Oral B Glide. Il filo che in molti usano per la pulizia tra i denti potrebbe di fatti contribuire ad aumentare le concentrazioni di sostanze perfluoroalchiliche nel nostro organismo, determinando rischi per la nostra salute. Sotto accusa soprattutto quello con la presenza del fluoro
Oral B Glide. Il filo che in molti usano per la pulizia tra i denti potrebbe di fatti contribuire ad aumentare le concentrazioni di sostanze perfluoroalchiliche nel nostro organismo, determinando rischi per la nostra salute. Sotto accusa soprattutto quello con la presenza del fluoro
I cari vecchi PFAS, la famigerata famiglia di composti chimici usati prevalentemente in campo industriale, sono in agguato anche nell’utilizzo dell’apparentemente innocuo filo interdentale, causando così eventuali danni alla salute.
Sono anni che oramai si parla di queste sostanze cosiddette perfluoroalchiliche utilizzate in una vasta gamma di prodotti di consumo perché particolarmente esistenti all’acqua e ai grassi. Ma molti sono i rischi accertati associati a cancro, problemi immunitari e di sviluppo e altro.
Soprattutto in Veneto, sarebbero centinaia di migliaia le persone con tracce di questa sostanza cancerogena nel sangue cancerogena nel sangue a causa dell’inquinamento delle falde acquifere da sversamento industriale.
Ora, a dimostrare in una nuova ricerca il legame tra il filo interdentale e i PFAS è stato un team di ricerca americano guidato da studiosi del Silent Spring Institute di Newton, Stati Uniti, in collaborazione con l’Università di Notre Dame e del Child Health and Development Studies Participant Advisory Council di Berkley, in California.
Dagli esperimenti, che hanno coinvolto 178 donne di mezza età e nei quali sono stati misurati i livelli di 11 distinti PFAS da campioni di sangue, è emerso che le donne che utilizzavano il filo interdentale di un noto marchio avevano livelli più alti di un determinato PFAS, il PFHxS (acido perfluoroesanosolfonico). La presenza del fluoro (un marcatore dei PFAS) nel filo interdentale è stata dimostrata attraverso una “spettroscopia” di emissione di raggi gamma indotta da particelle (PIGE), che l’ha rilevata anche in altri due prodotti tra quelli testati.
Le donne che utilizzavano il filo interdentale Oral-B Glide tendevano ad avere livelli più alti di un tipo di PFAS chiamato PFHxS (acido perfluoroesanosolfonico) nel loro corpo rispetto a quelli che non lo facevano. Per comprendere meglio la connessione, i ricercatori hanno testato 18 fili interdentali (inclusi 3 prodotti Glide) per la presenza di fluoro – un marcatore di PFAS – utilizzando una tecnica chiamata spettroscopia di emissione di raggi gamma indotta da particelle (PIGE). Tutti e tre i prodotti Glide sono risultati positivi al fluoro, coerentemente con i rapporti precedenti secondo i quali Glide è fabbricato utilizzando composti Teflon.
Ma attenzione, non tutti i fili interdentali hanno le sostanze incriminate. “Questo è il primo studio a dimostrare che l’uso del filo interdentale contenente PFAS è associato a un carico corporeo superiore di queste sostanze chimiche tossiche”, ha dichiarato la dottoressa Boronow che ha condotto le analisi. “La buona notizia è che, sulla base delle nostre scoperte, i consumatori possono scegliere fili interdentali che non contengono PFAS”.
I Pfas, insomma, presenti in una moltitudine di prodotti (rivestimenti degli abiti impermeabili, contenitori per alimenti, pelli e tappeti, schiume antincendio, insetticidi, padelle e pentole antiaderenti solo per citarne alcuni) risultano un grave pericolo su diversi fronti, soprattutto perché tendono a rimanere a lungo nell’organismo anche per molti anni. Si ritiene che i Pfas intervengano sul sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, e che siano sostanze cancerogene. In più, i ricercatori sostengono relazione di queste sostanze con l’insorgenza di tumori a reni e testicoli, lo sviluppo di malattie tiroidee, ipertensione gravidica e coliti ulcerose.
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Germana Carillo