Siamo sempre stati convinti che tenere in casa alcuni tipi di piante potesse essere una buona soluzione, economica e naturale, per migliorare l’aria degli ambienti in cui viviamo. Sembra però che non sia esattamente così, almeno secondo i risultati di una ricerca condotta in Francia.
Siamo sempre stati convinti che tenere in casa alcuni tipi di piante potesse essere una buona soluzione, economica e naturale, per migliorare l’aria degli ambienti in cui viviamo. Sembra però che non sia esattamente così, almeno secondo i risultati di una ricerca condotta in Francia.
Anche la Nasa aveva confermato che le piante possono migliorare l’aria di case e appartamenti ma sembra che, almeno alcune tra queste, siano in grado di catturare i composti gassosi esclusivamente in laboratorio. I risultati, a detta degli esperti, sono decisamente meno convincenti nelle condizioni di vita reale.
Ne è sicuro ad esempio Damien Cuny, docente di Ecotossicologia presso la Facoltà di Farmacia di Lille che ha partecipato al programma di ricerca Phytair che dal 2004 al 2011 ha studiato la fattibilità di purificare l’aria di casa con l’aiuto delle piante. In particolare gli esperimenti si sono concentrati su 3 specie: il Potos (Scindapsus aureus), il Falangio (Chlorophytum comosum) e la Dracaena marginata.
Indubbiamente, come ha dichiarato anche il professore francese: “molte piante hanno la proprietà di assorbire inquinanti”. In laboratorio effettivamente queste riescono a catturare monossido di carbonio, benzene e formaldeide, con maggiore o minore efficienza, rivelando la preferenza delle varie specie per alcuni inquinanti.
Nella pianta, queste sostanze vengono catturate dagli stomi (piccoli fori sulla superficie delle foglie) e dalle cuticole. Anche i microrganismi contenuti nel substrato vegetale svolgono un ruolo importante nell’assorbimento degli inquinanti gassosi.
Purtroppo, però, nelle case la situazione è differente. Per studiare i processi chimici e biologici che sono alla base del fenomeno per cui le piante riescono a depurare l’aria, gli scienziati stabiliscono condizioni spesso molto lontane dalla realtà: piante immagazzinate in spazi a basso volume, alta concentrazione dell’inquinante studiato nell’aria, assenza di ventilazione e altro.
“Nella situazione reale, i risultati sono completamente diversi” ha dichiarato Damien Cuny. Così, in una stanza normalmente ventilata, “i rendimenti non consentono una significativa eliminazione degli inquinanti”. Le piante considerate anti smog, dunque, non riuscirebbero a pulire affatto l’aria del nostro salotto o delle nostre stanze in cui spesso circolano sostanze inquinanti come monossido di carbonio, composti organici volatili, fumo di tabacco, allergeni e altro.
Anche in seguito ai risultati di Phytair, la francese Ademe (Agenzia per l’ambiente e la gestione energetica) sostiene che l’uso di piante non rientri tra i sistemi scientificamente validati per limitare i livelli di inquinamento nelle case. Consiglia invece di:
- Aprire le finestre di casa ogni giorno per 5-10 minuti
- Controllare che le prese d’aria e i filtri di ventilazione non siano ostruiti
- Evitare di fumare dentro casa
- Evitare il riscaldamento continuo, soprattutto in camera da letto o nelle stanze con poca ventilazione
- Acquistare e utilizzare il più possibile prodotti “puliti”, ossia che emettono il minimo di composti organici volatili COV: detergenti, deodoranti, vernici, ecc.
Davvero tutte le altre ricerche si sono sbagliate e non hanno tenuto conto delle diverse condizioni tra laboratorio e case reali?
Potrà anche essere vero che non è risolutivo utilizzare le piante nei nostri appartamenti per limitare l’inquinamento degli ambienti in cui viviamo, ma comunque è un tentativo che non costa molto e vi è sempre il vantaggio di abbellire gli spazi con un po’ di verde (che non guasta mai).
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Francesca Biagioli