Come coltivare l’albero di chinotto

Quando si parla di chinotto, la mente vola immediatamente alla nota bevanda dal sapore inconfondibile, un retrogusto amarognolo che ha diviso generazioni di consumatori. In pochi sanno che la bevanda prende vita da un agrume omonimo, il chinotto, un frutto antico e quasi dimenticato.

Coltivato soprattutto in Liguria, dove è Presidio Slow Food, il chinotto rappresenta la base di una delle bibite più apprezzate dagli amanti dello stile vintage, ma anche un frutto dalle molteplici applicazioni, sia in cucina che in pasticceria. In questo articolo, vi guideremo alla scoperta di questo agrume, dalla sua coltivazione alle sue varietà, fino ai consigli pratici per coltivarlo e proteggerlo da parassiti e malattie.

Descrizione della pianta di chinotto

Il chinotto, nome scientifico Citrus myrtifolia, è una pianta appartenente alla famiglia delle Rutaceae, la stessa che annovera agrumi più comuni come arance, limoni e pompelmi. È un piccolo albero sempreverde che raggiunge al massimo i tre metri di altezza, con foglie di colore verde scuro e dalla forma allungata, simili a quelle del mirto, da cui deriva il nome della specie. La pianta produce frutti sferici, leggermente più piccoli di un mandarino, con una buccia rugosa e di colore verde-arancio. Benché visivamente invitanti, i frutti non sono adatti al consumo fresco a causa del sapore amaro e acidulo.

Varietà di chinotto

Le varietà del chinotto non sono particolarmente numerose, ma alcune differenze si possono riscontrare a seconda del luogo di coltivazione. La varietà più nota è sicuramente il Chinotto di Savona, che ha ottenuto il riconoscimento di Presidio Slow Food nel 2004. Viene coltivato in Liguria, in particolare nella zona compresa tra Varazze e Pietra Ligure, dove il clima mite e il terreno calcareo contribuiscono a conferire al frutto le sue caratteristiche uniche. Esistono poi altre varietà locali coltivate in Sicilia, ma il chinotto ligure rimane il più celebre e apprezzato.

Come coltivare l’albero di chinotto

Dove posizionare il chinotto

La pianta di chinotto ama il sole e i climi temperati, tipici delle aree costiere della Liguria e della Sicilia, ma può essere coltivata anche in altre regioni italiane, purché venga garantita un’adeguata esposizione alla luce solare. Il chinotto soffre particolarmente il freddo, per cui è fondamentale proteggerlo dalle gelate invernali. Se coltivato in vaso, è possibile spostarlo all’interno durante i mesi più freddi, avendo cura di posizionarlo in un ambiente luminoso e ben ventilato.

Quale terreno utilizzare per il chinotto

Il terreno ideale per coltivare il chinotto deve essere ben drenato e ricco di sostanze organiche. Si consiglia di utilizzare un substrato composto da terra fertile, sabbia e torba in parti uguali. Questo mix permette alle radici di respirare e riduce il rischio di ristagni idrici, che possono causare problemi di marciume radicale. In caso di coltivazione in vaso, è fondamentale predisporre uno strato di argilla espansa o ghiaia sul fondo del contenitore per facilitare il drenaggio dell’acqua.

Come coltivare il chinotto in vaso

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Coltivare il chinotto in vaso è una scelta pratica per chi vive in città o in zone dove il clima non è adatto alla coltivazione in piena terra. Il vaso deve essere di dimensioni adeguate, con un diametro minimo di 40 cm per permettere alle radici di svilupparsi liberamente. È importante rinvasare la pianta ogni 2-3 anni, sostituendo il substrato esaurito con un terreno fresco e nutriente. Durante l’inverno, la pianta va spostata in un luogo riparato, mentre in estate può essere posizionata all’aperto, preferibilmente in una zona ben esposta al sole.

Come irrigare il chinotto

Il chinotto ha bisogno di una buona irrigazione, soprattutto nei mesi estivi, quando il caldo intenso può causare la disidratazione della pianta. Come sempre, dovrete evitare i ristagni idrici, che possono compromettere la salute delle radici. Si consiglia di annaffiare la pianta al mattino presto o al tramonto, evitando di bagnare le foglie, che potrebbero sviluppare malattie fungine. Durante l’inverno, le annaffiature vanno ridotte, poiché la pianta entra in uno stato di semi-riposo vegetativo.

Come concimare il chinotto

Il chinotto, come la maggior parte degli agrumi, è una pianta piuttosto esigente dal punto di vista nutritivo. È quindi necessario concimare regolarmente la pianta con fertilizzanti specifici per agrumi, ricchi di azoto, potassio e fosforo, ma anche di microelementi come ferro e magnesio. La concimazione va effettuata durante la fase di crescita, da marzo a settembre, ogni 15-20 giorni. In inverno, invece, si può sospendere o ridurre drasticamente la somministrazione di concime.

Quando fiorisce il chinotto

Il chinotto fiorisce tra la primavera e l’inizio dell’estate, producendo piccoli fiori bianchi dal profumo intenso e molto gradevole. I fiori si trasformano successivamente in frutti, che maturano tra settembre e novembre. Durante il periodo di fioritura, fate in modo che la pianta riceva un’adeguata quantità di luce e acqua per favorire lo sviluppo dei frutti.

