Lo tsunami che ha sconvolto il Giapponeha ribadito all'uomo, per l'ennesima volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, di cosa è capace l'acqua. E mentre a nord del Pacifico si contano le vittime sommerse o trascinate via dalle onde, a sud si studia il modo per non farsi trovare impreparati quando l'acqua inizierà a sommergere parti intere delle città già affacciate sulla costa per via dei cambiamenti climatici .
Il NSW Government australiano ha previsto che entro il 2050 il livello dei mari si alzerà di 40 cm, per arrivare a quota 90 cm all’appuntamento del 2100.
Numeri che, visualizzati su un righello, raccontano poco ma che inseriti nelle mappe di alcune delle principali città portuali del mondo si trasformano in fotografie di interi quartieri sommersi dall’acqua.
È proprio in vista di questo futuro che il governo di Sydney ha indetto un concorso internazionale destinato a raccogliere idee innovative capaci di suggerire soluzioni abitative che consentano all’uomo di vivere sull’acqua. La stessa città si è proposta come promotrice e cavia, essendo una tra le metropoli occidentali che nel corso dei prossimi anni dovrà fare i conti con ciò che oggi gli scienziati prevedono sulla carta.
Prendendo in esame il tessuto urbano di Sydney e le caratteristiche del fronte portuale, prima trincea nella quale si combatterà la guerra tra l’uomo e l’acqua, una ventina di studi specializzati in urbanistica e architettura del paesaggio si sono presentati al termine della competizione.
Come si immaginano, dunque, gli architetti di oggi, le città galleggianti del futuro? La visionarietà è il primo ingrediente adoperato da tutti i partecipanti, accanto ad una buona dose di realismo ambientalista e a una spruzzata di elitarismo.
1) L’ambasciata delle città affondate
È stato proclamato vincitore un progetto intitolato “l’ambasciata delle città affondate” . Un vero e proprio rifugio post-apocalittico nel quale dare ospitalità alle persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa dell’innalzamento del livello del mare. Ma anche una piattaforma costruita secondo un meccanismo a incastro che le consente di rimanere ancorata al porto e staccarsi all’occasione.
2) BOA
BOA, che sta per Boston Arcology, propone invece una soluzione puramente residenziale costituita da una struttura a blocco unico alta e massiccia capace di ospitare fino 15.000 persone.
3) Green Float
“Green Float” è invece un progetto che ha visto coinvolti scienziati e ingegneri giapponesi impegnati a ideare una soluzione che accanto alla necessità contingente propone un’idea di impatto negativo attraverso la costruzione di grandi fattorie verticali in opposizione a strutture abitative poste a livello dell’acqua.
4) Lylipad
“Lylipad” assomiglia a una sorta di arca di Noé. La parte inferiore è immersa nell’acqua, quella superiore è interamente ricoperta da pannelli solari. (per maggiori info clicca qui)
5) Città del Raccolto per Haiti
La “città del raccolto per Haiti” è invece un progetto che si rifà direttamente alla più recente cronaca. Immagina di poter costruire isole artificiali ospitanti fino a 30.000 persone autonome da un punto di vista agricolo, industriale ed energetico.
6) Città Eco-tecno
La “città eco-tecno” proposta da un giovane team russo si basa su un sistema di isole ancorate ad una centrale dove si staglia alta una enorme torre alta poco meno di 500 metri dove sono allestiti giardini verticali insieme con pannelli solari e bcini per la raccolta dell’acqua piovana.
7) Water Scraper City
Infine avveniristica eppure potenziale è la green technology applicata nella progettazione di “Water Scraper”, un progetto che, come anticipato dal titolo, ribalta il grattacielo facendolo scendere negli abissi. Un complesso sistema di integrazione tra varie soluzioni energetiche consente di sfruttare il potere delle onde del mare, del vento e del sole.Accanto a tutto questo anche fattorie verticali e quartieri residenziali.
Di fronte a questi progetti, gli occhi si spalancano e la mente corre al momento in cui chissà i nostri figli vivranno davvero sull’acqua. Poi uno strano sentore attraversa l’animo e ci chiediamo se quello che vogliamo è davvero abitare su piattaforme galleggianti isolate da metri di superficie liquida.
L’unica vera risposta che ci possiamo fornire è che possiamo ancora intervenire su questo pianeta e sperare che un cambio di atteggiamento da parte dell’uomo rallenti l’inevitabile procedere della natura.