Un progetto per creare a mano delle borse utilizzando la plastica riciclata. Si tratta del Chikumbuso Women & Orphans Project, di una fortunata iniziativa che permette il sostentamento di una comunità di donne vedove e bambini nello Zambia, regione dell’Africa decimata dalla povertà e dal virus responasibile dell’Aids, malattia purtroppo ancora molto diffusa tra i membri della popolazione adulta della regione e causa di numerose morti ogni anno.
Un progetto per creare a mano delle borse utilizzando la plastica riciclata e in particolare i sacchetti sapientemente filati e lavorati all’uncinetto. Si tratta del Chikumbuso Women & Orphans Project, di una fortunata iniziativa che permette il sostentamento di una comunità di donne vedove e bambini nello Zambia, regione dell’Africa decimata dalla povertà e dal virus responasibile dell’Aids, malattia purtroppo ancora molto diffusa tra i membri della popolazione adulta della regione e causa di numerose morti ogni anno.
L’iniziativa è nata dall’idea di un’insegnante statunitense, Linda Wilkinson, rimasta letteralmente scioccata dall’ingente numero di donne rimaste senza marito e prive di un lavoro, a seguito di una visita presso Lusaka, città capitale dello Zambia. Il progetto ha avuto inizio nel 2005 e potrebbe presto estendersi ad un maggior numero di comunità ed agli stati limitrofi, grazie al supporto dell’Environment Africa Green Fund, volto a sostenere lo sviluppo degli stati africani dal punto di vista sociale, economico ed ambientale.
Linda ha dato inizio alle attività a partire da un piccolo gruppo di donne vedove con bambini, di cui si trovavano ad occuparsi tra numerose difficoltà, poiché prive di qualsiasi sostegno finanziario o fonte di guadagno. Dopo i primi tentativi, l’idea che si è rivelata di maggior successo è stata quella di realizzare delle borse, di diverse dimensioni forme e colori, utilizzando della plastica di recupero. Dopo le prime istruzioni da parte di Linda, le donne hanno saputo realizzare prodotti magnifici grazie alla loro creatività ed abilità.
Una volta avviata la produzione artigianale, le borse sono state messe in vendita prima localmente e poi a livello internazionale. Ogni artigiana riceve il 50% del ricavato dalla vendita di ogni borsa. Un altro 15% è destinato ad un fondo che si occupa di sostenere progetti dedicati alla comunità, del pagamento degli insegnanti e di forme di micro-credito. Un altro 15% entra a far parte dei risparmi che permettono ad ogni donna di riscuotere il proprio salario mensile.
Il progetto coinvolge al momento 63 donne e permette loro di sostenere economicamente la propria famiglia, i propri figli ed i membri più deboli della comunità, all’interno della quale vige un forte senso di unione e di solidarietà, in una sorta di rete di mutuo soccorso che si occupa tutti coloro che si trovano in condizioni di difficoltà. Il sostegno dell’iniziativa passa anche attraverso libere donazioni oltre che alla possibilità di acquisto delle borse prodotte dalle artigiane, ognuna delle quali costituisce un pezzo unico ed originale.
Marta Albè