Malattie e parassiti del chinotto

Come tutte le piante, anche il chinotto può essere soggetto ad attacchi di parassiti e malattie. Tra i parassiti più comuni troviamo gli afidi, che attaccano le foglie e i germogli, succhiando la linfa e indebolendo la pianta. Altri parassiti comuni sono le cocciniglie, che si annidano sui rami e sulle foglie, causando macchie scure e riducendo la fotosintesi. Per combattere questi parassiti, è possibile ricorrere a prodotti specifici, come olio di neem o insetticidi naturali.
Tra le malattie più frequenti vi è il mal bianco, un fungo che attacca le foglie e i frutti, formando una patina bianca polverosa, ed il marciume radicale, causato da un eccesso di irrigazione, minaccia che non manca mai. La prevenzione rimane la miglior difesa: un’adeguata gestione dell’irrigazione ed una buona ventilazione aiutano a prevenire l’insorgenza di queste patologie.

Specialità a base di chinotto

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A fronte del sapore amaro che rende il chinotto inadatto al consumo diretto, il nostro agrume è molto apprezzato per l’ottima versatilità. Il frutto viene largamente impiegato nella produzione di marmellate, canditi, liquori e altre conserve: grazie alla particolare acidità ed al caratteristico gusto amarognolo, il chinotto si presta perfettamente a essere trasformato in prodotti dal sapore deciso e inconfondibile.

Canotti canditi al maraschino

Una delle preparazioni più celebri è quella dei chinotti canditi al maraschino, una vera e propria prelibatezza della tradizione ligure. Il dolce affonda le radici nella seconda metà dell’Ottocento, quando alcuni pasticceri della Provenza, abili nella canditura della frutta, portarono questa tecnica artigianale in Liguria. Il procedimento prevede che i chinotti, raccolti ancora acerbi e dalla buccia verde, vengano sottoposti a un lungo processo di deamarizzazione.

In passato, questo passaggio avveniva attraverso l’immersione dei frutti in acqua di mare, un metodo antico che oggi è stato sostituito da un più moderno trattamento in acqua dolce. Dopo aver perso la loro naturale amarezza, i chinotti vengono cotti e immersi in uno sciroppo ottenuto da acqua e zucchero. Solo alla fine di questo processo vengono arricchiti con maraschino, un liquore dolce a base di ciliegie, che dona ai frutti un sapore ancora più aromatico. I chinotti così canditi diventano un ottimo accompagnamento per gelati, dolci al cucchiaio o serviti da soli, magari come sfizio gourmet da sfoggiare nelle occasioni speciali.

Marmellata di chinotto

Oltre ai canditi, un altro uso molto diffuso del chinotto è la marmellata. La polpa del frutto, dal gusto intenso e amaro, viene cotta con zucchero e, in alcuni casi, spezie come la cannella o i chiodi di garofano, per creare una confettura dal sapore unico.

Questa marmellata è perfetta da spalmare su fette di pane tostato, o come accompagnamento a formaggi stagionati, creando un contrasto tra il dolce, l’acido e il sapido. La marmellata di chinotto rappresenta una specialità regionale spesso difficile da trovare nei grandi supermercati, ma apprezzata nei mercati locali e nelle botteghe artigianali.

Liquore al chinotto

Il chinotto trova impiego anche nella preparazione di liquori, il più famoso è il liquore al chinotto, prodotto principalmente in Liguria. Questo liquore, ottenuto dalla macerazione dei frutti in alcol, ha un sapore robusto e aromatico, con note amare che lo rendono ideale come digestivo dopo i pasti. Spesso servito freddo o con ghiaccio, il liquore al chinotto è una bevanda che racchiude i profumi e i sapori del Mediterraneo.

Il chinotto ha una presenza importante anche nel mondo della mixology. Grazie al gusto deciso, è utilizzato per dare un tocco unico a diversi cocktail, come l’Americano o il Negroni, dove regala una nota amarognola che si sposa perfettamente con il vermouth ed il gin. La bevanda analcolica a base di chinotto, famosa negli anni ’60, ha oggi vissuto una seconda giovinezza, diventando un must negli aperitivi vintage e nelle rivisitazioni di drink classici.

Curiosità sul chinotto

Il chinotto è uno di quei frutti che, fino a pochi decenni fa, rischiava di cadere nell’oblio, condividendo il destino di molti “alberi dimenticati“. Questa espressione si riferisce a piante da frutto un tempo largamente coltivate in Italia, ma progressivamente abbandonate con l’avvento della grande distribuzione e la preferenza per prodotti più commerciali e di facile consumo. Insieme ad altri agrumi e frutti, come il corniolo o il nespolo del Giappone, il chinotto è stato per anni un frutto di nicchia, relegato a coltivazioni locali e a un uso circoscritto nelle regioni di origine.

La sua riscoperta è legata anche al crescente interesse per i “frutti dimenticati”, una categoria che racchiude prodotti tipici della biodiversità agricola italiana, oggi valorizzati grazie a iniziative come i Presidi Slow Food. Il Chinotto di Savona, in particolare, è stato oggetto di questa rinascita culturale e gastronomica. Coltivato lungo la Riviera di Ponente, questo agrume è diventato simbolo di una tradizione che non vuole scomparire e che, anzi, trova nuova linfa vitale attraverso l’attenzione dei produttori locali e dei consumatori più consapevoli.

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