Direttiva case green, c’è l’ok definitivo dell’Ue: tutte le nuove regole per gli edifici

Approvata definitivamente la direttiva europea Case green che punta a rendere tutti gli immobili a emissioni zero entro il 2050: i punti chiave da conoscere, dai lavori di ristrutturazione da fare all'addio alle caldaie a gas

C’è la fumata bianca dagli Stati membri Ue per la nuova direttiva Case green. Dopo un percorso tortuoso e nonostante il voto contrario dell’Italia e dell’Ungheria (e delle astensioni di Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia), ieri i ministri europei al Consiglio Ecofin hanno raggiunto l’accordo definitivo sull’atto legislativo inerente le performance energetiche degli edifici (EPBD).

L’ambizioso traguardo è arrivare a un patrimonio immobiliare a zero emissioni entro il 2050. Naturalmente, tutto questo avverrà in modo graduale grazie a una serie di step che i Paesi europei dovranno rispettare.

Cosa cambia per gli edifici (residenziali e non)

Già entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, mentre entro il 2050 dovrà esserlo l’intero parco edilizio dell’Ue. Per quanto riguarda quelli non residenziali, la direttiva (che è stata resa più soft) introduce standard minimi di prestazione energetica, garantendo che non superino la quantità massima specificata di energia primaria o finale che possono utilizzare per metro quadrato ogni anno.

L’Ue ha stabilito che entro il 2030 almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato, mentre il 26% entro il 2033. Ai singoli Stati spetterà la facoltà di esentare strutture come:

  • palazzi storici
  • edifici agricoli
  • luoghi di culto
  • edifici di proprietà delle forze armate

Eliminazione graduale dell’uso di combustibili fossili

Secondo quanto previsto dalla direttiva, i Paesi Ue dovranno garantire che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sarà ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035.

Inoltre, almeno il 55% della riduzione energetica sarà ottenuta grazie la ristrutturazione degli edifici più deteriorati (che rappresentano il 43% del totale). Toccherà ai singoli Stati promuovere misure di assistenza tecnica e di sostegno economico, in particolare nei confronti delle famiglie più vulnerabili.

Infine, per decarbonizzare tutto il settore edilizio, la direttiva case green punta all’eliminazione graduale delle caldaie alimentate a combustibili fossili entro il 2040 e all’installazione di impianti di energia solare nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali in fase di ristrutturazione che richiedono un permesso. Per quanto riguarda l’obbligo di installare i pannelli solari, interesserà soltanto i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030.

Il voto contrario dell’Italia

Il piano europeo Case green è stata ostacolato fino alla fine dall’Italia.

“Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, l’iter si è purtroppo concluso. La posizione italiana è nota. Il tema è ‘chi paga?’, visto che abbiamo in Italia delle esperienze abbastanza chiare in proposito” ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a margine del Consiglio Ecofin.

Secondo l’associazione Green Building Council Italia, l’EPBD implicherà una spesa che oscilla tra i 20 e i 55 mila euro a famiglia.

La direttiva pone una restrizione chiave: la maggior parte delle ristrutturazioni dovrà coinvolgere il 43% degli edifici meno efficienti. – evidenzia Fabrizio Capaccioli, presidente del Green building council Italia – Questo significa che gli obiettivi non potranno essere raggiunti solo attraverso la costruzione di nuovi edifici; in Italia, particolare attenzione sarà data alle ristrutturazioni di cinque milioni di edifici esistenti. Ora resta l’approdo sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Sarà responsabilità dei singoli Paesi fissare le strategie e le azioni necessarie per raggiungere tali traguardi attraverso i loro piani.

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Fonte: UE

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