Delancey Underground: uno spazio verde sotterraneo nel cuore di New York

E allora perché non utilizzare tutto questo spazio e iniziarlo a nuova vita? Devono aver pensato a questo le menti che hanno elaborato il progetto Delancey Underground, ribattezzato ‘The Low line’, che si propone di trasformare la vecchia e fatiscente stazione ferroviaria sotterranea, proprio sotto Delancey Street, in un “eco-rifugio” underground, un vero e proprio parco verde a misura di cittadino che rispecchi i più profondi principi di ecosostenibilità. Un’isola felice, benché sotterranea, dove trascorrere piacevoli momenti di relax immersi nel verde.

Dici New York e pensi subito alla Statua della Libertà, a Times Square, all’Empire State Building o al World Trade Center. Ma c’è un posto di questa città di cui non si parla mai. Un luogo nascosto che si trova proprio sotto i piedi dei cittadini della Grande Mela. Una New York “rovesciata” fatta di fognature, tubi per il riscaldamento, cavi elettrici, linee telefoniche e gallerie per le metropolitane. Ma anche di depositi, magazzini, cunicoli e gallerie dimenticati. O vecchie rimesse per treni abbandonate a sé stesse, come quella nel quartiere del Lower East Side, nella circoscrizione di Manatthan.

E allora perché non utilizzare tutto questo spazio e iniziarlo a nuova vita? Devono aver pensato a questo le menti che hanno elaborato il progetto Delancey Underground, ribattezzato ‘The Low line‘, che si propone di trasformare la vecchia e fatiscente stazione ferroviaria sotterranea, proprio sotto Delancey Street, in un “eco-rifugio” underground, un vero e proprio parco verde a misura di cittadino che rispecchi i più profondi principi di ecosostenibilità. Un’isola felice, benché sotterranea, dove trascorrere piacevoli momenti di relax immersi nel verde.

Si tratta di una sfida molto ambiziosa, ma l’architetto James Ramsey, del RAAD Studio, Dan Barasch della PopTech e il money manager R. Boykin Curry IV pensano di riuscirci. L’ostacolo principale è rappresentato dalla necessità di rendere possibile la fotosintesi delle piante anche in un ambiente sotterraneo. Ma la battaglia contro il buio, per dar vita ad uno spazio luminoso, piacevole, verde ed arieggiato, potrà avvalersi delle più avanzate tecnologie: un sistema di pannelli solari, fibre ottiche e specchi sarà in grado di riprodurre la luce naturale del giorno, permettendo così anche la vita di fiori e piante. “La tecnologia ci consente di creare un gradevole spazio verde” spiega Ramsey, “stiamo incanalando la luce del sole come hanno fatto nelle antiche tombe egizie, ma in modo supermoderno”.

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Ecco qual è il futuro della Grande Mela: uno sviluppo non tanto verso l’alto, ma soprattutto verso il basso. E basta dare un’occhiata alle foto del progetto per rendersi conto di quanto idee di questo tipo possano essere davvero stupefacenti.

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Pensare che c’è stato un tempo in cui l’Italia sembrava destinata ad essere all’avanguardia nel recupero degli spazi sotterranei delle città. Anche sotto le strade dei colorati e caratteristici vicoli di Napoli, come in tante città del Bel Paese, si cela un mondo sotterraneo segreto, una fitta rete di cunicoli, grotte e cisterne che attraversa tutta la città partenopea, risalenti a oltre 5 mila anni fa. Per recuperare questo pezzo di storia, diventato un luogo per discariche abusive dopo la breve parentesi di “nuova vita” durante le guerre, quando cioè le grotte si usavano come rifugi contro i bombardamenti, nell’88 fu indetto un concorso mondiale per il quale bisognava avere e mettere in pratica un’idea utile per la fruizione di questo luogo affascinante. Tra i tanti progetti, spicca quello che proponeva di trasformare la Napoli Sotterranea in una serra, usando come acqua l’umidità molto elevata del luogo e come fonte luminosa lampade a luce fredda.

Purtroppo, però, tanto per cambiare, mancavano i fondi e il progetto è naufragato. Eppure queste idee, che non hanno nulla a che fare con catastrofi apocalittiche che costringeranno l’umanità ad abitare nel sottosuolo, ci mostrano che valorizzare, far conoscere e rendere fruibile il patrimonio ipogeo delle nostre città è possibile.

Roberta Ragni

 

 

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