Riciclare la carta è un appello raccolto da moltissimi e che trova un suo serissimo riscontro anche in quel frivolo mondo che è la moda dove, tra pizzi, merletti e gossip, c'è chi crea splendidi abiti-capolavoro unicamente ricorrendo a carta riciclata affinché creatività, ingegno ed ecologia si fondano in un nuovo, coscienzioso eco-trend.
In Italia ricicliamo il 74% della carta e del cartone immessi sul mercato: 3 milioni di tonnellate a livello nazionale, circa 50kg per cittadino per un risparmio stimato attorno ai 376 milioni di euro tra mancati costi di discarica (l’incenerimento di una tonnellata di rifiuti varia tra 96 e 192 euro/tonnellata, mentre il trattamento della carta straccia costa tra 64 e 96 euro/tonnellata), e nuovi posti di lavoro. Una virtuosa attività che, in barba alla crisi ed alla riduzione dei consumi ha segnato, nei primi mesi del 2009, un ulteriore aumento del 3% senza calcolare che, grazie alla raccolta differenziata di materiali cellulosici, abbiamo evitato in pochi anni la costruzione di ben 170 nuove discariche (dati Comieco).
E se consumiamo un quantitativo di carta superiore di sei volte rispetto a quello di un cinquantennio fa, circa 164kg a persona ogni anno (dati Worldwatch), è pur vero che, rispetto ad allora, abbiamo la possibilità di perseverare nelle nostre (cattive) abitudini sfruttando i prodotti di quelle nuove tecnologie nate dall’esigenza di consumi più sostenibili: con la carta riciclata o certificata FSC (prodotta con legno proveniente da foreste gestite in modo sostenibile), proteggiamo le foreste vergini (da cui viene il 17% del legno utilizzato nell’industria della carta), risparmiamo acqua ed energia, dimezziamo le emissioni di CO2 durante la fase di produzione, riduciamo gli inquinanti causati dalla lavorazione chimica e dai trasporti e, dulcis in fundo, risparmiamo denaro poiché il prezzo della carta riciclata è generalmente più basso di quello della carta tradizionale di qualità equivalente.
L’equazione è semplice: più carta = meno foreste, più carta riciclata = più foreste ed è da anni omai che le maggiori organizzazioni ambientaliste si battono per proteggere quegli immensi, meravigliosi polmoni verdi che sono fonte di sostegno per migliaia di popoli, paradiso di milioni di specie animali e nostra unica fonte di salvezza.
Un appello raccolto da moltissimi e che trova un suo serissimo riscontro anche in quel frivolo mondo che è la moda dove, tra pizzi, merletti e gossip, c’è chi crea splendidi abiti-capolavoro unicamente ricorrendo a carta riciclata affinché creatività, ingegno ed ecologia si fondano in un nuovo, coscienzioso eco-trend.
Abiti in questo materiale erano già utilizzati come sostituti per abiti di tessuto nella prima metà del XX secolo, quando per esigenze economiche si cercavano alternative a buon mercato agli abiti tradizionali, poi nel 1966 la compagnia americana Scott Paper introdusse sul mercato la prima collezione di abiti monouso come pubblicità per le proprie creazioni, invadendo il mercato come materiale promozionale per i fini più disparati, dalla Pop-Art agli slogan per campagne politiche, incantando Stati Uniti ed Europa e solleticando l’estro degli stilisti che, da allora, hanno cercato di incorporare questo suggestivo materiale nelle loro collezioni.
Creazioni uniche celebrate, questo anno, dal ModeMuseum di Anversa che, fino al 16 agosto, ospiterà l’esposizione Paper Fashion: la più grande collezione al mondo nel suo genere con 400 abiti di carta realizzati negli anni ’60. E se abiti di carta sfilano un po’ ovunque sulle passerelle di tutto il mondo, proprio in Italia tale ricerca ha trovato una sua ispirazione/rivendicazione green. Testimonial d’eccezione, le opere di Caterina Crepax ed Ivano Vitali.
“Bisogna prestare attenzione all’umile, alle piccole cose, agli scarti del nostro vivere quotidiano; bisogna cercare di restituire l’anima alle cose, ritrovarne l’identità, ridefinirne il senso e il valore per regalare loro una nuova identità. Con un semplice foglio, piegandolo, tagliandolo, stropicciandolo si può pensare, si può progettare. Assemblando, incollando, applicando, si può creare. Si può dare una nuova vita, un nuovo significato; si può costruire, si può scolpire, si possono fare meraviglie. Carta in giapponese si dice Kami, che significa anche divinità, forza creatrice che si trasforma continuamente, si ricicla e rinasce sempre con una forma nuova“. Questa è la filosofia di Caterina Crepax, figlia del grande disegnatore di fumetti Guido, architetto d’interni di professione, grafica, scenografa e creativa per naturale, genetica propensione, ed è questa la fonte d’ispirazione da cui traggono origine i suoi abiti di carta: scontrini, scarti di tipografia e dei tabulati dei computer, buste e vecchi giornali utilizzati come tessuti preziosi per vere e proprie opere d’arte e da sogno da indossare.
“Recupero della carta dei giornali per un’arte che rispetti l’ambiente e le tradizioni“, così invece vi dà il benvenuto il sito (www.artnest.it) che ospita la produzione di Ivano Vitale: artista, ecologista, scultore e performer che ha fatto del riciclo creativo della carta il suo personale cavallo di battaglia sin dal 1992, quando con Dino Castelvecchi e Alberto Morelli, fonda il Gruppo ARF (Arte Ricerca Firenze) con l’obiettivo di sperimentare nuovi materiali. La svolta nel 2002 con l’apertura di “Artnest“, laboratorio per la creatività in collaborazione con Maddalena Ghini dove Vitali, deciso a creare da solo gli abiti per le sue performances, inizia a filare i giornali che, tra le sue mani, si trasformano in gomitoli di filo di tutte le misure: li attorciglia, li unisce, una striscia dopo l’altra senza uso di forbici o colla, senza acqua o coloranti così da permettere, a chi vi si avvicina, di leggere le parole e lettere dei giornali usati come piccoli archivi filati.
Dalla madre impara a fare la calza, a cucire, a fare l’uncinetto, ad usare il telaio ed altre tecniche tradizionali e realizza vesti, maglioni, tessuti che diventano naturalmente portavoci di messaggi densi, armoniosi: rispetto per le tradizioni, senso sacro del tempo, della manualità unito alla ricerca, alla sperimentazione, all’innovazione, al rispetto ed alla cura per il mondo e per l’ambiente.
Se la carta invaderà, con il tempo e con gli studi, anche i nostri armadi guadagnando nuovo terreno per il suo recupero, questo staremo a vederlo. Certo, per tutti quelli che come noi condividono la passione per lo scrivere, indossare un bell’abito del genere in una serata, magari di gala, costituirebbe il modo più originale e più trendy per distinguersi. A patto, ovviamente, che non piova.
Rosa Simonetta