Le scuole italiane sono sicure? Non proprio. La media nazionale degli edifici scolastici costruiti secondo criteri antisismici è inferiore al 13%. Quindi, quasi il 90% delle scuole è a rischio
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Le scuole italiane sono sicure? Non proprio. La media nazionale degli edifici scolastici costruiti secondo criteri antisismici è inferiore al 13%. Quindi, quasi il 90% delle scuole è a rischio. Legambiente presenta il rapporto , l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado realizzata su un campione di quasi 6mila scuole dei capoluoghi di provincia.
E il quadro che emerge non è tra i più rosei: se, infatti, da una parte sono stati stanziati 7,4 miliardi e gli interventi avviati sono più di 27mila, le riqualificazioni procedono troppo a rilento (in molti comuni i bandi rimangono inaccessibili), soprattutto quelle relative all’adeguamento sismico (ricordatevi che il 65,1% degli edifici dei comuni capoluoghi è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974) e all’efficientamento energetico (il 90,4% è stato costruito prima della legge in materia di efficienza energetica del 1991).
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Presentata a Roma nell’ambito del primo Forum dell’edilizia scolastica organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club – durante il quale è stato presentato anche il manuale “La scuola che fa scuola” a cura di Legambiente e Lignius – la nuova edizione di Ecosisistema scuola quest’anno affianca all’analisi tradizionale del patrimonio edilizio nelle città capoluogo, una valutazione del quadro degli interventi e dei finanziamenti, per valutare l’efficacia degli strumenti di programmazione e di quelli finanziari messi in atto per dare una risposta all’emergenza strutturale delle nostre scuole.
Le scuole italiane
Dall’analisi emerge che il 40% delle scuole si trova in aree a rischio sismico e il 3% in aree a rischio idrogeologico. Anche sul fronte della sicurezza antisismica, le percentuali sono ancora basse: gli edifici che hanno effettuato verifiche di vulnerabilità sismica sono passa dal il 25% dello scorso anno al 31%, mentre rimane troppo bassa la media nazionale di quelli costruiti secondo criteri antisismici, meno del 13%.
Differenze tra Nord e Sud? Ci sono: i capoluoghi di provincia del sud dichiarano di avere 3 scuole su 4 in aree a rischio sismico e una necessità di interventi di manutenzioni urgenti che è del 58,4%, quasi venti punti percentuali in più della media nazionale. Il nord, invece, mantiene una discreta capacità di investimenti, ad esempio nella manutenzione straordinaria.
Tra i nuovi indicatori inseriti quest’anno, si segnalano i dati sulle indagini diagnostiche, gli interventi ai solai delle scuole, la classe energetica degli edifici scolastici e la presenza di reti cablate. Su 5.861 edifici, il 39,4% necessita di interventi di manutenzione urgenti. Solo il 15,3% delle scuole ha effettuato indagini diagnostiche dei solai mentre il 5,3% ha effettuato interventi di messa in sicurezza. Il 39,6% dispone di reti wi-fi, mentre solo l’8,6% di rete completamente cablata – dato nuovo dell’indagine. I certificati di collaudo statico e di idoneità statica, sono posseduti solo da 1 scuola su 2. Mentre certificazioni fondamentali come quello di agibilità, mancano al 40% delle scuole (nelle Isole all’80%) e di prevenzione incendi a circa il 58% (nelle isole al 73%).
Le pratiche sostenibili nelle scuole
Le scuole costruite secondo i criteri della bioedilizia non arrivano all’1% rispetto al campione d’indagine, mentre gli edifici che si avvalgono di fonti di energia rinnovabile sono il 16,6% con il sud che, questa volta, presenta risultati migliori rispetto al Nord e di quasi cinque punti percentuali superiori rispetto alla media nazionale. La Puglia è la regione che utilizza più rinnovabili nelle scuole (66,7%), ci sono poi il Veneto (34,2%), l’Abruzzo (31,4%), il Trentino (30,4%) e l’Emilia Romagna (30%). Maglia nera per il Molise e la Val d’Aosta: in nessuna scuola di Aosta e Campobasso si utilizzano le fonti rinnovabili. Quanto alla raccolta differenziata, nelle scuole si differenziano soprattutto carta (82,8%), plastica (78,5%), vetro (70,5%) e alluminio (60,6%). In aumento anche la raccolta delle pile che passa dal 55% del 2014 al 58,3% del 2015 e del toner che tocca il 62,5%.
Graduatoria finale
Quest’anno al primo posto svetta la città di Piacenza, seguita da Parma e Trento. Piacenza vanta tra l’altro 15 linee di pedibus che coinvolgono 7 scuole cittadine, aree di sosta di fronte alle scuole e attraversamenti pedonali. L’87% delle mense scolastiche offrono pasti bio e prodotti di origine controllata come IGP e DOP, la metà degli edifici utilizza energie alternative e il comune di Piacenza vanta una scuola in classe A.
Rispetto alle grandi città è sempre il nord a confermarsi in testa alla graduatoria di Ecosistema Scuola con Torino (16º), Firenze (19º) e Milano (32º), mentre quelle del Sud si intravedono a partire dalla 39º posizione con Napoli, Venezia (52º) e Bari (60º) posizionate oltre la linea di mezzo. Stabili rispetto allo scorso anno, nella parte bassa della classifica, Genova (71º), Palermo (78º), Reggio Calabria (84º), chiude la graduatoria Messina (86º).
Germana Carillo