Lunga vita ai copertoni! Nuove strade per il recupero degli pneumatici

Dal design all'arte, dalla rigenerazione alla produzione di energia: ecco come prolungare la vita ai vecchi pneumatici usurati

In Europa ogni anno se ne scartano 220 milioni per il mostruoso peso di circa 3,4 milioni di tonnellate di gomma (dati AIRP); solo in Italia sono 380mila le tonnellate di vecchi pneumatici che ogni anno arrivano a fine vita. Secondo i dati dell’Ecopneus (il consorzio per il riutilizzo, il riciclo e lo smaltimento dei pneumatici usati) di questi, 180mila vengono indirizzati al recupero termico (utilizzati cioè come combustibili per produrre energia elettrica o nei forni dei cementifici) in patria o all’estero. E la restante parte?

Grazie ad una normativa del luglio 2006 che vieta il metodo storico di smaltimento (combustione, sic!), essa non può essere più conferita in discarica nemmeno frantumata.

Calcolate che, per costruire un pneumatico di una autovettura, occorrono 7 kg di gomma per la cui produzione sono necessari 27 litri di petrolio, mentre per un pneumatico industriale, 60/70 kg di gomma, l’impiego è di circa 100 litri: un vero e proprio patrimonio di materie prime che verrebbe totalmente disperso attraverso lo smaltimento. A questi dati si aggiunga il lievitare del prezzo della gomma che, risentendo della crisi internazionale delle materie prime, è salito di circa il 52% e si capirà meglio perché in tutto il mondo sta crescendo fortemente l’ interesse per le nuove tecnologie atte al recupero ed al riutilizzo di questi veri e propri patrimoni neri. Vediamo dunque quali sono le proposte.

Un primo passo può essere costituito dal processo di ricostruzione, processo a più fasi regolamentato da norme tecniche specifiche (Regolamento ECE ONU 108 per le vetture e regolamento ECE ONU 109 per i veicoli commerciali), che interessa il pneumatico che non sia definitivamente compromesso da danni strutturali: il battistrada usurato viene sostituito con materiale nuovo dalle caratteristiche del tutto simili all’originale dando vita ad un prodotto assolutamente affidabile, economico e, soprattutto, eco-sostenibile. Secondo l’AIRP, la ricostruzione salva circa il 70% dei materiali originari dello pneumatico: ciò permette un risparmio medio annuo (solo in Italia) di 160 milioni di litri di petrolio e 46.000 tonnellate di altre materie prime strategiche come gomma naturale e sintetica, nero fumo, fibre tessili, acciaio e rame.

È italiano invece il progetto per il primo impianto per la produzione di energia pulita ottenuta da vecchi pneumatici: grazie al processo ideato dalla Costech International, società di Pioltello (Mi) che produce strumenti di analisi chimica, i vecchi pneumatici, anziché essere bruciati o triturati, vengono sottoposti a idrogetti della pressione di 3.500 bar che separano l’acciaio dalla gomma. Il sistema permette di ricavare gas naturale, gasolio e carbon black: materiali destinati ad essere venduti assieme all’85% dell’energia elettrica che il processo produce e non assorbe per autoalimentarsi. L’azienda debutterà a Jacksonville, in Florida dove la senatrice Corrine Brown ha fortemente voluto la creazione dell’impianto “abbiamo trovato esattamente la risposta alle nostre esigenze per creare nuove fonti di energia pulita” afferma la Brown, “un po’ di merito andrà a quei cervelli che non hanno lasciato l’Italia ma che qui hanno lavorato per migliorare la qualità della vita di tutti“.

E, sempre negli U.S.A., Robert Amme, professore di fisica e scienza dei materiali dell’università di Denver, ha sviluppato una nuova tecnica per produrre pavimentazione per impianti ricreativi come piste di atletica, piste ciclabili e i parchi giochi per bambini riciclando la gomma dei pneumatici usati. Oltre ad avere costi inferiori rispetto ai materiali attualmente utilizzati, ha commentato Amme, questa nuova metodologia consentirebbe di liberarsi dei pneumatici di scarto che solo negli Stati Uniti sono 290 milioni l’anno. Per ogni 2 chilometri di pavimentazione realizzata infatti sarebbero riutilizzati dai sei ai sette mila pneumatici.

E se, nel suo piccolo, un creativo ragioniere veneto, Mario Spandei, dal ’91, con la “Industrial Limited Europe srl”, produce scarpe per “non calpestare l’ ambiente”, le Us Road fabbricate in Spagna con i pellami ecologici forniti dall’ americano “Feuer Leather Group” e le gomme consumate dei Tir europei.

lg_us_roads_in_gomma_riciclata

Coniugando business e buona volontà ecologica, l’artista portoghese, Lucia Zani testimonia l’attenzione del mondo dell’arte nei confronti dei problemi ambientali ed alla questione dello smaltimento dei pneumatici usati con Metamorfosi, un’ enorme palma costruita con circa 150 pneumatici, alta 3,6 metri che campeggia in una delle strade principali di Sinora in Portogallo.

Metamorfosi_lucia_zani

Dulcis in fundo, non potevano mancare le proposte di design, sempre più orientate verso soluzioni decisamente eco: le tre giovani architetti: Angela Mensi, Ingrid Taro e Cristina Merlo con la linea RICrea, sono riuscite a coniugare progettazione, tecnologia , passione e rispetto per l’ambiente. Il riciclo diventa arte: vecchie zattere di salvataggio, pnumatici esausti e teloni di camion danno vita a poltrone, divani e sedute dai colori sgargianti e dalla comodità assoluta. Gli arredi di RICrea, poi, sono ottimi per l’esterno, da sfoggiare in giardino o sul terrazzo con la garanzia di stupire gli amici con un arredo di stile ed eterno, grazie alle proprietà, in questo caso solo positive della plastica.

ricrea-2

Tante piccole, grandi idee per una cultura ogni giorno sempre un po’ più green. Perché la battaglia per l’ambiente, così come i pneumatici riciclati, ha ancora tanta strada da fare.

Rosa Simonetta

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