Detrazioni fiscali per l’edilizia: cosa cambierà nei bonus 2025 con la nuova manovra

La Manovra 2025 proroga di un anno il bonus ristrutturazioni. Tuttavia, critiche emergono per la mancata distinzione tra interventi di qualità e il rischio di incoerenza con gli obiettivi energetici nazionali. Ecco alcune soluzioni per migliorare l'efficacia delle agevolazioni.

Bonus ristrutturazioni, bene ma non benissimo: ecco cosa cambierà con la Manovra del prossimo anno.

La Manovra 2025 proroga di un anno il bonus ristrutturazioni per le prime case, ma le condizioni approvate dal Governo rischiano di influenzare negativamente il pieno raggiungimento degli obiettivi comunitari relativi alla direttiva case green, oltre a suscitare forti preoccupazioni nel settore delle costruzioni, che, secondo dati Federcostruzioni, ha registrato un lieve aumento del 3% nel 2023.

Ricapitolando

– Bonus ristrutturazioni al 50%, prorogato alle stesse condizioni del 2024, con un limite di spesa di 96mila euro per le prime case
– 36% di detrazione dal 2025 al 2027 per le seconde case
– 30% di detrazione dal 2028 al 2033 per le seconde case

La proroga del bonus ristrutturazioni nel dettaglio

Con la nuova Legge di Bilancio, il bonus ristrutturazioni al 50% è stato prorogato anche per il 2025, contrariamente alla previsione che prevedeva per il 2025 una detrazione al 36% con un tetto di spesa di 48mila euro per unità immobiliare.

Aliquote in riduzione

Rispetto alla manovra precedente, nel 2025 l’aliquota rimane al 50% per le prime case, con un tetto di spesa elevato a 96mila euro. Tuttavia, a partire dal 2026, questa aliquota sarà ridotta al 36%, un livello che rischia di non essere sufficiente e potrebbe portare a una diminuzione degli interventi di riqualificazione.

Mancata distinzione degli interventi

Un secondo aspetto critico è la mancata distinzione tra interventi di alta qualità, come il miglioramento energetico e antisismico, e interventi di scarso valore aggiunto. Questa equiparazione rischia di non soddisfare adeguatamente i bisogni di famiglie e imprese, compromettendo le possibilità di migliorare comfort, sicurezza e risparmio energetico.

Incoerenza rispetto al PNIEC

Infine, il terzo punto problematico riguarda l’incoerenza con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), che prevede azioni specifiche per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e sicurezza energetica. L’assenza di misure legislative alternative adeguate rischia di far perdere all’Italia terreno nel settore dell’efficienza energetica e della resilienza degli edifici.

Molte altre nazioni, che hanno adottato provvedimenti per l’efficienza energetica e le rinnovabili negli edifici, si sono date orizzonti di almeno dieci anni. Germania, Francia, Olanda e Svezia hanno messo a punto incentivi di lunga durata, permettendo alle imprese del settore edile di strutturarsi in modo coerente ed efficace, favorendo uno sviluppo solido del mercato. L’Italia, con questa scelta miope, rischia di abbandonare un settore strategico per il contrasto al cambiamento climatico, che offre un grande potenziale e dà lavoro a molte piccole e medie imprese.

afferma Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento FREE, un’associazione che promuove lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Per superare le criticità delle detrazioni fiscali così come previste dall’attuale Governo, il Coordinamento propone sette soluzioni:

1. Mantenere l’aliquota del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica, estendendola agli interventi meritevoli in termini di decarbonizzazione fino al 2030.
2. Introdurre un’aliquota del 75% per le ristrutturazioni che combinino riqualificazione energetica, sismica e resistenza agli eventi estremi.
3. Non prevedere benefici per l’uso di caldaie a gas.
4. Prevedere l’impiego del Conto Termico anche per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali, con impegni di spesa annui predefiniti, supportando anche gli interventi per i contribuenti incapienti.
5. Valutare la possibilità di cumulare le detrazioni fiscali con il Conto Termico, estendendolo come indicato al punto precedente.
6. Facilitare l’uso degli Energy Performance Contract o dei Contratti di Servizio Energia, permettendo alle ESCO di accedere direttamente alle misure di supporto, sia fiscali che in conto capitale, in analogia al Conto Termico per la Pubblica Amministrazione.
7. Rivedere il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, integrandolo con altre misure per favorire l’accesso ai finanziamenti, consentendo l’intervento delle ESCO e delle imprese coinvolte nella riqualificazione degli edifici anche tramite le detrazioni fiscali.

L’associazione è convinta di poter realizzare queste proposte senza gravare eccessivamente sui conti pubblici, rispettando comunque gli obiettivi del Governo nei confronti dell’Unione Europea.

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Fonte: Coordinamento FREE

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