Il miglior concime è quello organico, quello cioè che si ottiene da sostanze naturali, come i rifiuti organici. Il compost è un prodotto fertilizzante che si ottiene dalla decomposizione naturale di sostanze organiche. Semplice. E lo è altrettanto realizzarlo.
Chi ama coltivare piante e fiori lo sa bene: è molto importante utilizzare un buon fertilizzante. Questo è un termine spesso associato all’idea di dover addizionare un composto chimico alle sostanze nutritive della terra per far crescere piante rigogliose. Sbagliato. O meglio, non necessariamente vero. Il miglior concime è quello organico, quello cioè che si ottiene da sostanze naturali, come i rifiuti organici. Il compost è un prodotto fertilizzante che si ottiene dalla decomposizione naturale di sostanze organiche. Semplice. E lo è altrettanto realizzarlo.
Ognuno di noi, infatti, produce quotidianamente una serie di rifiuti organici vegetali. Accumulando questi materiali di scarto all’aperto o in un apposito contenitore, detto composter, si può ottenere in breve tempo un compost di buona qualità per il giardinaggio e l’agricoltura.
Vediamo innanzitutto quali sono i rifiuti organici da utilizzare per il compostaggio, distinguendo tra gli scarti umidi (quelli di cucina) e gli scarti secchi (quelli di giardino). Tra gli scarti umidi si annoverano i residui di verdura, le bucce della frutta, i fondi di tè e di caffè, mentre per quelli secchi possiamo sfruttare i fiori appassiti, i rami di potatura, le foglie secche, l’erba tagliata del prato e anche la segatura. Non sono indicati, invece, gli avanzi di cibo di origine animale e i cibi cotti, che potrebbero attirare insetti e altri animali.
Il luogo ideale per posizionare il nostro composter è un angolo ventilato alla luce del sole, che goda magari di una semiombra. Occorre inoltre assicurargli un’adeguata areazione, perché i microrganismi vivono solo in presenza di ossigeno. Il materiale di partenza deve essere ben miscelato e contenere nelle stesse proporzioni gli scarti umidi e quelli secchi; in questo modo si avrà la giusta porosità per una buona circolazione dell’aria. I rifiuti possono essere introdotti continuamente nel composter, aggiungendo materiale nuovo man mano che quello vecchio fermenta e prestando attenzione al tasso di umidità del composto: è opportuno bagnarlo leggermente se la massa si asciuga troppo.
Ci sono tre fasi principali in cui si sviluppa il processo di compostaggio:
nella prima, che dura da una a tre settimane, la temperatura comincia a salire.
Nella seconda, che può durare anche diversi mesi, la temperatura dovrà stabilizzarsi tra i 50° e i 60°. In questa fase occorre rimescolare la massa dalle tre alle cinque volte al mese per evitare differenze di maturazione tra l’interno e l’esterno della materia.
Nella terza si arriva ad uno stato di composto pronto: la materia ha subito un compostaggio di quattro-otto mesi e si è trasformata in humus.
Un compost maturo si riconosce dal colore scuro, dalla consistenza soffice e dall’odore di terriccio. A seconda del grado di maturazione, il compost è destinato a usi diversi. Dopo otto-dieci mesi si ha un compost pronto: ottimo per la preparazione delle aiuole, i vasi fioriti e la risemina di prati. Il compost maturo, invece, ottenuto dopo dodici-ventiquattro mesi di compostaggio, è ideale come terriccio per vasi.
Il compostaggio è una pratica semplice, non impegnativa e non costosa che ha molteplici vantaggi. Riduce la quantità di rifiuti organici in discarica, nonché la formazione del percolato, sostanza che inquina le falde acquifere. Inoltre consente di ricavare terriccio naturale e fertile per le nostre piante, senza bisogno di utilizzare concimi o fertilizzanti aggiuntivi. Non male, pronti per l’esperimento?