Green roof: il giardino sul tetto che scotta

Una tecnologia verde, bella da vedere che in più protegge, isola e combatte l'inquinamento: i green roof sono oggi uno dei temi chiave della bio-architettura.

Col termine “green roof” (tetto verde) ci si riferisce a una tecnica di copertura dei tetti con uno strato di terra su cui viene fatta crescere della vegetazione, con vari gradi di estensione ed intensività. Per difendere il solaio dall’infiltrazione di umidità e radici, lo strato “verde” è separato isolato con speciali sbarramenti sia chimici che fisici.

I green roof sono da sempre uno dei cavalli di battaglia dell’architettura ecologista moderna, sin dagli anni ’60 quando si ha iniziato a diffondersi partendo dalla Germania e dall’Austria, terra natale di Friedensreich Hundertwasser: pittore, scultore, visionario architetto ecologista, considerato uno dei padri della bio-architettura.

Anche se anticamente era tipica delle abitazioni rurali nord-europee (anche se c’è chi la fa risalire fino ai giardini pensili di babilonia), i greenroof trovano oggi – paradossalmente – i loro più grandi estimatori soprattutto nelle grandi città, soffocate dall’inquinamento.

Infatti, oltre alle ottime funzioni di isolamento acustico e termico (e conseguente risparmio energetico per il condizionamento delle case) che portano benefici agli abitanti dei palazzi interessati, la copertura verde porta dei benefici anche all’intera città. Esteticamente, il panorama ne risulta ammorbidito, si aumentano gli spazi verdi che producono ossigeno e si creano habitat urbani atti ad ospitare a molte specie di uccelli (che li preferiscono sicuramente ai fili della luce).

Oltre l’aspetto paesaggistico, i greenroof possono contribuire in maniera determinante ad aumentare la qualità della vita cittadina, risolvendo diversi problemi del sistema urbano. Ecco in che modo un giardino sul tetto può rendere più vivibile le nostre città:

  • Riduce la quantità di precipitazioni che scolano dai palazzi, prevenendo allagamenti e disagi per i pedoni provocati dai nubifragi violenti. Lo strato di terra e vegetazione funziona come una spugna, assorbendo l’acqua, per poi rilasciarla pian piano, pensateci la prossima volta che venite inondati dallo scolo violento di una grondaia.
  • Combatte attivamente lo smog, catturando e metabolizzando gli agenti inquinanti, come i composti volatili e il famigerato particolato prodotto dai motori, soprattutto da quelli degli aerei che cade dall’alto verso il basso.
  • Mitiga il cosiddetto effetto de “l’isola di calore urbana” (UHI), ovvero il maggior riscaldamento delle città rispetto alle aree rurali circostanti. Questo fenomeno è dovuto a diversi fattori tra cui l’aumento delle superfici verticali assorbenti e riflettenti, il vasto utilizzo di materiali, come l’asfalto, che hanno proprietà termiche che tendono ad accumulare calore e la mancanza di evaporazione e del conseguente raffreddamento. Dipingere il tetto di bianco invece che di nero sarebbe già un buon inizio, ma i tetti verdi aggiungono all’alto potere riflettente anche una componente di raffreddamento attivo attraverso l’evaporazione.Fukuoka_jp

Per far si che i greenroof abbiano un impatto misurabile sull’atmosfera cittadina, la percentuale di tetti verdi in una data area urbana dev’essere considerevole. Gli studi in corso su questo argomento sono molti, ma anche se ancora non ci sono certezze, sta di fatto che diverse città già da anni sostengono e sovvenzionano la diffusione dei tetti verdi, attraverso contributi economici e/o regolamenti urbanistici.

La Germania è uno dei paesi più virtuosi: oggigiorno circa il 10% dei tetti tedeschi hanno green roof, per un totale di 130 Km2 con un aumento del 10% annuo di tetti verdi. A Monaco di Baviera, ad esempio, i greenroof sono previsti nel piano regolatore sin dal 1984! nei successivi 15 anni sono stati realizzati 400000 mq di coperture verdi.

In Svizzera, sempre molto sensibili alle tematiche ecologiche, le città di Basilea, Zurigo e Lucerna prevedono dal 2005 – per regolamento – che tutti i tetti delle nuove costruzione debbano essere verdeggiati in qualche misura.

A Tokyo, dove le temperature hanno continuato a salire ininterrottamente negli ultimi anni, nel 2001 è stata attuato il “Tokyo Plan 2000” (subito ribattezzato “Green Tokyo Plan,”) che prevede che tutte le nuove costruzioni con tetti di più di 1000 mq debbano accogliere della vegetazione su almeno il 20% della superficie del tetto.

Vancouver_Public_LibraryToronto, altra città pioniera nello sviluppo dei greenroof, quest’anno ha lanciato un piano di sostegno economico per tutti gli edifici commerciali, industriali e istituzionali: I progetti per l’implementazione di tetti verdi sono finanziati con 50 dollari (canadesi) per metro quadrato (fino ad un massimo di $100,000).

A Chicago, una delle città americane più ecologiche, il programma di diffusione dei greenroof è iniziato 10 anni fa: oggi ci sono più di 200 green roof (uno addirittura in cima al comune) per un totale di quasi 300000 mq, con un sensibile effetto contro il riscaldamento e gli allagamenti .

In Italia siamo ancora un po’ indietro ma i green roof stanno comunque prendendo piede, anche grazie al lavoro di sensibilizzazione portato avanti dall’Associazione Italiana per il Verde Pensile (AIVP).

Un primo passo – fondamentale – è stato fatto nel 2007, raccogliendo tutte le regole di progettazione per le coperture verdi in un’unica norma nazionale (la UNI 11235) che ha unificato i parametri per la progettazione, l’esecuzione e la manutenzione delle “coperture a verde“.

green roof a Chicago

Nella Finanziaria 2008 (Legge 24 dicembre 2007, n. 244) I green roof sono stati inseriti tra le soluzioni architettoniche che possono avvantaggiarsi delle agevolazioni fiscali (detrazione del 55%) legate allo sviluppo eco-sostenibile. Mancano però ancora progetti di diffusione e incentivazione a livello delle singole città, volte ad aumentare la concentrazione dei tetti verdi in una determinata area in modo da massimizzare il loro effetto sul clima urbano.

Gli unici segnali interessanti arrivano (manco a dirlo) dall’Emilia Romagna: nel regolamento edilizio del Comune di Reggio EmiliaFaenza sono stati da poco introdotti incentivi per l’architettura verde in generale, tra cui la realizzazione di verde pensile per più del 50 per cento della superficie di copertura. Anche i Comuni di Rimini e Cesenatico hanno introdotto alcuni riferimenti nei loro piani regolatori volti ad incentivare il verde pensile.

Ci lascia un po’ perplessi constatare che siano città relativamente piccole a incentivare questa tecnica, mentre dovrebbe essere un interesse impellente delle grandi città, come Milano o Roma, sempre alle prese con problemi di inquinamento dell’aria.

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