersivi? In pratica, i ricercatori italiani hanno aggiunto il grafene a un sottilissimo strato di ossido di titanio nano-poroso. In questo modo, hanno ottenuto una pellicola che possiede una elevatissima attività fotocatalitica, la più alta registrata fino ad ora in un film sottile e trasparente. Ed è proprio questa proprietà l’amica delle casalinghe! Essa infatti consente ai vetri domestici di “autopulirsi” utilizzando la luce del sole per far fuori tutto lo sporco depositato sulle loro superfici ed evitando così quella periodica snervante manutenzione della loro pulizia.
La scoperta, pubblicata sulla rivista internazionale “ACS Applied Materials & Interfaces“, è stata diretta dal dottor Luca Malfatti e dal Professor Plinio Innocenzi, afferenti al Laboratorio di Scienza del Materiali e Nanotecnologie del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica dell’Università di Sassari, in collaborazione con il gruppo del prof. Alberto Mariani del Dipartimento di Chimica e Farmacia dello stesso Ateneo, e con il gruppo della dott.ssa Maria Casula del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Cagliari. Alla scoperta hanno contribuito anche prestigiose l’Istituto italiano di tecnologia (IIT), l’Università Tecnica di Graz e la divisione di Scienza ed Ingegneria dei Materiali dell’australiano “Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation” (CSIRO).
Germana Carillo
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