L'Università può essere un affare molto costoso, soprattutto negli Stati Uniti, dove la maggior parte degli studenti deve ricorrere a prestiti per poter far fronte a tutte le spese e completare gli studi. Per questo, non stupisce che un giovane texano abbia pensato di risparmiare sull'affitto costruendosi una tiny house, una casa in miniatura portatile.
L’Università può essere un affare molto costoso, soprattutto negli Stati Uniti, dove la maggior parte degli studenti deve ricorrere a prestiti per poter far fronte a tutte le spese e completare gli studi. Per questo, non stupisce che un giovane texano abbia pensato di risparmiare sull’affitto costruendosi una tiny house, una casa in miniatura accessoriata e portatile.
Dovendo tornare ad Austin per gli ultimi due anni di università, Joel Weber, un venticinquenne di Dallas, ha deciso che, diversamente dai suoi compagni di corso, non avrebbe cercato un alloggio nei dintorni del campus, spendendo oltre 800 dollari al mese in affitto, ma si sarebbe costruito una casa di proprietà.
La sua scelta, sicuramente atipica e coraggiosa, non si è basata esclusivamente su calcoli di tipo economico, ma ha radici più profonde.
“Ho vissuto qualche tempo in un appartamento in affitto, ma volevo sentirmi proprietario di qualcosa e investire in qualcosa che fosse mio.” – ha dichiarato Weber a riguardo – “Le case piccole mi sono sempre sembrate affascinanti: quanto ero più giovane, mi piacevano le case sugli alberi e credo che quel sogno non sia mai morto.”
L’idea di una tiny house gli è venuta nell’estate del 2014: da bravo progettista, Weber si è messo all’opera e, nel giro di un anno, ha disegnato e tirato su una piccola casa portatile, a partire da un rimorchio di poco più di 5 metri di lunghezza. Nell’opera lo hanno aiutato anche amici e conoscenti, e in particolare un elettricista e un carpentiere che hanno lavorato gratis insieme lui.
Nel complesso, la tiny house è costata circa 20 mila dollari, che Joel Weber ha pagato sia ricorrendo ai propri risparmi, sia usufruendo di materiali da costruzione messi a disposizione dalle persone intorno a lui. E il risultato di tanta dedizione e di tanto lavoro è una graziosa abitazione di poco più di 13 metri quadri, dotata di impianto idraulico ed elettrico oltre che di una doccia, di una stufa, di una cucina accessoriata, di diverse scaffalature (tra cui un’originalissima scala-libreria) e di un soppalco per il letto.
L’unico problema, al momento, è che la piccola casa è sprovvista di water, una mancanza che costringe Weber ad utilizzare la toilette di una delle case del vicinato: la messa a punto di un bagno funzionale è il suo prossimo obiettivo, assicura tuttavia lo studente.
D’altra parte, la sua casa in miniatura è un work in progress: con il tempo, il volenteroso studente vorrebbe renderla sempre più sostenibile, ad esempio dotandola di un serbatoio per la raccolta dell’acqua piovana e di pannelli solari. Anche perché il suo obiettivo dichiarato è di abitarla il più a lungo possibile, anche dopo la fine degli studi.
La tiny house di Joel Weber al momento è parcheggiata nella sua città, Dallas, e aspetta solo l’inizio dell’anno accademico per affrontare un viaggio di trecento chilometri ed essere trasportata a Austin, nei dintorni dell’Università del Texas.
Buon viaggio e buona fortuna!
Lisa Vagnozzi
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