Approvata definitivamente la direttiva europea Case green che punta a rendere tutti gli immobili a emissioni zero entro il 2050: i punti chiave da conoscere, dai lavori di ristrutturazione da fare all'addio alle caldaie a gas
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C’è la fumata bianca dagli Stati membri Ue per la nuova direttiva Case green. Dopo un percorso tortuoso e nonostante il voto contrario dell’Italia e dell’Ungheria (e delle astensioni di Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia), ieri i ministri europei al Consiglio Ecofin hanno raggiunto l’accordo definitivo sull’atto legislativo inerente le performance energetiche degli edifici (EPBD).
L’ambizioso traguardo è arrivare a un patrimonio immobiliare a zero emissioni entro il 2050. Naturalmente, tutto questo avverrà in modo graduale grazie a una serie di step che i Paesi europei dovranno rispettare.
🏘️Houses, offices, public buildings and all other buildings will have be climate neutral by 2050. This is crucial for cutting greenhouse gas emissions and reducing energy poverty.
Today the Council adopted revised rules on the energy performance of buildings. More👇 #Fitfor55
— EU Council (@EUCouncil) April 12, 2024
Cosa cambia per gli edifici (residenziali e non)
Già entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, mentre entro il 2050 dovrà esserlo l’intero parco edilizio dell’Ue. Per quanto riguarda quelli non residenziali, la direttiva (che è stata resa più soft) introduce standard minimi di prestazione energetica, garantendo che non superino la quantità massima specificata di energia primaria o finale che possono utilizzare per metro quadrato ogni anno.
L’Ue ha stabilito che entro il 2030 almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato, mentre il 26% entro il 2033. Ai singoli Stati spetterà la facoltà di esentare strutture come:
- palazzi storici
- edifici agricoli
- luoghi di culto
- edifici di proprietà delle forze armate
Eliminazione graduale dell’uso di combustibili fossili
Secondo quanto previsto dalla direttiva, i Paesi Ue dovranno garantire che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sarà ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035.
Inoltre, almeno il 55% della riduzione energetica sarà ottenuta grazie la ristrutturazione degli edifici più deteriorati (che rappresentano il 43% del totale). Toccherà ai singoli Stati promuovere misure di assistenza tecnica e di sostegno economico, in particolare nei confronti delle famiglie più vulnerabili.
Infine, per decarbonizzare tutto il settore edilizio, la direttiva case green punta all’eliminazione graduale delle caldaie alimentate a combustibili fossili entro il 2040 e all’installazione di impianti di energia solare nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali in fase di ristrutturazione che richiedono un permesso. Per quanto riguarda l’obbligo di installare i pannelli solari, interesserà soltanto i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030.
Il voto contrario dell’Italia
Il piano europeo Case green è stata ostacolato fino alla fine dall’Italia.
“Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, l’iter si è purtroppo concluso. La posizione italiana è nota. Il tema è ‘chi paga?’, visto che abbiamo in Italia delle esperienze abbastanza chiare in proposito” ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a margine del Consiglio Ecofin.
Secondo l’associazione Green Building Council Italia, l’EPBD implicherà una spesa che oscilla tra i 20 e i 55 mila euro a famiglia.
La direttiva pone una restrizione chiave: la maggior parte delle ristrutturazioni dovrà coinvolgere il 43% degli edifici meno efficienti. – evidenzia Fabrizio Capaccioli, presidente del Green building council Italia – Questo significa che gli obiettivi non potranno essere raggiunti solo attraverso la costruzione di nuovi edifici; in Italia, particolare attenzione sarà data alle ristrutturazioni di cinque milioni di edifici esistenti. Ora resta l’approdo sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Sarà responsabilità dei singoli Paesi fissare le strategie e le azioni necessarie per raggiungere tali traguardi attraverso i loro piani.
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Fonte: UE
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