Si chiamano 'villaggi modello' e rappresentano un tipo di pianificazione urbanistica e sociale che si è sviluppata in Inghilterra a partire dal 18° secolo, ovvero con lo sviluppo industriale.
Vi avevamo già parlato del villaggio Leumann e quello di Crespi D’Adda, costruiti per i lavoratori delle fabbriche vicine, direttamente commissionate dagli imprenditori. Quella ripresa dall’Italia è una tradizione che affonda le sue radici in Gran Bretagna.
I villaggi modello esistono ancora oggi e al loro interno ci abitano gli impiegati delle fabbriche di sapone, cioccolato e di tanti altri settori. L’obiettivo da sempre, è stato quello di assicurare ai lavoratori migliori condizioni di vita.
Fornire un alloggio con tutti i servizi con la possibilità di avere la famiglia vicina, è stata sicuramente un’ottima idea per creare una sorta di città dentro la città. Alcune dei villaggi modello che vedete in queste immagini sono sorti tra il 18esimo e il 19esimo secolo e sono serviti a contrastare il sovraffollamento dei quartieri abitati dalla classe operaia.
Non solo, perché in queste case lo standard di vita è migliore con comunità integrate, spazi aperti e tanti servizi a cui a volte gli impiegati in fabbrica non riescono ad accedere. Per questo, il Gran Bretagna il modello è ben collaudato e sviluppato in diverse città.
Col tempo, alcuni imprenditori hanno preso a cuore il benessere dei loro dipendenti, secondo la filosofia che se il lavoratore è felice, finirà per produrre di più. Sono nati così insediamenti a New Lanark in Scozia, oggi un patrimonio mondiale Unesco, a Port Sunlight, costruito da William Hesketh Lever di Lever Brothers, per ospitare i lavoratori della sua fabbrica di sapone.
Anche in Italia ci sono questi tipi di villaggi: